Se, in via ipotetica, scrivessi qualcosa di mio, sarebbe naturale seguire il percorso della mia testa, testa che, dopo un lavoro certosino, durato settimane, di allargamento di un piccolo foro in un muro esterno irresistibilmente friabile dell'asilo, infilai senza alcuna esitazione dentro l'oblò appena ultimato per vedere cosa c'era oltre. Come Alice oltre lo specchio, con la differenza che le mie due codine laterali, tenute su da due elastici provvisti di figurine in legno di un certo ingombro, si incastrarono così bene tra le pareti dell'oblò da impedire l'estrazione della mia testa dal muro. Verità.
Non ricordo di aver provato paura, solo delusione per non essere sbucata altrove e un po' di impazienza nell'attesa di ritornare indietro, con gli altri bambini che mi aspettavano fuori, vociavano, chiedevano come e perché.
Alle maestre, circondate da tutti i bambini dell'asilo, bastò solo un po' di calma e pazienza per allargare ancora il mio manufatto e farmi uscire a rivedere la luce del sole, che può essere molto bella, nell'aria tersa del nord-est italiano.
Per anni, non mi resi conto che quell'episodio potesse divenire, agli occhi dei bambini che avevano assistito allo spettacolo, la mia carta d'identità. Reincontrai uno di quei bambini, molti anni dopo, al ginnasio. Una volta scoperto, per caso, che avevamo frequentato lo stesso asilo, mi riconobbe come la bambina che metteva la testa nei muri.
anch'io avevo le codine legate con gli elastici e le figurine di legno. talvolta anche la coda.
RispondiEliminapareil. ricordo delle figurine a forma di donnine, tipo artigianato simil-tirolese.
EliminaIo invece da bambina smontavo tutti i giocattoli per vedere com'erano fatti dentro. Direi che tutto sommato fra le due cose c'è qualcosa in comune.
RispondiEliminaSolo qualcosa. La differenza è che non ci mettevi la faccia :-)
EliminaIn compenso ci prendevo un sacco di botte...
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