martedì 26 giugno 2012

Nessun'offesa varcava la porta

Domenica, 15 ottobre 1933, mentre la Germania nazista abbandona la conferenza per il disarmo, Meazza, uno dei cannonieri più precisi del campionato di calcio italiano, le orecchie intasate dalle proteste assordanti dei tifosi che riempiono lo stadio del Littorio per un più che dubbioso fallo di mano di Loschi in area, prende la palla e la sistema sul dischetto dopo averla rigirata più volte per evitare di colpire la cucitura.

BUUUUUUUUUUUUU!

Meazza, che è arrivato assieme ai suoi compagni di squadra il venerdì precedente col treno diretto delle 20.37 ed è arrivato per vincere, guarda a lungo dritto negli occhi Blason, già in posizione al centro della porta, poi arretra di qualche metro e, sentito il fischio del sig. Dattilo di Roma, che fende a malapena l'aria satura dei fischi del pubblico, prende la rincorsa, fa una finta che riesce ad ingannare Blason, che si allunga e cade da un lato, ma spara la palla lontano dallo specchio della porta dall'altro lato. 

AAAAEEEEEEEEEEEEH!


Il boato di gioia, tra le più effimere e quindi intense che esistano, è uguale a quello che migliaia di stadi di calcio hanno conosciuto e conoscono nel tempo e nello spazio, ma è pronunciato con le vocali larghe ed ariose che solo il tifo triestino può produrre.


UNIOONE UNIOONE ALÈ ALÈ ALÈ!


L'Ambrosiana, a Trieste, non passa.


U-NIO-NE! U-NIO-NE!


Il giorno dopo, i giornali dedicano almeno tre colonne all'errore di Meazza e nessuna riga al pubblico, ai suoi colori, alla gioia che ad ondate ha accompagnato i novanta minuti di gioco, nonostante la partita sia rimasta a reti inviolate. Eppure, nella memoria collettiva odierna, i titoli a tre colonne non hanno lasciato traccia alcuna dell'errore di Meazza del 15 ottobre del 1933.

La Triestina della stagione '33-'34 in tutta la rigida compostezza della foto di rito. Riconosco il portiere Blason (gioco facile), alla sua sinistra Loschi, alla sua destra (forse) Colaussi, Pasinati con la benda, e Rocco, che è chiaramente il secondo da destra. Gli altri sono Cudicini, Villini, Spanghero, Baldi, Rosa e Niccolai.

In migliaia di antologie, però, restano tre momenti di uno spettatore della partita Triestina-Ambrosiana, uno spettatore che il calcio aveva incontrato per opera del "caso", mettendo la parola caso fra virgolette, perché - pur senza saper darne le ragioni - dubitava molto che a questo mondo esistesse un "caso". Credeva, quello spettatore, nel destino.

Di corsa usciti a mezzo il campo, date
prima il saluto alle tribune. Poi,
quello che nasce poi
che all’altra parte vi volgete, a quella
che più nera si accalca, non è cosa
da dirsi, non è cosa ch’abbia un nome.

Il portiere su e giù cammina come
sentinella. Il pericolo
lontano è ancora.
Ma se in un nembo s’avvicina, oh allora
una giovane fiera si accovaccia,
e all’erta spia.

Festa è nell’aria, festa in ogni via.
Se per poco, che importa?
Nessun'offesa varcava la porta,
s’incrociavano grida ch’eran razzi.
La vostra gloria, undici ragazzi,
come un fiume d’amore orna Trieste.

Umberto Saba

D'altra parte, in Tre momenti, la seconda delle Cinque poesie per il gioco del calcio, è del tutto assente il contesto storico in cui si svolse la partita e nessun accenno è fatto alla ritualità fascista che avvolgeva la vita quotidiana di allora, e quindi anche il calcio: non vi compare il nome dello stadio dell'epoca né emerge la forma di saluto, a braccio teso levato in aria, che i giocatori allora rivolgevano alle tribune ad inizio gara. In questa come in altre occasioni, oscillo tra il riconoscervi il più pavido disimpegno o la più alta forma di resistenza possibile, senza sapermi - forse senza volermi - decidere tra l'uno e l'altro dei due estremi.

Grazie a Giuliano Sadar, Una lunga giornata di bora. Trieste e la Triestina, storie di calcio attraverso terre di confine, Limina 2003 e ai giornali dell'epoca.
La questione di caso e destino è trattata da Saba stesso in Storia e cronistoria del Canzoniere.
Tra le squadre incontrate nella stagione 2011-2012, nella Lega Pro Prima Divisione, Girone B, la Triestina ha incontrato il Pergocrema, che ha battuto in casa con un brillante 3 a 2 all'andata e con cui ha onestamente pareggiato 0 a 0 in trasferta.
Nonostante questi ottimi risultati, alla fine del campionato si è classificata quartultima, nella Lega Pro Prima Divisione, Girone B.
Il FeralpiSalò ha fatto meglio.
La Triestina è fallita e, ad oggi, nessuno vuole acquistarla, neanche a prezzo ribassato: è tempo di bagiges et circenses.
La Triestina è, ora più che mai, la mia squadra del cuore.
Comunque il fallo di Loschi non c'era.

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