domenica 11 luglio 2010

Théorème

Voglio, in questa breve prefazione, non tentare di farmi perdonare i "commenti troppo lunghi" inseriti nei precedenti racconti, ma ridire, una volta ancora, che più procedo, più penso, tra le altre certezze, che la magia pittorica di un libro, come quella delle nature morte, riveli dapprima la sua autenticità nel suo potere indistruttibile di dotare la nostra memoria più interna di inimitabili assemblaggi di oggetti familiari e sonori a tal punto simili a quelli dei nostri ricordi che, attraverso un sotterfugio dal meccanismo indiscernibile, tanto insidioso quanto una germinazione filmata, nel limite preciso in cui non si può ancora vederne il movimento, è di ricordi artificiali che in realtà ci troviamo dotati, che, presto, mescolandosi ai nostri, vi si assimilano così bene che non li distinguiamo più, se non per la sorprendente parentela elettiva con cui i più vivaci tra di loro marcano giustamente per tutto ciò che, rispetto a quelli, conservano d'insolito.

Jean Duperray, prefazione a Harengs frits au sang, Éditions de l'Arbre vengeur, 2010 (prima ed. Gallimard, 1954)

(continua, forse)

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