Heiner Müller ha lasciato, per la sua morte, una poesia: La morte di Seneca
Seneca, istitutore e ministro dell'imperatore Nerone, ha posto egli stesso fine alla propria vita
Ha dimostrato l'atarassia = "Imperturbabile calma dell'anima"
Müller
C'è una lettera di Nietzsche, credo a Peter Gast. Ha letto la notizia dell'incendio nella casa di Mommsen. E dice molto chiaramente che in realtà non può sopportare Mommsen, non gli piace il modo in cui scrive e quello che scrive. E ora descrive come Mommsen corra nella sua casa in fiamme e ne esca, con i capelli bruciati e ferite dappertutto, per salvare manoscritti e salvare libri. E poi dice che gli viene quasi da piangere se si immagina la scena. E poi arriva la bellissima domanda, un punto interrogativo: È questa compassione? Questa paura della compassione. È fantastico.
Kluge
Non è compassione, bensì avidità, avrebbe voluto il quarto volume, in quanto filologo.
Müller
Chiaro, chiaro, ovvio. Esatto. Ma questa questione della paura È compassione?: "Non posso permettermela. Non mi è consentito avere compassione".
Kluge
Nietzsche si ritiene filologo. Come interpreteresti una frase così nel 1992-93? Che cos'è un filologo? Tu lo saresti, vero?
Müller
Sì, penso che l'impulso alla filologia sia in realtà avidità (Gier, in tedesco, ndf). Sicuramente non c'è solo curiosità (Neugier, letteralmente avidità, brama di nuovo, ndf), c'è anche avidità di antico (Altgier, ndf). È quasi lo stesso.
Kluge
Cacciatore di tesori.
Müller
Semplicemente volere tutto, afferrare tutto, voler sapere tutto. E credo che senza questo non si possa andare avanti.
Kluge
André Gide scrive che Montaigne era così goloso, un po' come Enrico IV, che si morsicava continuamente le dita - allora non mangiavano con coltello e forchetta - o si mordeva la lingua per il forte appetito.
Müller
Non appetito, è diverso, credo. Sono stato ora a Parigi, per - non so - l'ennesima volta perché volevo mostrare a Brigitte l'arte moderna in questa mostra permanente al Pompidou. È stato così terribile per me, vederla per la terza volta. È così noioso, così morto, tutto questo moderno. Matisse ... Disegni di tappeti, e comunque del tutto noioso. Poi arrivi all'improvviso in una sala. È la sala di Giacometti. E all'improvviso sei in un tempio. Voglio dire per niente "santo", ma quella è improvvisamente arte. Puoi buttare via tutto il resto. Là si avverte così chiaramente il taglio netto. Picasso è stato l'ultimo artista universale o l'ultimo artista del Rinascimento, se vuoi. E lui aveva ancora fame. In seguito tutti hanno avuto solo uno speciale appetito. La differenza tra fame e appetito è molto importante. E quanto più difficile diventa nutrire la popolazione mondiale, tanto più diminuisce la fame nell'arte. Non c'è arte senza fame. È arte senza pretese, divorare tutto e volere avere tutto, così non va affatto.
Kluge
E come formuleresti l'avidità? Che cos'è l'avidità?
Müller
L'avidità è qualcosa di molto positivo nell'arte e un presupposto dell'arte.
Kluge
Torniamo un attimo a Seneca: Seneca è dunque un nobile romano di alto lignaggio con un certo patrimonio, sufficientemente educato da venire nominato istitutore del pricipe Nerone. E ora insegna ad un giovane dittatore, un giovane imperatore.
Müller
Credo fosse già un potere mediato, non diretto.
Kluge
Cioè ricrea l'apparenza del potere? E così crea una clientela.
Müller
Forse ha anche l'illusione di detenere il potere.
Kluge
La gente gli paga qualcosa in cambio.
Müller
Sì, certo. Si è anche arricchito. Credo ci fosse anche un rapporto cinico, da parte di Seneca. C'è un busto di Seneca, è interessante, oggi volevo portarlo, ma sta non so dove.
Kluge
Che aspetto ha? Una testa calva?
Müller
Qualcosa del genere (imita un volto tirato, ndf).
Kluge
Magro?
Müller
No, non magro, ma...
