Filippo, andando in barca sul Tamigi: "Mi è successo qualcosa di
strano. Mi sono messo a leggere la Divina Commedia su cui faccio corsi
di lezioni e conferenze da vent'anni. Finora non me la sentivo, dovendo
insegnarla, di andare anche a leggerla. Le parti che avevo letto a
scuola (e un po' da militare, durante le marce) le so più o meno a
memoria, ma naturalmente non sono sicuro chi siano o di dove i
personaggi, tranne quando i versi me lo dicono:
e se' Alessio Interminei da Lucca.
Sullo slancio mi sono messo anche a leggere le altre "opere" di Dante. È uno spasso.
Ma il libro che conosco meno tra quelli
che insegniamo è però un testo più recente, Il Gattopardo. Questo
letteralmente non l'ho mai letto, a dispetto del fatto che da
oltre un decennio ci faccio lezione, assegno e leggo "saggi", invento
domande per i compiti scritti d'esame, e do voti alle risposte. Sul
libro (plot e personaggi) so tutto ciò che dicono gli studenti. Non ho alcuna curiosità di
leggerlo." Così Filippo, trasognato.
Luigi Meneghello, Le carte, cit. più volte
Avendo insegnato per 36 anni posso dire, con piena cognizione di causa, che non è poi un fenomeno così raro. Giusto lo scorso giugno una collega, insegnante di italiano, mi ha detto che I promessi sposi non le servono perché ha i compendi. E no digo altro, come dice l'amico Francesco.
RispondiEliminaChissà quanti bei libri (plot, personaggi) si inventano quando anche gli studenti fanno lo stesso gioco.
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