sabato 9 luglio 2011

I fallimenti non finiscono mai

Forze italiane di invasione della Cina, 1900

Non paga degli scarsi risultati raggiunti nei miei tentativi di imparare un po' di ungherese e, prima di questo, il russo, il finlandese e il ceco, il proseguimento del cui apprendimento continuo a rimandare sine die esattamente come faccio con il completamento della lettura di Der Mann ohne Eigenschaften, mi sono iscritta ad un corso di cinese. Pur sembrandomi già una specie di meraviglia il fatto che il mio francese venga compreso perfettamente dall'insegnante cinese e viceversa, credo che i progressi saranno tanto lenti quanto numerose le digressioni: nel corso delle prime ore di lezione ci siamo già perse in Mongolia, tra le calli di Venezia, nella Cina di Marco Polo e sui balconi dell'amore (o della bellezza) della Venezia cinese (Sūzhōu) per finire nell'estate del 1900, realizzando che quella che per lei è la guerra delle 8 nazioni per me è (ma ora direi: era solamente) la rivolta dei boxer, il che illumina meglio di mille esempi il modo in cui viene insegnata e trasmessa la storia ovunque, ognuno considerandosi, di volta in volta, al centro del mondo (che, parlando di Cina - paese di mezzo -, casca pure a fagiolo).


Troops of the Eight nations alliance of 1900. Left to right: Britain, United States, Russia, British India, Germany, France, Austria-Hungary, Italy, Japan.

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