das eingerahmte foto der fußballmannschaft:
lächelnde helden, die sich die rostenden nägel
im rücken ihrer trikots nicht anmerken lassen.
Jan Wagner
Laute Verse, Gedichte aus der Gegenwart, dtv 2009
trattoria in provincia
dietro il bancone di fronte alla porta
la foto incorniciata della squadra di calcio:
eroi sorridenti che nascondono
l'arrugginirsi dei chiodi dietro le loro magliette.
*
Una nota dell'autore rivela che questa poesia, nella sua prima versione, era lunga circa trenta righe. Nel suo grandioso sviluppo iniziale comprendeva paesaggio, uomini e disposizioni d'animo. Nel tempo, però, una riga dopo l'altra è stata "naturalmente" omessa, un po' come quando si segano progressivamente le gambe di un tavolo. Le quattro righe sopravvissute a questo lavoro per sottrazione, che si è fermato un attimo prima che la poesia sparisse, gli sembravano contenere più cose delle iniziali trenta.
Jan Wagner è nato ad Amburgo nel 1971 e vive a Berlino dal 1995, è poeta e traduttore (Charles Simić, James Tate, Simon Armitage, Matthew Sweeney, Jo Shapcott, Michael Hamburger, Tim Turnbull). Nelle sue poesie si possono trovare pomodori, meloni, fish and chips e bustine da tè.
Bellissimo, sia ciò che è rimasto che la sua genesi.
RispondiElimina“Si deve sottrarre molto a un quadro affinché non sia completamente vuoto.” (József Egry, pittore del Balaton)
:-)
RispondiEliminaGrazie, non lo conoscevo. Se ho capito bene, semplificando, il lago Balaton è stato per lui un po' come la montagna Saint-Victoire per Cézanne.
Se mi concedi altre citazioni, ne faccio due. La prima è di Donatella Bisutti, una poetessa che ha esteso il concetto alla conoscenza e alla vita stessa: "La conoscenza avviene per semplificazione. Non è un aggiungere, ma un togliere, fino alla perfetta trasparenza. Lasciare depositare in fondo al vaso i detriti, il pulviscolo inutile che si è mescolato all'acqua trasportando il vaso da una parte all'altra della stanza. Anche vivere non è aggiungere tempo al tempo accumulato, ma sottrarre l'eccedenza del tempo fino alla perfetta consumazione. Anche in questo caso il pulviscolo inutile viene depositato in un vaso."
La seconda, di Ernesto Ragazzoni, un giornalista-poeta morto nel 1920 di cirrosi che ha scritto poche poesie (cui il titolo di questo rende omaggio) e poche pagine visibili ma moltissime pagine invisibili, è ancora più estrema, tanto estrema che Ragazzoni è purtroppo sfuggito persino a Vila-Matas nel suo libro su Bartleby:
"Ognuno lavora come crede. Uno dei lavori più graditi, per me, dei più appassionanti, il lavoro dei lavori, è ...non scrivere. Ci passerei tutta la vita [...]. Si lavora d'immaginazione, e non è lavoro da tutti .[...] Quante idee, diventate fisse, hanno condotto al manicomio, quante hanno trascinato gente a massacrarsi. Il meglio è scriverle per esclusivo uso interno. Lasciatele al loro stato di puro spirito: è il solo modo per gioirne liberamente, il solo che permetta di averne la mente di continuo ventilata. Fermarsi a tradurne in atto, sia pure su semplice carta, una, vuol dire farsene tiranneggiare; vuol dire escludere tutte le altre possibili; soffocare, forse per educare una rapa, i mille e mille germi odorosi di un giardino incantato. Corteggiatele tutte, le idee, non sposatene nessuna. La tradirete o vi tradirà? E' grazie a questi solidi principii che di continuo riesco a regalarmi alla fantasia invisibili pagine meravigliose che scritte sarebbero sciupate."
Esatto, il lago era la sua Saint-Victoire. E' interessante che la montagna più caratteristica del Balaton, la Badacsony sulla riva di nord, è anche simile in forma a quella di Cézanne.
RispondiEliminaGrazie per le citazioni belle e precise. Di quella di Donatella Bissuti non posso che essere d'accordo. Il metodo di Ragazzoni mi pare sia di quelli che sono sicuri delle proprie pagine visibili, e perciò possono permettersi di non scriverle. Io, incerto delle mie invisibili, ho ancora bisogno di confrontarmi con esse, trasformandole visibili, anche a costo di perdere la loro bella illimitazione.
E si produce vino su tutte e due. Fantastico.
RispondiEliminaRagazzoni trovava molto piacere anche a raccontare le sue pagine e le sue invenzioni a voce e forse anche per questo, non solo per sicurezza, si poteva permettere di rinunciare a scriverne molte, ma tu fai bene a trasformarle, fai bene. Se tutti facessero come lui, non avremmo niente di visibile da leggere e sarebbe ben triste. Nel suo caso, in me, resta la fascinazione di uno scrittore "minore", vissuto nella provincia italiana di un secolo fa, generalmente dimenticato, di cui esiste poco di scritto, che tesseva lodi alla fantasia e alla libertà di fare e a quella di non fare.