lunedì 2 novembre 2015

Tu frut, tu omp, tu muart

Celeste Bach!

Tu frut, tu omp, tu muart,
pleas in ta la çera a vif
l'eternitàt tai nustris cuarps.
A vif l'eternitàt tal flour
dai nustris aìns q'a no finissin...
Ma cui çantia tant dols e alt,
  «Crist!
viers li puartis serenis
viers li puartis q'a entri
jenfra i òmis la muart»?

Pier Paolo Pasolini
Fondo Pasolini presso Luigi Ciceri





Tu ragazzo, tu uomo, tu morto
piegati sulla terra vive
l'eternità nei nostri corpi.
Vive l'eternità nel fiore
dei nostri anni che non finiscono...
Ma chi canta così dolcemente e forte
  «Cristo!
verso le porte serene
verso le porte da cui entra
in mezzo agli uomini la morte»?

Bach rappresentò per me in quei mesi la più forte e completa distrazione: rivedo la stanzetta dei Cicuto, il leggio aperto alla luce della finestra, P[ina] che dà la pece all’arco, e lo spartito delle “sei sonate”…rivedo ogni rigo, ogni nota di quella musica; risento la leggera emicrania che mi prendeva subito dopo le prime note, per lo sforzo che mi costava quell’ostinata attenzione del cuore e della mente. La piccola stanza spariva, sommersa dall’argento freddissimo e ardentissimo del Siciliano: io lo ascoltavo e lo svisceravo, particolare per particolare; avevo scritto degli “studi” […]. Era soprattutto il Siciliano che mi interessava, perché gli avevo dato un contenuto, e ogni volta che lo riudivo mi metteva, con la sua tenerezza e il suo strazio, davanti a quel contenuto: una lotta, cantata infinitamente, tra la Carne e il Cielo, tra alcune note basse, velate, calde e alcune note stridule, terse, astratte. come parteggiavo per la Carne! Come mi sentivo rubare il cuore da quelle sei note, che, per un’ingenua sovrapposizione di immagini, immaginavo cantate da un giovanetto. E come, invece, sentivo di rifiutarmi alle note celesti! È evidente che soffrivo, anche lì, d’amore; ma il mio amore trasportato in quell’ordine intellettuale, e camuffato da Amore sacro, non era meno crudele.
Dai Quaderni rossi

3 commenti:

  1. Mandi Francesca, puedio dâti dal tu?
    Leint ca e là, no ai capît se tu sês furlane, ma di sigûr tu sês buine di lei ce che o scrîf.
    E alore ti dîs graciis, dome chest.
    Tal scrîf ca, ma al vâl par ogni articul che tu âs scrit che cumò, cun pazience, o leiarai (ancje se par nûf agns di blog mi coventaran mês)
    Pablo

    RispondiElimina
  2. Mandi Pablo, certo che mi puoi dare del tu. Sono solo capace di leggerlo, da ex vicina di casa, in quanto nata a Trieste, quindi con molti limiti, ma con tutta la curiosità ed il rispetto che provo nei confronti delle lingue in generale, compresa la lengua furlana, ed anche dei dialetti (di cui so il triestino ed il veneto orientale, che è quello di mia nonna, nata ad un tiro di schioppo da Cjons). Non ha e non induce fretta, questo blog: buona lettura, quindi, e grazie a te.

    RispondiElimina
  3. Dove "lengua" è come la chiamava mia nonna, eh.

    RispondiElimina