domenica 12 maggio 2013

"J'attends, j'ai tout le temps"


L'opera non ha bisogno di nessuno. Walter Benjamin ha scritto che un'opera avrebbe potuto dormire cinquecento anni e trovare un lettore: il testo resterà sempre giovane. Non si può quindi sostenere che sia la sua ricezione, a crearla. Consideri la musica di Vivaldi, che ora è la tappezzeria musicale del nostro quotidiano. Per molto tempo non se ne poteva trovare una registrazione, non una singola partitura! Essa è stata riesumata dal suo oblio appena nel XX secolo. In realtà, credo che siamo noi ad avere la fortuna di ricevere l'opera, e non viceversa. Il testo è là e dice: "Aspetto, ho tutto il tempo". La pazienza è dalla parte dell'opera.
Chiaramente, vi sono dei saggi critici che sono dei classici. Ma leggeremmo ancora Contre Saint-Beuve di Proust se non fosse stato scritto proprio da Proust? Bisogna quindi rimanere scrupolosamente modesti, di fronte a questa differenza. Lo dico a coloro che sostengono che l'importanza di un testo risieda anche nella sua decostruzione, quindi anche in quello che se ne può dire solo di per sé: il sig. Steiner ha bisogno di Racine quasi giorno e notte, ma Racine non ha nessun bisogno del sig. Steiner. Dimenticare solo un secondo questa distinzione, questo è il vero tradimento degli intellettuali.

George Steiner intervistato da Greg Funnell per Le Monde, 11 maggio 2013

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