La mitizzazione della realtà
L'essenziale della realtà è il
senso. Ciò che non ha senso per noi non è reale. Ciascuna particella della realtà vive nella misura in cui essa è partecipe di un
senso universale. Delle vecchie cosmogonie esprimevano ciò con una frase: "In principio era il Verbo". Quello che non viene nominato per noi non esiste. Nominare una cosa equivale ad inglobarla in un senso universale. Una parola isolata, una tessera di un mosaico, è un prodotto recente, risultato - già - della tecnica. La parola primitiva era divagazione orbitante attorno al senso della luce, era un grande tutto universale. Nella sua accezione corrente, la parola oggi è solo un frammento, un rudimento di una mitologia antica e integrale. Da cui questa tendenza in sé a rigenerarsi, a ricrescere, a completarsi per ritornare al suo senso intero. La vita della parola consiste nel fatto di tendere verso migliaia di combinazioni, come i pezzi del corpo squartato del serpente leggendario che si cercavano nelle tenebre. Questo organismo complesso è stato lacerato in vocaboli separati, in sillabe, in discorsi quotidiani; utilizzato in questa nuova forma, è diventato uno strumento di comunicazione. La vita, lo sviluppo del verbo, sono stati spinti sul cammino utilitaristico, sottoposti a regole estranee. Ma quando le esigenze della pratica si distendono, quando la parola liberata dai vincoli è lasciata a se stessa e ristabilita nelle proprie leggi, si produce in essa una regressione: tende allora a completarsi, a ritrovare i suoi legami antichi, il suo
senso, il suo stato primordiale nella patria originale delle parole - ed è allora che nasce la poesia.
La poesia, sono cortocircuiti di senso che si producono tra le parole, è un brusco zampillio di miti primitivi.
Utilizzando le parole correnti dimentichiamo che sono dei frammenti di storie antiche ed eterne, che - come i barbari - stiamo costruendo la nostra casa con frammenti di statue di dei. I nostri concetti ed i nostri termini più concreti ne sono derivati da lontano. Non un atomo, nelle nostre idee, che non ne provenga, che non ne sia una mitologia trasformata, storpiata, cambiata. La funzione più primitiva dello spirito è la creazione di racconti, "di storie". La scienza ha sempre trovato la sua forza motrice nella convinzione di trovare al termine dei suoi sforzi il senso ultimo del mondo, che essa cerca in cima alle sue impalcature artificiali. Ma gli elementi che essa utilizza hanno già svolto un servizio, provengono da storie antiche smontate. La poesia riconosce il senso perduto, restituisce alle parole il loro posto, le collega secondo certi significati. Elaborato da un poeta, il verbo riprende coscienza, se si può dire, del suo senso primo, risboccia spontaneamente secondo le proprie leggi, riscopre la sua integralità. Ecco perché tutta la poesia è creazione di mitologia, tende a ricreare i miti del mondo. La mitizzazione del mondo non è terminata. Questo processo è stato solamente frenato dallo sviluppo della scienza, spinto su una via laterale dove vegeta, il suo senso essendo smarrito. Quanto alla scienza, essa non è altro che uno sforzo per costruire il mito del mondo, perché il mito è contenuto negli elementi che essa utilizza e perché noi non possiamo andare oltre al mito. La poesia raggiunge il senso del mondo per deduzione, per anticipazione, a partire da grandi scorciatoie e da audaci avvicinamenti. La scienza mira allo stesso scopo per induzione, metodicamente, tenendo conto di tutto il materiale dell'esperienza. Ma, in fondo, tutte e due cercano la stessa cosa.
Infaticabilmente, lo spirito umano aggiunge alla vita le sue glosse - dei miti -, infaticabilmente cerca di "conferire un senso" alla realtà.
Il senso è ciò che trascina l'umanità nel processo della realtà. È un dato assoluto che non può essere dedotto da altri dati. Impossibile spiegare perché una cosa non sembra "sensata". Conferire un senso al mondo è una funzione indissociabile dalla parola. La parola è l'organo metafisico dell'uomo. Col tempo, la parola si fissa, cessa di veicolare dei sensi nuovi. Il poeta rende alle parole la loro virtù di corpi conduttori, creando delle accumulazioni in cui nascono delle tensioni nuove. I simboli matematici sono un allargamento della parola a nuovi domini. La tabella è anch'essa un derivato del verbo, di ciò che non è ancora segno, ma mito, storia, senso.
Si considera generalmente la parola come un'ombra della realtà, come un riflesso. Sarebbe più giusto dire il contrario! La realtà è un'ombra della parola. La filosofia è, in fondo, filologia, studio profondo e creatrice del verbo.
Studio, 1936, Numeri 3/4
Una possibile versione della traduzione dal polacco di Thérese Douchy
Bruno Schulz, Oeuvres complètes, Denoël 2004
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Scienza come mito
Domanda: Quando scrive qui nel suo capitolo "La poesia della scienza", si spinge a conseguenze estreme quando dice che forse l'umanità al momento non sa affatto dove si concretizza la sua qualità poetica e crede ancora che avvenga solo in letteratura. In realtà gli scienziati stanno facendo una nuova poesia.
Enzensberger: È una tesi forte, ma si può introdurre qualcosa in suo favore, ad esempio questo riguarda per lo più le scienze più avanzate. Come detto, la biologia è una scienza relativamente giovane, in una certa misura acerba, nella fisica... La fisica ha raggiunto uno stadio di materialismo - cioè possiamo chiarire tutto come il demone di Laplace: se posseggo i dati, posso prevedere tutto, è completamente deterministico - ma da questa visione deterministica la fisica si è allontanata da tempo. Per quello che raccontano oggi la cosmologia, l'astrofisica, la fisica delle particelle, queste si potrebbero oggi designare come miti, svolgono un ruolo simile al mito, una funzione simile al mito. Non è identico al mito greco, ma ha una funzione simile per la nostra coscienza, cioè sono immagini che ci rendono il mondo più comprensibile, così come appunto le vecchie mitologie avevano lo stesso scopo, ci consentivano di orientarci. Perché sapevamo che Venere è l'amore, Zeus il tuono, e ci si poteva spiegare tutto, almeno spiegare nel senso di avere comprensione, di non sentirci più estranei al mondo, bensì trarne un senso. E oggi è anche così: questo universo che viene descritto nelle scienze è analogo ai racconti. La storia del big bang, lo sviluppo dell'universo a partire da questo evento, come vengono di solito descritti? L'espansione, lo spostamento verso il rosso, ecc., tutto ciò è anche un mito, analogo ad un mito. È una produzione molto forte. Non è niente di facile, non è niente di semplice, non si può costruire il mito ogni giorno, ma è forte.
D.: Se posso richiamare la sua attenzione. Ci fu un congresso nella DDR, nel momento in cui questa repubblica sviluppava al massimo la sua coscienza di sé. In realtà, dicevano, si tratta di dissipazione di vento stellare, attraverso il vento delle stelle, di stelle enormi, giovani. In un'economia pianificata, del tutto impossibile. Bisognava rimodellarlo. Ma era la creazione di due movimenti mitici.
E.: Laddove uno è più pieno di paure. La parsimonia, la ricerca della dissipazione dell'universo. Anche la biologia ha bisogno della fecondazione di milioni di cellule seminali che si distribuiscono: una incredibile esplosione di energia. I cosmologi si chiedono quanto simile sia l'universo.