Per molto tempo in questo spazio mi sono limitata a copiare delle poesie. Poi ho provato a tradurle, o direttamente dall'originale o per interposizione di traduzioni, spesso timidamente, spesso sperando in qualche dritta da parte di gente brava (invano, questo). Qualche volta le ho inserite in qualche racconto, qualche volta vi ho aggiunto delle note, o anche solo una misera nota, la forma letteraria che più sento vicina alla mia indole. Poi qualcuno ha iniziato a passare di qui (straordinario, trovo). Qualcuno di quelli che ha iniziato a passare di qui e ha poi continuato a farlo (più che straordinario, arcano, questo) ogni tanto mi chiede qualche chiarimento, perché tendo o a nascondermi dietro i testi* - dicono - o, nella migliore delle ipotesi, ad emergere laconicamente.
Oggi vorrei condividere due mie risposte recenti ad altrettante domande di altrettanti lettori, risposte in cui, con dovizia di particolari, sempre tenendo conto di biografia e stile dell'autore e di contesto storico e gusto letterario dell'epoca, in un caso fornisco dei ricchissimi ed articolati commenti a testi già proposti, nell'altro assumo una netta e ferma posizione tra le diverse interpretazioni possibili.
- Ricetta di donna è ironico?
- Sì.
- Spiegami la poesia di Kosovel sull'Europa, ché io non l'ho capita.
- La si può leggere come una profezia della Seconda guerra mondiale. O solo come un modo per esprimere le tensioni che in Europa lui avvertiva allora, negli anni '20. O piuttosto per esprimere le disuguaglianze tra persone pur nate sullo stesso suolo e sotto lo stesso cielo. O anche come un'ammissione della nostra pochezza, visto che è un pappagallo, quello cui affida il responso sui motivi di quelle tensioni e di quelle disuguaglianze. Io la vedo così. O, meglio, io la sento così.
* soprattutto dietro alle vocali.
* soprattutto dietro alle vocali.
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