Kluge
Per il carattere, tagliato con l'accetta?
Müller
No, per niente. Quello che si definirebbe invece decadente e morbido, amante del piacere e così. Credo che gli si attagli.
Kluge
Davvero? Un uomo decadente che col teatro, per così dire, ha un rapporto speciale, una personalità divisa. Da un lato moltissima apparenza e relativamente poca sostanza?
Müller
In ogni caso amante del piacere. Si vede chiaramente in questo busto.
Kluge
Ma un piacere di somma avidità. Preferisco morire piuttosto che rinunciare al piacere?
Müller
Cerca ancora di trarre piacere dal proprio suicidio e di trarne uno spettacolo.
Kluge
Gli è riuscito per millenni.
Müller
Sì, certamente. E l'altro punto che mi interessa era la disponibilità della propria vita, cosa che per i romani era in realtà piuttosto chiara, insomma si ha a disposizione la propria vita. Ci sono stati innumerevoli suicidi di questo tipo, sicuramente non così teatrali come quello di Seneca, non messi in scena così bene, tuttavia...
Kluge
Come i giapponesi, i samurai, commettono il seppuku: "Non mi sottometto all'imperatore finché sono il padrone della mia vita e della mia morte".
Müller
Sì, era evidente, per niente associato a qualche scrupolo, nemmeno a così tanta paura.
Kluge
Sono armato della consapevolezza che se mi uccido mantengo i miei averi, mentre, se vengo ucciso dall'imperatore o dai suoi scagnozzi, perdo i miei averi e li perderanno anche i miei discendenti.
Müller
Sì, ha a che vedere anche col fatto che allora non ci fosse fede nell'aldilà. Si sapeva che la vita finisce con la morte, niente altro.
Kluge
Ma ottengo la vita eterna come voce, nella fattispecie la "Morte di Seneca".
Müller
Sì, okay. Ma non l'idea o l'illusione che ci sia qualche posto in cui si possa continuare a vivere.
Kluge
No, no, ma Heiner Müller scriverà poi una poesia su di me, voglio dire, in senso lato. Credi veramente che Nerone fosse un malvagio? Lo hanno sostenuto solo successori, solo usurpatori.
Müller
A proposito, l'avevo dimenticato: di Mommsen c'è una dichiarazione curiosa sul fatto che, tra l'altro, non avesse scritto il quarto volume. Dice: "Come si può far comprendere agli studenti che l'epoca del governo di Nerone sia stata probabilmente la più felice che la popolazione romana abbia mai vissuto?"
Kluge
Perché l'usurpazione dell'impero attraverso un artista sarebbe qualcosa di completamente nuovo. Vale a dire che lo Stato romano, i Rostra, come uno spettacolo, sono inconcepibili per legionari e militaristi. E al contempo una grandissima forma di lusso, per dirla tra noi.
Müller
Sì, anche perché Nerone non aveva alcun interesse per le azioni militari, era troppo vile.
Kluge
Ma una costruzione nuova... Mi puoi raccontare la morte di Seneca dal punto di vista storico, come andò?
Müller
Le informazioni in proposito vengono da Tacito. Ho letto Tacito molto presto, per me è ancora una lettura costante, in realtà continuo a leggere Tacito.
Kluge
Una struttura di racconto cristallina.
Müller
Esatto. E anche la laconicità e addirittura il manierismo di Tacito. C'è questa curiosa introduzione alla latinità d'oro e a quella d'argento. E Tacito apparteneva a quella d'argento, quindi in realtà dal punto di vista del filologo antico un genere basso.
Kluge
Mentre le chiacchiere di Cicerone, queste sono d'oro, allora si prestava ancora attenzione alla grammatica, in Tacito non accade. La sostanza scalza la grammatica.
Müller
E proprio questa è la cosa interessante naturalmente in Tacito. Vi si trova una descrizione molto precisa del suicidio di Seneca. Era l'insegnante di Nerone, era l'autore di opere teatrali, è lo stesso. C'era un Seneca il vecchio o un Seneca il giovane, credo, ma in ogni caso, questo insegnante di Nerone era l'autore delle opere. Le ho conosciute solo molto tardi, credo.
Kluge
Sono opere drammatiche, opere patetiche.
