sabato 20 febbraio 2010

Lettera

Drohobycz, 16 agosto 1935

Ho una cattiva coscienza pensando a voi; potrei certamente giustificarmi invocando lo spezzettamento e la disorganizzazione del mio impiego del tempo a Varsavia; ma perché provare a discolparmi? Alcune spiegazioni peggiorano solo le cose: più esse si sforzano di mettere ordine ai fatti con esattezza, più sembrano artificiali e tirate per i capelli. Ha fatto bene a ricordarmi Rilke. Ogni volta che si è depressi per le proprie sconfitte nel campo della creazione (sconfitte di cui nessuno può sapere niente) è bene invocare il suo nome. L'esistenza dei suoi libri ci prova che le masse sorde e ingarbugliate delle idee che non sono state formulate possono ancora affiorare in superficie, meravigliosamente distillate. La precisione e la purezza della distillazione rilkiana non possono che riconfortarci, gli sforzi che compio per scrivere mi lasciano letteralmente spossato. Gli scrittori (quelli del mio genere, in ogni caso) sono le creature più miserabili che ci siano sulla terra. Devono continuamente mentire, presentare in modo convincente - come qualche cosa di compiuto e reale - quello che si trova in realtà allo stato di disgregazione e di caos. Il fatto che io possa rappresentare per qualcuno quello che Rilke rappresenta per me mi commuove e al contempo mi imbarazza. Non credo di meritare l'onore di un tale paragone. D'altronde, non prendo la cosa troppo sul serio.
Sarei contento di restare in contatto con lei, e mi domando che forma prenderà questo contatto.
Le mando con lo stesso corriere un esemplare de Le botteghe color cannella.
I miei saluti più cordiali.

Bruno Schulz
Bruno Schulz, Oeuvres complètes, Denoël 2004

Lettera a Romana Halpern, amica e confidente di Schulz a Varsavia, grande amante della letteratura e dell'arte. Figlia del giornalista Aleksander Kenig, abbandona gli studi alla scuola d'arte drammatica per lavorare all'ufficio cinematografico. Riesce a sfuggire dal ghetto durante il grande rastrellamento del luglio del 1942 e a lasciare suo figlio in un internato. Grazie alla conoscenza di quattro lingue straniere e della stenografia, trova lavoro, sotto falso nome, in un ufficio di una società di import-export tedesca a Cracovia. Arrestata dalla Gestapo nel settembre del 1944 e incarcerata, viene fucilata poco tempo prima della liberazione di Cracovia. Le lettere di Schulz alla Halpern sono state ritrovate dal figlio di questa dopo la liberazione di Varsavia nel vecchio appartamento di via Jasna 17, tra macerie e vetri. Un motivo in più per postarne una qui.

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