car des Lancelots du Lac, des Amadis, des Huons de Bordeaux, et tels fatras de livres à quoy l'enfance s'amuse, je n'en cognoissoys pas seulement le nom, ny ne fois encores le corps ;
Montaigne, Essais, I
Uns ours emplumés
Fist semer uns blés
De Douvre a Wissent.
Uns oingnons pelez
Estoit aprestés
De chanter devant,
Qant sor un rouge olifant
Vint uns limeçons armés
Qui lor aloit escriant :
« Fil a putain, sa venez ! »
Je versefie en dormant.
Fatrasies d’Arras, Bibliothèque de l'Arsenal, Paris, 3114, 2de moitié du XIIIe siècle
Un orso piumato
Fece seminare grano
Da Dover a Wissant.
Una cipolla pelata
Era pronta
A cantare davanti,
Quando su un rosso elefante
Venne una lumaca armata
Che andava loro gridando:
«Figli di puttana, venite qua!»
Versifico dormendo.
La nota in calce ai versi tratta dal libro in cui li ho trovati (Ralph Dutli, Fatrasien. Absurde Poesie des Mittelalters, Wallstein, Göttingen, 2010) precisa che Dover è una città inglese sul Canale della Manica e Wissant una località francese tra Calais e Boulogne-sur-Mer. La nota prosegue ricordando che tra le due località c'è solo il mare.
Il passo di Montaigne che ho inserito in esergo si riferisce alle sue letture infantili, ed in particolare al piacere che traeva dalla lettura delle Metamorfosi di Ovidio all'età di sette od otto anni, in contrapposizione ai fatras di libri di letteratura cavalleresca. Qui si è molto meno schizzinosi.
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