domenica 4 dicembre 2011

Il motto di nonna Eugenia

L'Italia è una repubblica immaginaria, fondata su uno zoccolo di rocce metaforiche.
Luigi Meneghello, Le carte, Rizzoli, 1999


Mia nonna è del '23. Stasera è dai miei. Ci siamo appena sentiti e visti via Skype.

- Ciao, Franci, com'ea?
- Ciao, nona.
- Sutu serada?
- Sì, ma no' ho pi' freve, stae meio.
- Va in let' al coert' e fa 'na bea sudada.
- 'A fae, 'a fae. E ti, come statu, nona?
- To' nona 'a è vecia, satu?
- Eh. Vutu tornar indrio?
- Ma gnianca... gnianca de un giorno. Avanti Savoia!

5 commenti:

  1. Si può subaffittarla, questa nonna? Io son rimasto senza e questo mi sembra un modello eccezionale.

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  2. Si può, purché si prenda il modello in toto, il che significa sentirsi dire anche altro:

    Cugino - Nona, luni te presente 'a me morosa.
    - Bon, che 'a vegne. 'A te piase?
    Cugino - Ah, se 'a me piase. 'A è bea bea, nona.
    - Bea bea bea ... píchetea al col!

    (invito ad appenderne l'immagine al collo, come se fosse un ciondolo).

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  3. Per dirla nel gergo dei gadget, quello che mi descrivi non è un difetto, è una funzionalità.

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  4. (Nella bassa padana le vecchine le fanno meno fini, comunque. Mia prozia, ai tempi sui novanta, rivolgendosi a mia madre che ne avrà avuti minimo sessantacinque: "certo che voi giovani, con tutta questa biancheria intima, per fare una sveltina vi ci vuole la roncola".)

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  5. (Se le funzionalità meno fini vanno poste tra parentesi, eccone un'altra, sempre da confine tra Friuli e Veneto, sempre con mia nonna, questa volta ad una mia cugina, allora adolescente, in partenza per uno dei primi viaggi con dei coetanei: "Sta 'tenta: vara 'a farte funzionar")

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