Müller
Sì, patetiche, drammatiche. C'era del nuovo, per questo Seneca era l'autore degli elisabettiani, insomma di Shakespeare e dei suoi contemporanei. Loro non conoscevano le opere greche. È stato importante, credo per la nascita di questo tipo di dramma.
Kluge
Ah, e l'hanno accolto attraverso il lavoro di Seneca?
Müller
Sì, e in Seneca la differenza rispetto alle opere greche è che l'orrore, l'assassinio, ecc. accadono sulla scena, perché le opere non sono mai state recitate, erano drammi da lettura. Per questo tutte le atrocità e gli omicidi hanno luogo sulla scena, scritte. E questo è stato in realtà l'impulso per tutta la drammaticità elisabettiana. E poi c'è una materia storica, naturalmente, e questo appartiene alla storia tedesca, credo, questo tema del "Suicidio di Seneca". In Lessing ci sono riflessioni in un'opera, c'è un'opera di Ewald von Kleist, "La morte di Seneca". È stato sempre un topos della letteratura tedesca del diciottesimo secolo, nell'epoca in realtà in cui permaneva ancora l'illusione dell'educazione del principe, ma già scalfita: il tentativo degli intellettuali di immischiarsi nella politica e di esercitare un'influenza, e allo stesso tempo la disillusione che fosse possibile. E per questo Seneca è stato il topos e la figura.
Kluge
Quindi uno dei pochi esempi riusciti che un intellettuale potesse stare per decenni con l'imperatore.
Müller
Ma ovviamente allo stesso tempo un esempio mancato.
Kluge
Sì, deve esserne morto. È anche completamente fallito.
Müller
E non ha conseguito nulla. Ma ci ha provato.
Kluge
Heidegger aveva l'idea di poter eventualmente esercitare un ruolo come educatore del principe per Hitler.
Müller
Sì, è, credo, un'illusione molto tedesca. Ed è anche chiaramente una illusione della DDR.
Kluge
Come ha luogo la morte? Si sa che alla corte di Nerone si sta preparando una proscrizione.
Müller
C'erano sospetti di cospirazione, era la cospirazione di Pisone, e Seneca - è il caso del giovane, se vuoi - era sospettato di aver preso parte a questa cospirazione.
Kluge
Anche senza sospetto era troppo ricco. L'imperatore vuole darci un'occhiata.
Müller
Sì, mentre la moglie di Seneca - questo non c'è scritto - è sopravvissuta. Nerone ne ha avuto cura. C'è stato un ultimo scrupolo nei confronti di Seneca. Nel piano ci sarebbe stato anche lo sterminio di tutta la famiglia.
Kluge
Sterminio o impossessamento?
Müller
No, impossessarsi del patrimonio e annientare le persone per assicurarsene il patrimonio. Ma la moglie fu lasciata in pace.
Kluge
Lui è in pericolo, lo anticipa e si uccide.
Müller
No, non fu un'anticipazione, era molto semplice. Era proprio come ai tempi di Stalin.
Kluge
Riceve la comunicazione.
Müller
Era chiaro, quando arriva il centurione, insomma il capo delle guardie, e porta l'ordine del suicidio, bisogna commetterlo, altrimenti si viene uccisi.
Kluge
Come Rommel: arrivano semplicemente due ufficiali di stato maggiore e gli danno un veleno.
Müller
La sola possibilità di gestire la morte era uccidersi da sé prima che lo facesse qualcun altro.
Kluge
Questo è ciò che resta dello stato di diritto a Roma. E ora è in difficoltà perché è vecchio e avido di piacere e il sangue non scorre più così velocemente. È ben noto. Questo viene descritto da Tacito?
Müller
Sì, con una certa precisione.
Kluge
Con una certa precisione. Deve per così dire riscaldare il proprio sangue per farlo scorrere. Da ultimo in una sauna, ma questo non funziona. Se pensi alla tua morte - moriremo pur tutti - quale morte ti auguri?
Müller
Credo che non corrisponda per niente al mio modo di pensare, formulare un desiderio simile.
Kluge
Dici di non esserne responsabile?
Müller
No, non ne sono responsabile. Accetterei piuttosto che ci sia un'alternativa: o una morte del tutto improvvisa o una molto lenta.
