Der Tod
für Yvan Goll
Der Tod ist eine Blume, die blüht ein einzig Mal.
Doch so er blüht, blüht nichts als er.
Er blüht, sobald er will, er blüht nicht in der Zeit.
Er kommt, ein großer Falter, der schwanke Stengel schmückt.
Du laß mich sein ein Stengel, so stark, daß er ihn freut.
Paul Celan
La morte
per Yvan Goll
La morte è un fiore che fiorisce una volta sola.
Eppure fiorisce così, come lei niente fiorisce.
Fiorisce, appena vuole, fiorisce, ma non nel tempo.
Una grande falena che viene ad adornare esili steli oscillanti.
Mi lasci essere uno stelo, così forte da gioirne.
Paul Celan
A partire dagli anni '20, Yvan Goll aveva sempre di più privilegiato il francese. Negli anni dell'esilio americano, aveva provato a scrivere in inglese. Alla fine degli anni '40, gravemente malato di leucemia in un letto di una stanza d'ospedale a Strasburgo, deve aver sentito parlare alsaziano. È probabilmente così che, dal suo molteplice passato linguistico e dal suo molteplice passato identitario, in quel letto alsaziano, riemersero questo tedesco e questo Giobbe. A costo di ribadire una cosa di per sé evidente, un tedesco, si badi, che in quegli anni era in grado di trasformare un "Höre Israel" uguale a milioni di altri in un "Ascolta Israele" diverso da milioni di altri.
Hiob
I
Mondaxt
Sink in mein Mark
Daß meine Zeder
Morgen den Weg versperre
Den feurigen Pferden
Alte Löwen meines Bluts
Rufen umsonst nach Gazellen
Es morschen in meinem Kopf
Wurmstichige Knochen
Phosphoreszent
Hängt mir im Brustkorb
Das fremde Herz
II
Verzehre mich, greiser Kalk
Zerlauge mich, junges Salz
Tod ist Freude
Und nährt mich noch der Fisch
Des Toten Meeres
Leuchtend von Jod
In meinen Geschwüren
Pfleg ich die Rosen
Des Todesfrühlings
Siebzig Scheunen verbrannt!
Sieben Söhne verwest!
Größe der Armut!
Letzter Ölbaum
Aus Asiens Wüste
Steht mein Gerippe
Wieso ich noch lebe?
Unsicherer Gott
Dich dir zu beweisen
III
Letzter Ölbaum, sagst du?
Doch goldenes Öl
Enttrieft meinen Zweigen
Die segnen lernten
Im Glashaus meiner Augen
Reift die tropische Sonne
Mein Wurzelfuß ist in Marmor gerammt
Höre Israel
Ich bin der Zehnbrotebaum
Ich bin das Feuerbuch
Mit den brennenden Buchstaben
Ich bin der dreiarmige Leuchter
Von wissenden Vögeln bewohnt
Mit dem siebenfarbenen Blick
Yvan Goll
Giobbe
I
Ascia luna
Affonda nel mio midollo
Che il mio cedro
Domani sbarri la strada
Ai cavalli focosi
I vecchi leoni del mio sangue
Chiamano invano gazzelle
Mi marciscono in testa
Ossa tarlate
Fosforescente
Mi pende nel torace
L'estraneo cuore
II
Consumami, calcare senile
Rodimi, giovane sale
La morte è gioia
E mi nutre ancora il pesce
Del Mar Morto
Scintillante di iodio
Nelle mie ulcere
Curo le rose
Della primavera mortale
Settanta fienili bruciati!
Sette figli putrefatti!
Grandezza della povertà!
Ultimo ulivo
Del deserto asiatico
Si staglia il mio scheletro
Come mai vivo ancora?
Dio incerto
Per provare te a te stesso
III
Ultimo ulivo, dici?
Eppure olio dorato
Stilla dai miei rami
Che impararono a benedire
Nella serra dei miei occhi
Matura il sole tropicale
Il mio piede radice è abbarbicato al marmo
Ascolta Israele
Io sono l'albero dei dieci pani
Io sono il libro di fuoco
Dalle lettere in fiamme
Io sono il candelabro a tre bracci
Abitato da uccelli sapienti
Dallo sguardo iridato
grazie
RispondiEliminaje vous en prie.
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