Slavoj Žižek, Il complesso militare-poetico o l'attualità della critica della poesia di Platone, Università di Costanza, 3 luglio 2009
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Pochissime delle tante citazioni fatte (Adorno, Benjamin, Dostoevskij, Hegel, Heidegger, Huxley, Jelinek, Lacan, Malabou, Hölderlin, ecc. ecc.) parlando del ruolo decisivo della poesia nella pulizia etnica nella ex Jugoslavia e della violenza della lingua:Slavoj Žižek su Children of men
John Carpenter, They live
Passages taken from Mikhail Bakhtin, Rabelais and His World, translated by Helene Iswolsky
Passages taken from Mikhail Bakhtin, Rabelais and His World, translated by Helene Iswolsky
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L'unica citazione mancante, probabilmente data per scontata:
οὐκοῦν δικαίως ἂν αὐτοῦ ἤδη ἐπιλαμβανοίμεθα, καὶ τιθεῖμεν ἀντίστροφον αὐτὸν τῷ ζωγράφῳ: καὶ γὰρ τῷ φαῦλα ποιεῖν πρὸς ἀλήθειαν ἔοικεν αὐτῷ, καὶ τῷ πρὸς ἕτερον τοιοῦτον ὁμιλεῖν τῆς ψυχῆς ἀλλὰ μὴ πρὸς τὸ βέλτιστον, καὶ ταύτῃ ὡμοίωται. καὶ οὕτως ἤδη ἂν ἐν δίκῃ οὐ παραδεχοίμεθα εἰς μέλλουσαν εὐνομεῖσθαι πόλιν, ὅτι τοῦτο ἐγείρει τῆς ψυχῆς καὶ τρέφει καὶ ἰσχυρὸν ποιῶν ἀπόλλυσι τὸ λογιστικόν, ὥσπερ ἐν πόλει ὅταν τις μοχθηροὺς ἐγκρατεῖς ποιῶν παραδιδῷ τὴν πόλιν, τοὺς δὲ χαριεστέρους φθείρῃ: ταὐτὸν καὶ τὸν μιμητικὸν ποιητὴν φήσομεν κακὴν πολιτείαν ἰδίᾳ ἑκάστου τῇ ψυχῇ ἐμποιεῖν, τῷ ἀνοήτῳ αὐτῆς χαριζόμενον καὶ οὔτε τὰ μείζω οὔτε τὰ ἐλάττω διαγιγνώσκοντι, ἀλλὰ τὰ αὐτὰ τοτὲ μὲν μεγάλα ἡγουμένῳ, τοτὲ δὲ σμικρά, εἴδωλα εἰδωλοποιοῦντα, τοῦ δὲ ἀληθοῦς πόρρω πάνυ ἀφεστῶτα.
πάνυ μὲν οὖν.
οὐ μέντοι πω τό γε μέγιστον κατηγορήκαμεν αὐτῆς. τὸ γὰρ καὶ τοὺς ἐπιεικεῖς ἱκανὴν εἶναι λωβᾶσθαι, ἐκτὸς πάνυ τινῶν ὀλίγων, πάνδεινόν που.
Avremmo dunque ragione di criticare (il poeta mimetico) e di paragonarlo al pittore, al quale assomiglia sia perché crea opere scadenti rispetto alla verità, sia perché frequenta un'altra parte dell'anima, a lui affine, e non quella migliore. Così ora possiamo a buon diritto non ammetterlo nella città che dev'essere ben governata, in quanto risveglia, alimenta e fortifica questa parte dell'anima distruggendo quella razionale, come quando in una città si dà il potere ai malvagi e si affida loro il governo, e nel contempo si annientano le persone dabbene; allo stesso modo diremo che il poeta mimetico crea in privato una cattiva costituzione nell'anima di ciascun individuo, compiacendo la sua parte irrazionale, quella che non sa distinguere ciò che è più grande o più piccolo, ma giudica le stesse cose ora grandi ora piccole, fabbricando parvenze illusorie e rimanendo assai distante dal vero.
Proprio così.
Eppure non abbiamo mosso alla poesia l'accusa più grave. L'aspetto che più fa paura è infatti la sua capacità di guastare anche gli uomini equilibrati, tranne poche eccezioni.
Platone, Repubblica, Libro X
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"Ecco come dovremmo contrastare il potenziale della vera violenza, il pericolo nella lingua della grande poesia di dare fondamento alla violenza: o ci possiamo affidare alla violenza mitica e finiamo con la tortura, o torturiamo la lingua (per farle dire la verità) e in questo modo fermiamo la vera tortura."*
Uno dei paradossi è che Žižek, nel suo discorso antipoetico, non riesce ad evitare di ricorrere continuamente a metafore, mentre ci sono poeti che non hanno bisogno di metafore, per fare poesia (penso a Guillevic, per esempio).
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