Kluge
Temi quella lenta?
Müller
Non credo.
Senecas Tod
Senecas Tod Was dachte Seneca (und sagte es nicht)
Als der Hauptmann von Neros Leibwache stumm
das Todesurteil aus dem Brustpanzer zog
Gesiegelt von dem Schüler für den Lehrer
(Schreiben und Siegeln hatte er gelernt
und die Verachtung aller Tode statt
des eigenen:
goldene Regeln aller Staatskunst)
Was dachte Seneca (und sagte es nicht)
Als er den Gästen und Sklaven das Weinen verbot
Die seine letzte Mahlzeit mit ihm geteilt hatten
Die Sklaven am Tischende
TRÄNEN SIND UNPHILOSOPHISCH
DAS VERHÄNGTE MUSS ANGENOMMEN WERDEN
UND WAS DIESEN NERO BETRIFFT DER SEINE MUTTER
UND SEINE GESCHWISTER GETÖTET HAT WARUM SOLLTE ER
MIT SEINEM LEHRER EINE AUSNAHME MACHEN WARUM
VERZICHTEN AUF DAS BLUT DES PHILOSOPHEN
DER IHN DAS BLUTVERGIESSEN NICHT GELEHRT HAT
Und als er sich die Adern öffnen ließ
An den Armen zunächst und seiner Frau
Die seinen Tod nicht überleben wollte
Mit einem Schnitt von einem Sklaven wahrscheinlich
Auch das Schwert auf das Brutus sich fallen ließ
Am Ende seiner republikanischen Hoffnung
Mußte von einem Sklaven gehalten werden
Was dachte Seneca (und sagte es nicht)
Während das Blut zu langsam seinen zu alten
Körper verließ und der Sklave gehorsam dem Herrn
Auch noch die Beinadern und Kniekehlen aufschlug
Gewisper mit ausgetrockneten Stimmbändern
MEINE SCHMERZEN SIND MEIN EIGENTUM
DIE FRAU INS NEBENZIMMER SCHREIBER ZU MIR
Die Hand konnte den Schreibgriffel nicht mehr halten
Aber das Gehirn arbeitete noch die Maschine
stellte Wörter und Sätze her notierte die Schmerzen
Was dachte Seneca (und sagte es nicht) zwischen den Buchstaben seinen letzten Diktats
Gelagert auf die Couch des Philosophen
Und als er den Becher leertrank das Gift aus Athen
Weil sein Tod auf sich warten ließ immer noch
Und das Gift das vielen geholfen hatte vor ihm
Konnte nur eine Fußnote schreiben in seinen
schon beinahe blutleeren Leib keinen Klartext
Was dachte Seneca (sprachlos endlich)
Als er dem Tod entgegen ging im Dampfbad
Während die Luft vor seinen Augen tanzte
Die Terrasse verdunkelt von wirrem Flügelschlag
Nicht von Engeln wahrscheinlich auch der Tod ist kein Engel
im Säulengeflimmer beim Wiedersehn
Mit dem ersten Grashalm den er gesehen hatte
Auf einer Wiese bei Cordoba, hoch wie kein Baum
La morte di Seneca
La morte di Seneca Cosa pensò Seneca (e non disse)
Quando il capo della guardia di Nerone senza proferire parola
estrasse la sentenza di morte dalla sua corazza
col sigillo dell'allievo per il maestro
(aveva imparato a scrivere e ad apporre il sigillo
e il disprezzo per tutte le morti a parte
la propria:
regole d'oro di ogni arte dello Stato)
Cosa pensò Seneca (e non disse)
Quando vietò il pianto ad ospiti e schiavi
Che avevano condiviso la sua ultima cena con lui
Gli schiavi al capo del tavolo
LE LACRIME NON SONO FILOSOFICHE
DURA LEX SED LEX
E PER QUEL CHE RIGUARDA QUESTO NERONE CHE HA UCCISO
SUA MADRE E SUO FRATELLO PERCHÉ AVREBBE DOVUTO
FARE UN'ECCEZIONE CON IL SUO MAESTRO PERCHÈ
RINUNCIARE AL SANGUE DEL FILOSOFO
CHE NON GLI HA INSEGNATO A SPARGERE SANGUE
E quando fece aprirsi le vene
Quelle delle braccia dapprima e quelle di sua moglie
Che non voleva sopravvivere alla sua morte
Facendosele tagliare da uno schiavo probabilmente
Anche la spada su cui si lasciò cadere Bruto
Alla fine della sua speranza repubblicana
Dovette essere tenuta da uno schiavo
Cosa pensò Seneca (e non disse)
Mentre il sangue lasciava troppo lentamente
