sabato 8 settembre 2012

In un sabato di settembre

Herbsttag

Herr: es ist Zeit. Der Sommer war sehr groß.
Leg deinen Schatten auf die Sonnenuhren,
und auf den Fluren laß die Winde los.

Befiehl den letzten Früchten voll zu sein;
gieb ihnen noch zwei südlichere Tage,
dränge sie zur Vollendung hin und jage
die letzte Süße in den schweren Wein.

Wer jetzt kein Haus hat, baut sich keines mehr.
Wer jetzt allein ist, wird es lange bleiben,
wird wachen, lesen, lange Briefe schreiben
und wird in den Alleen hin und her
unruhig wandern, wenn die Blätter treiben.

Rainer Maria Rilke, Das Buch der Bilder

Per persone serie
Giorno d'autunno, traduzione di Giaime Pintor.

Per persone meno serie
In questo sabato di settembre, all'insegna del frammento di Benjamin Über die Doppelbedeutung von »temps« im Französischen (sul doppio significato di "temps" in francese), che mi suggerisce una ricchezza nella povertà e non un'insanabile carenza del francese e dell'italiano, come invece tendevo a pensare io, rispetto a Zeit e Wetter della lingua di Benjamin, nell'attesa che arrivi l'unica cosa che possa arrestare i naufragi nel Mediterraneo: il cattivo tempo, mi sono messa a srotolare pentametri, perché sarebbe proprio ora, caro tempo, che dopo il caldo dell'estate lasciassi stendere le tue ombre sulle meridiane e dessi finalmente libero spazio al vento di lisciare l'erba delle campagne. Si tratta, in fondo, di compiere solo qualche minimo gesto ancora: rendere rotondi i frutti tardivi, dar loro ancora un paio di giorni sereni fino a farli maturare appieno e trasfondere nel vino denso l'ultimo residuo di dolcezza. Chi ora è senza casa, non se la costruirà più. Chi ora è solo, a lungo solo dovrà restare, aspettare il sonno, leggere, scrivere interminabili lettere e vagare inquieto per le strade quando sarà per le foglie il tempo di provare a spiccare il volo, prima di cadere.

Ho notato che inizia per Herr. 

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