venerdì 20 gennaio 2012

Si fa presto a dire eroe

De Falco ha una simpatica faccia anonima
una bella pelata virile
ha il tono dell'imperium
ma nessuno lo ha mai visto in pericolo
nessuno lo ha visto all'opera
su una nave che affonda.
Nessuno sa come si sarebbe comportato
se fosse stato al posto di Schettino.
E però è stato nominato eroe
da un paese stremato
che come i naufraghi della Concordia
si sente annegare in una tinozza
naufragare in una secca, in un tratto di mare chiuso
che non ha niente dell'oceano che travolse il Titanic
ma somiglia invece al povero mare di Verga
a quel tratto da Aci Trezza a Capo Mulini
che è poco meno di Civitavecchia-Savona
uno sputo
roba da barca a remi e non da avventura
mare calmo e senza vento
che fa da sfondo a una tragedia della mediocrità
della povertà umana dei comandanti italiani
metafora della leadership in Italia.
È uno strano paese, il nostro
che non si accontenta di consegnare il mostro Schettino
alla pietà della storia e alla severità della giustizia
ma ha bisogno di sfogarsi di inveire di maltrattarlo
forse per scacciare il demone Schettino
che sta dentro ogni italiano
per marcare con l'invettiva una distanza tra noi e Schettino
per negare con l'insulto che forse Schettino ci somiglia
Schettino come carattere italiano - è stato detto
gradasso e pavido
spavaldo, arrogante e vanitoso
quando è al sicuro
e invece annichilito, imbambolato
intontito dal pericolo e dalla propria inadeguatezza
dinanzi all'emergenza.
E va bene che abbiamo bisogno estremo
di trovare l'antidoto al veleno
di contrapporre l'italiano nobile all'italiano ignobile
ma De Falco ha tuonato, ha gridato, ha imprecato.
Nella famosa telefonata che stava registrando
ha esibito indignazione ed energia muscolare
"Torni a bordo, cazzo
parli più forte
vuole tornare a casa?"
De Falco ha fatto il suo lavoro, lo so
il comando, la regola, il dovere, tutte cose giuste
ma non vorrei che passasse l'idea
che il comando sia gridare
e che ci sia davvero una nobiltà nel dire
cazzo!
Anche questa è un'idea molto italiana
che la mala parola sia una risorsa virile
sono cose che il nostro paese ha conosciuto
purtroppo bene e che non ha superato.
Un comandante che deve recuperarne un altro
forse dovrebbe provarci anche con qualche argomento
"Non ti ricordi che cosa ci hanno insegnato i nostri maestri?
Se torni a bordo e ne salvi uno solo
basterebbe questo alla tua coscienza.
Ricordati della divisa che porti addosso".
E invece De Falco ha dato ordini
che come ha poi detto sono il suo lavoro, certo
"Adesso comando io, torna a bordo, cazzo".
L'Italia è stata l'Italia dei gerarchi
ed è ancora piena di comandanti, capi e capetti
che si dissipano in un gorgoglio di comando, un flottare di ordini.
Il capetto italiano è ancora il fascista
che ordina, riordina e preordina e postordina
e sputacchia disordinatamente ordini di servizio e servizi d'ordine
ma poi scappa ad ogni 8 settembre.
Non c'è mai nessuno che governa in Italia
uno che guida, che dirige
nessuno che convince
perché in Italia abbiamo capi e padroni
abbiamo gli autoritari ma non gli autorevoli
abbiamo i bulli e abbiamo avuto il dux, il duce
ma non abbiamo leader
non abbiamo mai avuto un nocchiero in gran tempesta
ma sempre e solo Schettino
nostro simile, nostro fratello.
De Falco ha raccontato di avere pianto
e anche questo nel paese del batticuore e del turbamento
ha fatto effetto
ma un comandante che piange non parla del suo pianto.
Ecco, io non credo affatto che al posto di Schettino
De Falco si sarebbe comportato come Schettino
ma penso che al posto di De Falco
Schettino si sarebbe comportato come De Falco.

Francesco Merlo, giornalista
Estratto a sua insaputa da La Repubblica del 18 gennaio 2012
chiedendomi come mai non sia ancora uscito un pezzo della Spinelli con una citazione di Tifone di Conrad, ma non disperando che possa avvenire a breve.

Sento una grande mancanza di poesia civile del tempo presente. Asciutta ed onesta, che sgorghi dal cuore e dalle trippe. Non ne trovo. Cerco di immaginare dove si stia nascondendo. Mi rammarico del silenzio di chi sarebbe in grado di scriverla e si dedica ad altro. Potenzialmente, il periodo sarebbe favorevole, come è quello che vive qualsiasi paese stremato (ce n'è moltissimi, tutti disposti ad aggrapparsi ad una sola frase come se fosse un salvagente, per restare in ambito marinaro). Invece i poeti civili si nascondono. Statisticamente parlando, si stanno nascondendo dietro un account, che non usano mai per commentare, ma solo per leggere, e si vergognano, quando rileggono qualche abbozzo di verso annotato su un tovagliolo di carta o, più probabilmente, stanno cercando un lavoro purchessia. Uno, proprio in questo momento, sta attraversando il Mediterraneo o, fra sette ore, quando sarà passata mezzanotte pure lì, la barriera tra Messico e Texas. Spero arrivino a destinazione, intanto.

2 commenti:

  1. L'avevo notato anche io questo, un pezzo molto bello e fuori dalle solite corde di Merlo mi sembra.

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    1. Sembra anche a me. Cercherò di stargli un po' dietro: mi pare in stato di grazia, a differenza di molte penne esangui.

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