il suo corpo troppo vecchio e lo schiavo ubbidiente al padrone
Aprì le vene delle gambe e delle cavità poplitee
Sussurrando con corde vocali secche
I MIEI DOLORI SONO LA MIA PROPRIETÀ
PORTATE MIA MOGLIE NELLA STANZA ACCANTO E LO SCRIVANO A ME
La mano non poteva più tenere l'impugnatura dello stilo
Ma il cervello lavorava ancora La macchina
fabbricò parole e frasi e annotò i dolori
Cosa pensò Seneca (e non disse) tra le lettere del suo ultimo dettato
Immagazzinato sul divano del filosofo
E quando svuotò la tazza col veleno venuto da Atene
Perché la sua morte si faceva ancora attendere
E il veleno che aveva aiutato molti prima di lui
Riuscì a scrivere solo una nota a piè di pagina nel suo
corpo già quasi svuotato di sangue nessun testo chiaro
Cosa pensò Seneca (alla fine senza parole)
Quando andò incontro alla morte nella sauna
Mentre l'aria danzava davanti a suoi occhi
La terrazza si oscurò per il confuso battito d'ali
Non di angeli probabilmente anche la morte non è un angelo
nello scintillio di colonne al rivedere
Il suo primo filo d'erba che aveva visto
Su un prato vicino a Cordoba, alto come nessun albero
Kluge
Come ti viene in mente Cordoba?
Müller
Perché lì è nato. Era spagnolo, Seneca.
*
Kluge
"Orfeo arato", sì, cos'è?
Müller
Orpheus gepflügt, Orpheus der Sänger war ein Mann der nicht warten konnte. Nachdem er seine Frau verloren hatte, durch zu frühen Beischlaf nach dem Kindbett oder durch verbotenen Blick beim Aufstieg aus der Unterwelt nach ihrer Befreiung aus dem Tod durch seinen Gesang, so daß sie in den Staub zurückfiel bevor sie neu im Fleisch war, erfand er die Knabenliebe, die das Kindbett spart und dem Tod näher ist als die Liebe zu Weibern. Die Verschmähten jagten ihn: mit Waffen ihrer Leiber Ästen Steinen. Aber das Lied schont den Sänger: was er besungen hatte, konnte seine Haut nicht ritzen. Bauern, durch den Jagdlärm aufgeschreckt, rannten von ihren Pflügen weg, für die kein Platz gewesen war in seinem Lied. So war sein Platz unter den Pflügen.
"Orfeo arato" Orfeo il cantore era un uomo che non sapeva aspettare. Dopo aver perso sua moglie dormendo con lei troppo presto dopo la nascita del figlio o per uno sguardo vietato mentre risaliva dall'oltretomba dopo la sua liberazione dalla morte con il suo canto, per cui lei ritornò polvere prima di rifarsi carne, inventò la pedofilia, che risparmia il letto dei bambini ed è più vicina alla morte dell'amore per le donne. I trascurati gli diedero la caccia: con le armi dei loro corpi rami pietre. Ma la canzone protegge il cantore: qualsiasi cosa cantasse non poteva scalfire la sua pelle. Dei contadini, spaventati dal rumore della caccia, fuggirono via dai loro aratri, per i quali non c'era stato posto nella sua canzone. Così il suo posto fu sotto gli aratri.
*
LXII. Ille interritus poscit testamenti tabulas; ac denegante centurione conversus ad amicos, quando meritis eorum referre gratiam prohoberetur, quod unum iam et tamen pulcherrimum habeat, imaginem vitae suae relinquere testatur, cuius si memores essent, bonarum artium famam tam constantis amicitiae [pretium] laturos. simul lacrimas eorum modo sermone, modo intentior in modum coercentis ad firmitudinem revocat, rogitans ubi praecepta sapientiae, ubi tot per annos meditata ratio adversum imminentia? cui enim ignaram fuisse saevitiam Neronis? neque aliud superesse post matrem fratremque interfectos, quam ut educatoris praeceptorisque necem adiceret.
