Je nizonne, je m'inscris dans une civilisation vivante, succulente, truculente, immanente.
Xavier Grall
Se si passa a Pont-Aven, non si può evitare, oltre alle omonime galettes, tutta la paccottiglia legata al soggiorno, in quel paese, di Gauguin, che pur vi passò solo qualche anno della sua vita: il consueto indotto dell'industria del ricordo, come quella di Goethe a Francoforte e a Weimar o di Aristotele a Stagira.
Se però, al posto di girare per le vie trafficate e un po' troppo bombonierose di Pont-Aven, ci si sposta nella vicina Nizon, oltre ad apprezzarne il bel campo di pétanque, centralissimo, proprio di fronte alla chiesa e alla mairie, e, con l'occasione, le more che vi crescono lungo un intero lato, si può provare - con tutti i limiti del turista che abbia solo essenzialmente triestato, bassanato, milanato, frankfurtiert e parisé - a nizonnare un po', partendo vuoi dalle installazioni effimere realizzate dai suoi abitanti nei limitrofi boschi durante l'annuale festa delle capanne, se si ha la fortuna di trovarli, vuoi dalle opere di Hangar't, cui molti abitanti del paese hanno contribuito, colorando copie di foto di famiglia, antiche e più recenti.
Se non sono riuscita ad imbattermi nelle loro capanne, pur avendone cercato i resti dell'ultima edizione della festa lungo le rive dell'Aven, ho avuto la fortuna di vederne alcune tele in una mostra in corso a Quimper, di cui la mia preferita è quella che riproduce Louise Laz e Anne Furic in auto nel 1937, e di ritrovarne riprodotte delle altre in giro per la rete, che ringrazio in modo generale.
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