Dice Barbara Spinelli che "il disfacimento raggiunge l'acme quando si parla di grazia, o di commutazione della pena da detentiva a pecuniaria (solo il politico straricco può permetterselo). Tutto si confonde ed evapora, il delitto per primo, quando le parole vengono distorte dagli eufemismi che addolciscono il reale, o dai disfemismi che lo intenebrano: quando al posto di impunità si dice agibilità, o quando la giustizia è chiamata plotone di esecuzione. Daranno un altro nome anche alla grazia. La ribattezzeranno chissà come: stabilità, responsabilità, prudenza. Apparirà saggezza, graziare un pregiudicato che lasci il Senato prima che il Parlamento si pronunci. Senza ammettere alcunché, il frodatore sarà incensato come nobile e statista".
Ha ragione. Leggendola, però, mi è venuto in mente che se anch'io mi augurerei che non si usassero né eufemismi né disfemismi, tuttavia non riesco ad arrivare alla conclusione che sia sufficiente usare le parole senza alterarle, per far fronte al disfacimento contrapponendo alle distorsioni della realtà la verità, a cominciare da quella lessicale. Per esempio, nella Scheda personale e biografica del mio nonno materno, emessa nel Campo di Sosta e Contumacia di Bari, a me evidentemente molto cara, il motivo del rimpatrio di mio nonno è stato qualificato come: rimpatrio.
Al di là del rischio della tautologia, poi, rimangono, fra le altre, le questioni dell'interpretazione, del contesto, ecc. Per restare allo stesso esempio, quando l'otto settembre non vorrà dire più nulla e qualcuno ripasserà di qui, finirà che lo sbandamento addebitato a mio nonno Romeo in data 9 settembre 1943 sarà attribuito a lui e a lui solo, un maldestro autista sbandato in curva durante una spensierata vacanza nel Peloponneso e rientrato in Italia su una nave da crociera francese.
Carissima Francesca,
RispondiEliminaancora una volta mi ritrovo nelle cose che scrivi.Sul mio blog mi sono più volte soffermato a denunciare la sistematica manipolazione delle parole operata dal potere in ogni tempo. Anche per questo ho voluto condividere il tuo pezzo.
Grazie