LXIII. Ubi haec atque talia velut in commune disseruit, complectitur uxorem, et paululum adversus praesentem fortitudinem mollitus rogat oratque temperaret dolori [neu] aeternum susciperet, sed in contemplatione vitae per virtutem actae desiderium mariti solaciis honestis toleraret. illa contra sibi quoque destinatam mortem adseverat manumque percussoris exposcit. tum Seneca gloriae eius non adversus, simul amore, ne sibi unice dilectam ad iniurias relinqueret, "vitae" inquit "delenimenta monstraveram tibi, tu mortis decus mavis: non invidebo exemplo. sit huius tam fortis exitus constantia penes utrosque par, claritudinis plus in tuo fine." post quae eodem ictu brachia ferro exsolvunt. Seneca, quoniam senile corpus et parco victu tenuatum lenta effugia sanguini praebebat, crurum quoque et poplitum venas abrumpit; saevisque cruciatibus defessus, ne dolore suo animum uxoris infringeret atque ipse visendo eius tormenta ad impatientiam delaberetur, suadet in aliud cubiculum abscedere. et novissimo quoque momento suppeditante eloquentia advocatis scriptoribus pleraque tradidit, quae in vulgus edita eius verbis invertere supersedeo.
LXII. Seneca, impavido, chiese che gli portassero le tavole del testamento e, poiché il centurione rifiutò, si volse agli amici dichiarando che, dal momento che gli si impediva di dimostrare la sua gratitudine, lasciava a loro la sola cosa che possedeva e la più bella, l'esempio della sua vita. Se avessero di questa conservato ricordo, avrebbero conseguito la gloria della virtù come compenso di amicizia fedele. Frenava, intanto, le lacrime dei presenti, ora col semplice ragionamento, ora parlando con maggiore energia e, richiamando gli amici alla fortezza dell'animo, chiedeva loro dove fossero i precetti della saggezza, e dove quelle meditazioni che la ragione aveva dettato per tanti anni contro le fatalità della sorte. A chi mai, infatti, era stata ignota la ferocia di Nerone? Non gli rimaneva ormai più, dopo aver ucciso madre e fratello, che aggiungere l'assassinio del suo educatore e maestro.
LXIII. Come ebbe rivolto a tutti queste parole ed altre dello stesso tenore, abbracciò la moglie e, un po' commosso dinanzi alla sorte che in quel momento si compiva, la pregò e la scongiurò di placare il suo dolore e di non lasciarsi per l'avvenire abbattere da esso, ma di trovare nel ricordo della sua vita virtuosa dignitoso aiuto a sopportare l'accorato rimpianto del marito perduto. La moglie dichiarò, invece, che anche a lei era destinata la morte, e chiese la mano del carnefice. Allora Seneca, sia che non volesse opporsi alla gloria della moglie, sia che fosse mosso dal timore di lasciare esposta alle offese di Nerone colei che era unicamente diletta al suo cuore: "Io ti avevo mostrato", disse "come alleviare il dolore della tua vita, tu, invece, hai preferito l'onore della morte: non sarò io a distoglierti dall'offrire un tale esempio. Il coraggio di questa fine intrepida sarà uguale per me e per te, ma lo splendore della fama sarà maggiore nella tua morte". Dette queste parole, da un solo colpo ebbero recise le vene del braccio. Seneca, poiché il suo corpo vecchio ed indebolito dal poco cibo offriva una lenta uscita al sangue, si recise anche le vene delle gambe e delle ginocchia, ed abbattuto da crudeli sofferenze, per non fiaccare il coraggio della moglie, e per non essere trascinato egli stesso a cedere di fronte ai tormenti di lei, la indusse a passare in un'altra stanza. Anche negli estremi momenti, non essendogli venuta meno l'eloquenza, chiamati gli scrivani, dettò molte pagine, che testualmente divulgate tralascio di riferire con altre parole.
Tacito, Annali, XV, 62-63
Tacito, Annali, XV, 62-63
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