Lieber Dr. Thomas Mann! Obwohl wir uns nicht persönlich kennen, muß ich Sie darüber informieren, daß vor drei Wochen ein Deutscher in unsere Stadt gekommen ist, der behauptet, Sie zu sein. Da ich Sie - wie wir alle in Drohobycz - nur von Fotografien aus den Zeitungen kenne, kann ich nicht mit letzter Sicherheit sagen, daß Sie es nicht sind, aber allein die Geschichten, die er erzählt - von seiner abgetragenen Kleidung und dem starken Körpergeruch abgesehen, der ihn umgibt -, machen ihn verdächtig.
Maxim Biller, Im Kopf von Bruno Schulz, 2013
Caro Dottor Thomas Mann! Nonostante non ci conosciamo personalmente, devo informarLa del fatto che un tedesco che sostiene di essere Lei è venuto nella nostra città tre settimane fa. Siccome io - come noi tutti, a Drohobycz - La conosco solo da fotografie sui giornali, non posso dire con tutta certezza che Lei non sia lui, ma già le storie che lui racconta - fatta eccezione per il suo vestito liso e il forte odore del suo corpo, che lo circonda - lo rendono sospetto.
Nel 1938, Bruno Schulz scrisse una lettera a Thomas Mann, allora in esilio a Zurigo, accompagnata da un racconto scritto in tedesco. Non ci sono giunti né la lettera né il racconto. Maxim Biller ha provato a colmare questa lacuna.
È da un po' che mi capita di leggere tentativi di colmare lacune di questo tipo. Sono tanto numerosi che mi vien da pensare che si scrivano solo libri così o almeno che io, più o meno inconsciamente, non cerchi che quelli. Del resto, come avrei potuto resistere al racconto di Juna (deludente), a quello di Maggiani, che dà voce al popolo privo di voce (molto bello, almeno in quella parte) o alla storia di Benjamin che riesce ad imbarcarsi per gli Stati Uniti (audace)? Se l'avessi fatto, avrei ignorato che, quando io avevo 7 anni e cercavo volumi in una piccola biblioteca di quartiere, Benjamin passava il tempo nella biblioteca pubblica di New York. Di questo passo, prima o poi troverò i nomi dei mandanti delle stragi italiane, almeno in letteratura.
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