quo lati ducunt aditus centum, ostia centum,
unde ruunt totidem voces, responsa Sibyllae.
Ventum erat ad limen, cum virgo: poscere fata
tempus, ait; deus ecce deus! Cui talia fanti
ante fores subito non vultus, non color unus,
non comptae mansere comae; sed pectus anhelum,
et rabie fera corda tument, maiorque videri
nec mortale sonans, adflata est numine quando
jam propiore dei: cessas in vota precesque,
Tros, ait, Aenea? cessas? neque enim ante dehiscent
attonitae magna ora domus. Et talia fata
conticuit.
Aeneis, VI, 42-54
Nel grande fianco della rupe euboica è incavato un antro ai cui lati conducono cento vie, cento porte e da cui escono altrettante voci, i responsi della Sibilla. Era giunto sulla soglia, con la vergine - è il momento di consultare la sorte, disse. - Il dio, ecco il dio! Dicendo così davanti all'apertura dell'antro, all'improvviso non ebbe più lo stesso volto, non più lo stesso colore, non più i capelli composti; ma ansimava nel petto e nel cuore palpitava di furore e sembrava enorme e dalla voce non umana, perché il soffio del dio già insinuato in lei l'aveva ormai pervasa. - E non pronunci altri voti e preghiere, Enea? - disse - Ti trattieni? Se non lo fai, infatti, le grandi porte della dimora, che ti rendono stupefatto, non si apriranno. E così detto, tacque.
Mi pare di avere usato il termine antro sempre e solo per la Sibilla. L'uso esclusivo le spetta di diritto.
English version, traduzione di Alfieri, una foto (avvertenza: non aggiunge niente alla poesia, semmai toglie)
El cant de la Sibilla (nessuna controindicazione di rilievo)
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