Menato - A che muò favièlegi?
Ruzante - Com a fazòm nu, mo malamén. Com fa sti migiolari de fachinaria che va con la zerla per le vile. Tamentre gi è batezè, e sí fa pan com a fazòm nu. A se mariegi an. Mo l'è vero che queste guere e i soldò g'ha fato anare l'amore via dal culo.
Ruzante, Il reduce o Parlamento de Ruzante che iera vegnú de campo, 1530
Menato - E come parlano?
Ruzante - Come facciamo noi, ma malamente, come fanno questi ambulanti che come facchini vanno con le gerle per le città. Eppure nascono come noi e fanno il pane come facciamo noi. E si innamorano, anche. Ma è pur vero che questa guerra* e i soldati gli hanno fatto andare l'amore via dal culo.
Ruzante - Come facciamo noi, ma malamente, come fanno questi ambulanti che come facchini vanno con le gerle per le città. Eppure nascono come noi e fanno il pane come facciamo noi. E si innamorano, anche. Ma è pur vero che questa guerra* e i soldati gli hanno fatto andare l'amore via dal culo.
Menato - And how do they speak?
Ruzante - They speak as we do, but badly, as these street vendors do, walking around from town to town, like porters with wicker baskets. And yet they are born as we are, and they make bread as we do. And they fall in love too. But it's true that this war and the soldiers have made love leave out the ass.
* Non erano tali le infermità d'Italia, né sí poco indebolite le forze sue, che si potessino curare con medicine leggiere; anzi, come spesso accade ne' corpi ripieni di umori corrotti, che uno rimedio usato per provedere al disordine di una parte ne genera de' piú perniciosi e di maggiore pericolo, cosí la tregua fatta tra il re de' romani e i viniziani partorí agli italiani, in luogo di quella quiete e tranquillità che molti doverne succedere sperato aveano, calamità innumerabili, e guerre molto piú atroci e molto piú sanguinose che le passate: perché se bene in Italia fussino state, già quattordici anni, tante guerre e tante mutazioni, nondimeno, o essendosi spesso terminate le cose senza sangue o le uccisioni state piú tra' barbari medesimi, avevano patito meno i popoli che i príncipi. Ma aprendosi in futuro la porta a nuove discordie, seguitorono per tutta Italia, e contro agli italiani medesimi, crudelissimi accidenti, infinite uccisioni, sacchi ed eccidi di molte città e terre, licenza militare non manco perniciosa agli amici che agli inimici, violata la religione, conculcate le cose sacre con minore riverenza e rispetto che le profane.
La cagione di tanti mali, se tu la consideri generalmente, fu come quasi sempre l'ambizione e la cupidità de' príncipi: ma considerandola particolarmente, ebbono origine dalla temerità e dal procedere troppo insolente del senato viniziano, per il quale si rimossono le difficoltà che insino allora avevano tenuto sospesi il re de' romani e il re di Francia a convenirsi contro a loro; l'uno de' quali immoderatamente esacerbato condussono in grandissima disperazione, l'altro nel tempo medesimo concitorono in somma indegnazione, o almeno gli dettono facoltà di aprire sotto apparente colore quel che lungamente aveva desiderato.
La cagione di tanti mali, se tu la consideri generalmente, fu come quasi sempre l'ambizione e la cupidità de' príncipi: ma considerandola particolarmente, ebbono origine dalla temerità e dal procedere troppo insolente del senato viniziano, per il quale si rimossono le difficoltà che insino allora avevano tenuto sospesi il re de' romani e il re di Francia a convenirsi contro a loro; l'uno de' quali immoderatamente esacerbato condussono in grandissima disperazione, l'altro nel tempo medesimo concitorono in somma indegnazione, o almeno gli dettono facoltà di aprire sotto apparente colore quel che lungamente aveva desiderato.
Guicciardini, Storia d'Italia, Libro VIII, Cap. I, 1540
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