L'inizio di Университетская поэма (Poema universitario) di Nabokov mi ricorda le Lettres persanes e, per forza di cose, l'essere siciliano di Sciascia. Entrambi scelgono, come punto di partenza, l'identità in condizione di esilio (nelle sue diverse declinazioni: Sciascia non dovette espatriare, per esiliarsi, traendo piuttosto beneficio dal dono dell'insularità e dalla letteratura), in entrambi i casi vista dagli altri, quelli che maggiormente contribuiscono a forgiarla.
"Итак, вы русский? Я впервые
встречаю русского..." Живые,
слегка навыкате, глаза
меня разглядывают: "К чаю
лимон вы любите, я знаю;
у вас бывают образа
и самовары, знаю тоже!"
"Quindi lei è russo? È la prima volta
che incontro un russo…" E gli occhi
vivaci, delicatamente sporgenti
mi esaminano. "Vi piace il tè
col limone, lo so.
Da voi ci sono icone
e samovar, so anche questo!"
L'ultima strofa mi ricorda Charms ("e questo è tutto") ma soprattutto, per forza di cose, l'eco tenue della catastrofe primordiale di Primo Levi, che in Nabokov si traduce nel persistere della rotazione delicata della terra, nella sua leggera inclinazione. Entrambe le poesie, nel finale, come al cinema, cambiano radicalmente campo, ma lo fanno con movimenti opposti, l'uno allargando la visione, l'altro restringendola.
In mezzo, direi che la poesia di Nabokov andrebbe letta, sempre che se ne abbia l'interesse. Ne esiste una traduzione in inglese, di suo figlio Dmitri, che mi pare inarrivabile e che per questo lascio semplicemente così, assieme all'originale:
Университетская поэма, Владимир Набоков
Grazie Francesca per questo bellissimo pezzo che ci hai offerto.
RispondiEliminaMi fa piacere, Francesco, che ti sia piaciuto, ma l'ho solo trovato in originale ed in traduzione.
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