mercoledì 12 settembre 2012

Or, en étudiant le développement de l'Italie

Or, en étudiant le développement de l'Italie, on reconnait que cette marche vers la conscience, c'est-à-dire vers la souveraineté de la raison, n'a nullement été la sienne. Si l'on veut appeler protestantisme, philosophie, révolution, les trois phases du developpement moderne, il faut dire que l'Italie est restée également étrangère à ces trois manifestations. Le protestantisme n'y a gagné que des partisans isolés ; l'Italie est restée catholique. Voltaire a passé, et l'Italie est restée religieuse à l'ancienne manière. La Révolution a créé dans le monde l'idéal indéfiniment perfectible d'une société rationelle, et l'Italie est réstée un pays mal organisé, où le droit n'existe que sous forme de privilége et le bien que sous forme d'abus.

Ernest Renan, Essais de morale et de critique, Calmann Lévy Éditeurs, Paris 1889, page 219

Ora, studiando lo sviluppo dell'Italia, si riconosce che questa marcia verso la coscienza, vale a dire verso la sovranità della ragione, non è stata per niente la sua. Se si vogliono chiamare protestantesimo, filosofia, rivoluzione, le tre fasi dello sviluppo moderno, bisogna dire che l'Italia è rimasta egualmente estranea a queste tre manifestazioni. Il protestantesimo vi ha conquistato solamente qualche partigiano isolato: l'Italia è rimasta cattolica. Voltaire è passato, e l'Italia è rimasta religiosa all'antica. La Rivoluzione ha creato nel mondo l'ideale indefinitamente perfettibile di una società razionale, e l'Italia è rimasta un paese mal organizzato, in cui il diritto esiste solo sotto forma di privilegio e il bene solo sotto forma di abuso.

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L'ho aperto, presa per mano da Benjamin, per leggere il capitolo La Poésie de l'Exposition (pag. 353), da cui avrei voluto solo riprendere il passaggio citato da lui (Le Vatican, cet incomparable sanctuaire du grand art, est, sous le rapport du confortable, le plus triste palais du monde, nu, délabré, inhabitable, ouvert à tous les vents. Note : La seule aile qui soit habitée est moderne et insignifiante du point de vue de l'art), ma mi son fatta distrarre, e molto, mentre la mente andava al duomo di Milano visto da Giono nel suo Voyage en Italie (Il y a aussi ce Duomo qui ne vaut pas un pet de lapin), da Dom Luigi Tosti, ou le Parti guelfe dans l'Italie contemporaine (pag. 205), da cui è tratto l'estratto, e da Les Révolutions d'Italie (pag. 243).

Da questi appunti uscirà qualcosa, un giorno. Nel frattempo, sempre per il tramite di Benjamin, ho trovato una valanga di testimonianze dell'epoca dello sventramento di Parigi da parte di Haussmann, tutte concordi nell'individuarne lo scopo nell'eliminazione delle condizioni urbanistiche idonee all'innalzamento di barricate tra palazzi prospicienti, più che per risanare quartieri poveri, come ufficialmente sostenuto all'epoca. Uno scopo brillantemente raggiunto, con l'effetto bonus dell'aumento degli affitti, il che diede vita ad un cambiamento radicale nella distribuzione geografica della popolazione in base al censo che da allora non ha mai cessato di accentuarsi: ricchi dentro, poveri fuori, costretti a pendolare ogni giorno tra l'abitazione all'esterno ed il luogo di lavoro all'interno della città. Forse, per lo scoppio definitivo della rabbia delle banlieues, è solo questione di tempo, quello necessario a raggiungere una certa densità di popolazione ed una data distanza tra gli edifici nelle periferie.
Ci sono anche altre interpretazioni, naturalmente, da parte di coloro, tra le fonti di Benjamin, che sono inclini a considerare anche fattori diversi da quelli strettamente politico-sociali. Costoro hanno individuato nell'allargamento e nel prolungamento delle strade una migliore disposizione urbanistica concepita per tutt'altro motivo: les promenades delle signore in abiti di crinolina, che aveva bisogno del suo spazio, per essere valorizzata e sfoggiata a dovere.
Quando, svirgolando in bici, guardo il giapponese di turno che rischia la vita, piazzandosi in mezzo al traffico di auto, bus e pullman che ingorgano avenues e boulevards, spunta un terzo filone interpretativo, ancora inspiegabilmente inesplorato, della vera natura dell'opera di Haussmann: offrire le condizioni migliori possibili ai turisti per fotografare il palazzo che si staglia, immancabile, in fondo alla via. Profetico, il barone.
La profezia non è tra le mie qualità. Mai avrei immaginato di rientrare a casa in un paesaggio urbano adatto, ad un tempo, alla fine delle rivoluzioni, alla crinolina francese ed al turista giapponese.


3 commenti:

  1. Non potremmo dire lo stesso di Corso Ercole d'Este a Ferrara?
    Bella la bicicletta, è quella del comune?
    Ripercorrere i "Passages" con la bicicletta ha qualcosa di spregiudicato...

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  2. Non credo. A quale rivoluzione in senso proprio avrebbe posto fine il piano urbanistico ferrarese? Ricordo solo (ci andavo ogni tanto per lavoro, qualche anno fa) che il castello fu costruito per proteggere i duchi dalle rivolte (non rivoluzioni, che l'Italia non ha conosciuto, solo rivolte) della popolazione e non, come di norma avviene, da attacchi esterni. Se ricordo bene, nell'episodio più violento, i ferraresi bruciarono il responsabile delle imposte e l'archivio che ne teneva memoria.
    E poi non so quanta crinolina girasse per Ferrara nell'Ottocento e quanti giapponesi vi girino oggi.

    Sì, è una bicicletta del sistema di noleggio messo a disposizione dal comune.

    Forse, ma non mi infilo nei passages in bicicletta, tuttavia.

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    1. ai ragione ho fatto il passo più lungo della gamba: non c`è nessuna rivoluzione da domare a ispirare l'"Addizione Erculea". Volevo sottolineare il tentativo "razionale" di Rossetti nel costruire l"Arianuova", e guarda caso a Ferrara più o meno nello stesso periodo troviamo una delle poche "orme" protestanti con Renata di Francia...insomma piu una questione di broccati che di crinolina...in ogni caso zero rivoluzioni, pochi giapponesi e qualche russo.
      Bellissima la nota sul "plus triste palais du monde".

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