sabato 28 gennaio 2012

Il verso dell'ananas


Le poesie o i pezzi di Kafka o qualche sprazzo di un po' di tutte 'e cose muffe possono stancare, così come ci si può stancare a cercare le sfumature di significato tra "l'immigrazione scelta" del Presidente francese uscente e "l'immigrazione intelligente" del Candidato favorito o, più in generale, della campagna elettorale in corso ancora prima che entri nel vivo, posto che mai lo faccia. Oggi, quindi, si cambia: un accenno di poesia finlandese e Kafka. 

Kaurismäki, nonostante tutti i segnali ostili dell'Europa presente, non si stanca, se non di sperare, almeno di provare a dare un possibile volto alla speranza. Nel suo Le Havre, due amiche in visita da Arletty, gravemente ammalata in un letto d'ospedale, le leggono i racconti di Kafka. Nel film, vengono seguite in particolare nel momento in cui la lettura arriva alla fine di Kinder auf der Landstraße, purtroppo - lo dico a margine - sacrificando l'effetto bonus che avrebbe suscitato una storia di bambini ipercinetici di fronte all'immobilità forzata di Arletty. La precisione con cui il racconto cinematografico è reso in alcuni suoi dettagli è però rivelatrice della dimensione del sogno, proprio come in Kafka. La realtà non è mai precisa e netta, come insegnano le sfumature delle politiche dell'immigrazione e molte altre sfocature.


»Dort sind Leute! Denkt euch, die schlafen nicht!«
»Und warum denn nicht?«
»Weil sie nicht müde werden.«
»Und warum denn nicht?«
»Weil sie Narren sind.«
»Werden denn Narren nicht müde?«
»Wie könnten Narren müde werden!«

»C'è della gente laggiù, pensate, che non dorme!«
»E perché mai?«
»Perché non si stanca.«
»E perché mai?«
»Perché è pazza.«
»E i pazzi non si stancano?«
»Come potrebbero mai stancarsi?«

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