giovedì 13 maggio 2010
Come sarebbe se volessimo sul piede giusto ripartire
Tavoli, giornali, alba pratalia
Che "è vento da neve", che "stagna, anzi"
e "la padrona ha una cugina, anzi due"
"gemelle, che assomigliano a lei" "e in tre fanno
confondere tutti"
"sbatte le porte e viene freddissimo dentro"
(27 dicembre 1976
osteria vicina alla Porta con l'Orologio). Dentro:
nulla di più vasto di quei tavoli
dove ogni possibilità storica e metafisica
esce, scivola fuor dalla guaina e certamente (sost.) e derivati
sta-e-stanno tra macchie
di vino e segni di piattini e lustro e fragili pattumi.
Un lustro appena indiziario -
da certi tavoli -
che sbanda e se ne va per conto suo così di sbircio
che va al lontanante
following nothing nothing
getting up getting on
un lustro qui venuto, ai tavoli, e ormai sfuggente
da una ben nota Emmaus dai fari anabbaglianti
Qualcosa si altera stupendamente nel suo aderire
al punto più basso della realtà del tavolo
low sunshine "suo" lucido e sguancio
Hanno poi confermato i due
pensionati che - qui - è -
dolcissimo esser chiusi nell'ovo della pensione
e dell'osteria
e che: i riflessi del vino-ombretta nel calice
bevuto "in modo che, se la moglie entra,
sembri il primo calice", i contorni
di tale vino i segni indiziarii
di tale resto di vino -
fanno un cerchiolino imprigionito nel calice -
tutto vi si lascia
cogliere e sciogliere
comprese alcune domande che si sporgono, soltanto, così,
E il vento scopa via la morte che non ci sente per niente
o la persuade a recarsi a ritirare la pensione
giù all'ufficio, se mai fosse aperto
E il freddo scopa via l'orrido millepiedi
e il '76 con i suoi 366 peduncoli di sventure
E verrà Epifania che tutte le feste scopa via
meno che i vecchi eterni di pensioncine
e mogli sorvegliatiche,
e men che mai padroncine gemelle 1+1+1 cugine
Davvero gronda di fato il giornale
di qui che, appunto, non reca nessuna notizia
ma è come se ne recasse - oh -
quai vive stelle, notizie che fate noto il niente,
notizia suppergiù, emanante, gazzetta abrasa, ad angolo radente
che accenna perfino talvolta a un rametto
che il vento (quello di cui sopra) ha spezzato nel bosco -
a dieci fili d'erba calpestati da un ragazzino
a "si ferisce con una lamiera"
alla cena di tutti quelli che si chiamano Mario
alla neve del '76 che forse
forse, qui in osteria, sul giornale, supererà quella
degli ultimi cinque, anni o secoli, che fa?
Osteria e voglia di giornale vuoto
Osteria: sbattetevi i piedi per bene, entrando:
dalle nudità delle nevi sbattetevi,
del gemmeo grumo sotto le scarpe camminanti
fate mucchio sulla porta,
sbattete via i piedi
già altissimi di nevi
se vorrete sul piede giusto ripartire
Andrea Zanzotto, Fosfeni, 1983
La storia, Ritratti, Andrea Zanzotto, di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini
Etichette:
-italiano,
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*Pieve di Soligo,
Zanzotto
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