È un peccato, trovo, che G. si limiti a scrivere delle email. Se solo si dedicasse un po' alla scrittura con la stessa attenzione e costanza che riserva ai pomodori, alle patate, alle lingue, alla storia e alla fisica quantistica, potrebbe scrivere un testo, anche breve, di un centinaio di pagine. Un centinaio di pagine basterebbero per raccontare una storia. La sua, conoscendolo, sarebbe una storia semplice e cristallina, con presente e passato (e tracce di futuro) in reciproco, armonico dialogo.
Ho preso un libro, "La lunga notte dei Mille", Paolo Brogi, Aliberti editore. Racconta come è andata a finire con i Mille dal punto di vista delle loro storie personali: in molti casi male, furono tutti maltrattati e malvisti.
Forse ti ricordi di X, che da noi aveva funzioni di portiere, messo, ecc.: si è laureato e si occupa di cose storiche. Scrive che nel 1867 Garibaldi andò a Vicenza (e a Lonigo e a Chioggia e in altre parti del Veneto) per sostenere alle elezioni il candidato della sinistra, in opposizione al conte Fedele Lampertico. L'accoglienza a Garibaldi fu trionfale, parlò dalla Basilica ad una folla che riempiva tutta la Piazza dei Signori. Lampertico divenne senatore del regno. Solo X conosce il nome dell'altro candidato.
Il prof. Isnenghi, intervistato alla radio qualche giorno fa, raccontava, per la medesima tornata di elezioni, che a Chioggia l'entusiasmo per Garibaldi fu tale che la folla staccò il cavallo e portò direttamente a spalle il calesse con dentro Garibaldi, in centro città. Ma i voti a Chioggia li prese quell'altro.
Da un'email di G., 26 luglio 2011
Il nome dell'altro candidato - scopro ora, grazie a Google Books e a Silvio Lanaro - era Angelo Piloto. Tanto per non lasciare da solo X con il fardello di un mezzo-segreto proprio ora che si è riuscito a liberare da chi, come ogni sostenitore dei Lampertico dei giorni nostri che si rispetti, gli prospettava di fare il portiere, il messo, ecc. per tutta la vita.
È anche per attrazione verso sentieri segnati da tracce così che una delle fonti delle mie distrazioni è la storia e - ahimè - la storia italiana.
È anche per attrazione verso sentieri segnati da tracce così che una delle fonti delle mie distrazioni è la storia e - ahimè - la storia italiana.
Aggiornamento del 29 luglio 2011, ovvero se Maometto non va alla montagna...
G. ha aggiunto qualche altro particolare, dopo aver precisato, travisando intenzionalmente il senso delle mie parole, ma gratificandomi al contempo con il dono di qualche parola in una bellissima lingua, che la sua vita non è così importante da poter scrivere un libretto con la sua storia (mejin leven, denk ik, is niet zoveel gewichtig dat ik en boekje met meijn geschiedenis schrijven kan).
Ci sono in effetti due novità, come spesso capita una buona e una cattiva, e delle altre strade che si diramano a partire dalle elezioni politiche del 1867. La notizia positiva è che i suoi pomodori sono grandi, rotondi e rossi (Meijn tomaten zijn groot, rond en rood). Non hanno invece avuto la stessa buona sorte le patate, quest'anno, forse per la troppa pioggia (Maar de aardappelen deze jaar gaan helemaal niet... Te veel regen, misschien).
Quanto alle altre strade, ora a G. e a me resta una curiosità, che sarà probabilmente difficile riuscire a soddisfare appieno, quella di sapere che fine fece Piloto, che X ha confermato essere proprio il candidato che, come da copione, perse le elezioni a Vicenza contro il conte Lampertico, il famoso industriale delle filande. Per il momento, siamo solo riusciti a trovare che nel suo testamento Piloto diede indicazione di dare vita ad una fondazione, che prese il suo nome, "per la parte più bisognosa e sofferente della classe operaia di Vicenza, preferendo sempre quelli che, in onta al continuo lavoro ed al risparmio, non guadagnino tanto quanto basti loro per vivere".
Abbiamo poi entrambi notato, grazie al summenzionato Lanaro, che un secondo eletto si chiamava Fogazzaro: purtroppo ignoriamo - altra curiosità da soddisfare, seppure solo in seconda battuta - se questi fosse parente di quell'Antonio che a Velo d'Astico nel 1907 si fece costruire, mobilitando non meno di 200 operai, una villa (menzionata nel suo Leila). La villa fu distrutta nel '16 dal fuoco amico inteso a fermare la ben nota Strafexpedition degli imperialregi. Fogazzaro/Valmarana possedeva altresì un castello e vaste proprietà a Montegalda, nonché una grande villa sul lago d'Orta (personalmente indissociabilmente legato al poeta Ragazzoni, come sanno i lettori che passano di qui). Antonio, come noto, fu il modernista che, grazie alle sue ricchezze e ai suoi possedimenti, si potè permettere di litigare un po' con madre chiesa, la quale, per punirlo, non esitò a trafficare con gli svedesi per evitare che gli concedessero il premio Nobel. Fu così che nel 1906 lo vinse il senza dio Carducci dell'inno a Satana (A te, de l'essere/Principio immenso,/Materia e spirito,/Ragione e senso).
Abbiamo poi entrambi notato, grazie al summenzionato Lanaro, che un secondo eletto si chiamava Fogazzaro: purtroppo ignoriamo - altra curiosità da soddisfare, seppure solo in seconda battuta - se questi fosse parente di quell'Antonio che a Velo d'Astico nel 1907 si fece costruire, mobilitando non meno di 200 operai, una villa (menzionata nel suo Leila). La villa fu distrutta nel '16 dal fuoco amico inteso a fermare la ben nota Strafexpedition degli imperialregi. Fogazzaro/Valmarana possedeva altresì un castello e vaste proprietà a Montegalda, nonché una grande villa sul lago d'Orta (personalmente indissociabilmente legato al poeta Ragazzoni, come sanno i lettori che passano di qui). Antonio, come noto, fu il modernista che, grazie alle sue ricchezze e ai suoi possedimenti, si potè permettere di litigare un po' con madre chiesa, la quale, per punirlo, non esitò a trafficare con gli svedesi per evitare che gli concedessero il premio Nobel. Fu così che nel 1906 lo vinse il senza dio Carducci dell'inno a Satana (A te, de l'essere/Principio immenso,/Materia e spirito,/Ragione e senso).
Per quanto riguarda infine il terzo eletto di Vicenza, il Rossi dei lanifici di Schio, ci piace ricordare che fu quello che nel '98, l'anno di Bava Beccaris, lasciò senza lavoro 300 operai rei di avere scioperato a causa delle condizioni di lavoro inumane cui erano sottoposti nei suoi stabilimenti: quasi tutti lasciarono l'Italia per il Brasile.
Ricostruita negli anni '20 e poi divenuta proprietà dell'ordine religioso delle Passioniste di San Paolo della Croce, non va confusa con la Villa Valmarana, a Seghe di Velo, della suocera di Antonio, nonché sorella del senatore Fedele Lampertico, Giuseppina Lampertico-Valmarana: tout se tient.
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