martedì 15 novembre 2011

Il fine orecchio di Giove

Dunque primieramente in provvedere
A se di novo capo in quelle strette
Porre ogni lor pensier le afflitte schiere
Per lo scampo comun furon costrette:
Dura necessità, ch’uomini e fere
Per salute a servaggio sottomette,
E della vita in prezzo il mondo priva
Del maggior ben per cui la vita è viva.

Stabile elezion per or non piacque
Far; né potean; ma differire a quando
In Topaia tornati, ove già nacque
La più parte di lor, la tema in bando
Avrian cacciata, e le ranocchie e l’acque
E seco il granchio barbaro e nefando,
Né credean ciò lontan lunga stagione,
Avrian posto in eterna obblivione.

                               

 Miratur Agenore nata,
quod tam formosus, quod proelia nulla minetur;
sed quamvis mitem metuit contingere primo,
mox adit et flores ad candida porrigit ora.
gaudet amans et, dum veniat sperata voluptas,
oscula dat manibus; vix iam, vix cetera differt;
et nunc adludit viridique exsultat in herba,
nunc latus in fulvis niveum deponit harenis;
paulatimque metu dempto modo pectora praebet
virginea plaudenda manu, modo cornua sertis
inpedienda novis; ausa est quoque regia virgo
nescia, quem premeret, tergo considere tauri,
cum deus a terra siccoque a litore sensim
falsa pedum primis vestigia ponit in undis;
inde abit ulterius mediique per aequora ponti
fert praedam: pavet haec litusque ablata relictum
respicit et dextra cornum tenet, altera dorso
inposita est; tremulae sinuantur flamine vestes.

Ovidio, Metamorfosi, II, 858-875

Dopo anni di inani tentativi e molte insistenze, la dea della democrazia, Sola, riuscì a convincere Giove ad ascoltare le preci del popolo di Roma.

- Gioove! Gioove! Gioove!
- ...
- Gioove!
- ...
- AGGIOVE!
- Anvedi, ancora la pischella. Che d'è?
- Giove, sono 17 anni che non muovi neanche un dito mignolo, per il popolo di Roma.
- E daje co' 'sta storia. Nun me va de faticà, gnaafò. Nun hai visto che anche quanno c'ho le sembianze de Zzeus nun lancio manco un nocciolo d'oliva sull'Ellade?
- Fallo almeno per Europa. Non ci pensi proprio più, ad Europa?
- Eh, se ce penzo, tutti i ggiorni che mando sulla tera, ce penzo.
- Allora rispondi al popolo di Roma. Dice che se gli dai quello che chiede, Europa ritorna da te, in tutto il suo splendore.
- Ma davero davero? E che vvo', er popolo?
- Non lo senti? Mari e monti, Giove, mari e monti.
- E che cce vo'. Ecchetelo tiè.

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