sabato 2 giugno 2012

La donna che traduceva a memoria e beveva oblio

Как хорошо, что парк хотя бы цел,
Что жив прекрасный контур Эрмитажа,
Что сон его колонн все так же бел,
И красота капризных линий та же…
Как хорошо, что мы сидим вдвоем
Под сенью лип, для каждого священной,
Что мы молчим и воду Леты пьем
Из чистой чаши мысли вдохновенной…
20 августа 1955 г., Г. Пушкин
Татьяна Григорьевна Гнедич

Однажды ее вызвал к себе последний из ее следователей и спросил: «Почему вы не пользуетесь библиотекой? У нас много книг, вы имеете право…» Гнедич ответила: «Я занята, мне некогда». — «Некогда? — переспросил он, не слишком, впрочем, удивляясь (он уже понял, что его подопечная отличается, мягко говоря, странностями). — Чем же вы так заняты?» — «Перевожу. — И уточнила: — Поэму Байрона». Следователь оказался грамотным; он знал, что собой представляет «Дон Жуан». «У вас есть книга?» — спросил он. Гнедич ответила: «Я перевожу наизусть».

Добровольный крест, Ефим Эткинд

Татьяна Григорьевна Гнедич / Tat'jana Grigor'evna Gnedič

Che bello che il parco sia ancora intatto,
Che si profili da lontano il magnifico Ermitage
Che la sommità delle sue colonne sia ancora così bianca,
E le sue linee fantastiche siano sempre le stesse…
Che bello che sediamo entrambi
All'ombra dei tigli che per tutti è sacra,
Che in silenzio beviamo le acque del Lete
Dal puro calice di pensieri ispirati…
20 agosto 1955, Città di Puškin
Tat'jana Grigor'evna Gnedič

Un giorno fu convocata dal suo ultimo interrogatore, che le chiese: "Perché non prende in prestito libri dalla biblioteca? Ne abbiamo molti, è autorizzata a farlo...". La Gnedič rispose: "Sono occupata, non ho tempo". "Non ha tempo?" - le chiese senza vero stupore (aveva già capito che la sua protégée era diversa, a dir poco bizzarra) - "E con che cosa è così occupata?". "Traduco". E precisò: "Un poema di Byron". Risultò che l'interrogatore era alfabetizzato; sapeva cosa rappresentasse il Don Juan. "Ha il libro?" - chiese. La Gnedič rispose: "Traduco a memoria".

Dobrovol'nyj crest, Efim Etkind

8 commenti:

  1. Quindi Ray Bradbury in Farenheit 451 non ha poi inventato molto...

    RispondiElimina
  2. ... se non degli uomini libro sfuggiti al sistema, mentre lei era in prigione (al carceriere che ne apprezzava il lavoro e che la credeva meritevole del premio Stalin, rispose che il premio Stalin l'aveva già vinto - con la privazione della libertà, appunto).

    RispondiElimina
  3. E tuttavia, almeno moralmente e spiritualmente, anche lei era riuscita a sfuggire al sistema - e proprio per questo stava in prigione.

    RispondiElimina
  4. Il che significa che siamo soggiogati al sistema, fintanto che non stiamo in prigione.

    RispondiElimina
  5. No, non necessariamente: semplicemente il finire in prigione è la prova del fatto di non essere soggiogati. Ma sicuramente ci sarà anche qualche non soggiogato che riesce a scivolare tra le maglie dei controlli e restare a piede libero.

    RispondiElimina
  6. Allora è un non soggiogato inefficace o innocuo, in ogni caso tollerabile dal sistema, forse persino funzionale al sistema per dimostrare che il sistema è democratico e ammette opposizioni e critiche.

    RispondiElimina
  7. Mi sa che ho fatto male ad evocare Bradbury...

    RispondiElimina