Was bleibt, geht stiften*.
Erich Fried
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"Nella pubblicistica dell'esilio, le relazioni del 1933-1934 sui campi di concentramento assunsero uno spazio relativamente ampio e trovarono spesso molta risonanza. La Rundschau über Politik, Wirtschaft und Arbeiterbewegung offrì un primo sguardo già nel suo articolo "da 30 a 35 campi di concentramento in Germania con oltre 30000 prigionieri" il 7 aprile del 1933. Unsere Zeit lo ristampò il 15 aprile, la Arbeiter-Illustrierte-Zeitung il 10 maggio. La Rundschau del 2 giugno pubblicò nuove cifre dei detenuti. Il Braunbuch offrì ad agosto uno sguardo più ampio sui lager e sulle persone che vi erano recluse. Da parte socialdemocratica seguì, sul quotidiano di Saarbrücken Deutsche Freiheit, un rapporto più completo l'8 dicembre.
Erich Fried
"Nella pubblicistica dell'esilio, le relazioni del 1933-1934 sui campi di concentramento assunsero uno spazio relativamente ampio e trovarono spesso molta risonanza. La Rundschau über Politik, Wirtschaft und Arbeiterbewegung offrì un primo sguardo già nel suo articolo "da 30 a 35 campi di concentramento in Germania con oltre 30000 prigionieri" il 7 aprile del 1933. Unsere Zeit lo ristampò il 15 aprile, la Arbeiter-Illustrierte-Zeitung il 10 maggio. La Rundschau del 2 giugno pubblicò nuove cifre dei detenuti. Il Braunbuch offrì ad agosto uno sguardo più ampio sui lager e sulle persone che vi erano recluse. Da parte socialdemocratica seguì, sul quotidiano di Saarbrücken Deutsche Freiheit, un rapporto più completo l'8 dicembre.
Nel frattempo, comunicazioni di ex detenuti, nonché altre informazioni e ricerche, avevano svelato molti dettagli sui primi campi di concentramento. Oltre a segnalazioni, brevi rapporti, commenti, foto e disegni, giornali comunisti e servizi di stampa pubblicarono descrizioni più lunghe, spesso toccanti:
Tra le innumerevoli pubblicazioni, emerse il Braunbuch über Reichstagsbrand und Hitler-Terror, che fu pubblicato nell'agosto del 1933. Per informare l'opinione pubblica sui crimini tedeschi nella misura più ampia possibile, si dovettero sfruttare tutte le possibilità, considerare i fatti, comporli e corredarli di ulteriori dettagli. Così, il comunista tedesco Heinz Willmann fu inviato ad Amburgo ad approfondire i dettagli su Fuhlsbüttel. In quella circostanza venne però arrestato e gettato nel campo di concentramento. Interrogando degli evasi, si raccolsero 536 protocolli su maltrattamenti e 375 note su torture. Inoltre, furono presentati 137 certificati medici su danni alla salute.
I documenti ottenuti in tal modo e per altre vie vennero rielaborati dal collettivo degli autori sotto la supervisione di Alexander Abusch e Otto Katz. Abusch preparò la bozza del capitolo sui crimini mortali fascisti, Alfred Kantorowicz quello sulla persecuzione ebraica, Gustav Regler quelli sugli altri aspetti del terrore nazista.
Con il Braunbuch e le sue 36 pagine dedicate ai campi di concentramento, ulteriori dettagli a riguardo in altri capitoli nonché sulle vittime nei lager, con la lista degli omicidi fu presentata non solo la prima inchiesta autonoma, ma anche per molto tempo la più ricca sui lager fascisti. Potè essere letta in tutto il mondo. Edizioni del Braunbuch furono pubblicate in almeno 20 lingue in circa mezzo milione di esemplari, di cui circa un decimo, prodotto in edizione su carta sottile e truccato da fascicolo pubblicitario, entrò nella Germania nazista per vie illegali. Nel Magdeburgo si potè addirittura riprodurre un'edizione in più parti, che trovò altrettanta circolazione."
Edition Carrefour, Paris 1933
Del Braunbuch circolarono copie anche in Italia. A Trieste fu sequestrato dal questore tra il 13 aprile e l'8 giugno del 1934 (Giorgio Fabre, Il contratto, Edizioni Dedalo, 2004, che segnala anche il ritiro del provvedimento di sequestro da parte degli organi centrali di Roma), proprio nell'anno in cui si diede avvio alla costruzione del nuovo palazzo della questura, cui il sito della polizia di stato, il 27 giugno del 2012, riserva parole non prive di un'attenta, curata e fedele visione storica:
"Il palazzo della Questura di Trieste si trova nel centro cittadino, in via Tor Bandena civico 6 ed è facilmente raggiungibile sia a piedi (10 minuti dalla stazione ferroviaria) sia con il sistema di trasporto locale. L’edificio venne edificato durante il periodo fascista, nel 1934, ed inaugurato nel 1942, con il nome di “Casa del Fascio”: da sempre, dunque, è un punto di riferimento per la città e per i cittadini, luogo dell’Autorità nei diversi periodi storici che si sono susseguiti."
Il documento storico pubblicato mi sembra importante. Tra l'altro dimostra che, fin dai primi anni trenta, chi voleva sapere sapeva dell'esistenza dei campi di concentramento.
RispondiEliminaGrazie Francesca
È molto noto, lo è stato allora e lo è stato anche successivamente, nel '68 tedesco, per esempio. È stato anche molto bistrattato perché prodotto dai comunisti. Siccome dietro c'era il Cominterm, va dimenticato.
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