Migranti, clandestini, profughi, rifugiati, richiedenti asilo, illegal aliens, undocumented immigrants, sans-papiers: con giravolte continue se ne definiscono i contorni, se ne regolano le accezioni.
In questo momento, illegal alien è preferito dai repubblicani statunitensi, mentre undocumented immigrant dai democratici. In Italia, si riconosce un simpatizzante di destra da uno di sinistra nello stesso modo: il primo non disdegna di parlare di clandestini, il secondo ha una chiara preferenza per migrante. Un po' ovunque in Europa, un rifugiato merita più rispetto di un profugo, il profugo più di un migrante e quest'ultimo più di un clandestino - sappiatelo, ricercatori del futuro. L'expatriado e i suoi omologhi, avendo sia los papeles sia una professione, non hanno alcun problema di rispetto, anzi, possono essere persino motivo di vanto, perché contribuiscono alla giusta dose di diversity ed alla vitalità del mercato immobiliare.
La distinzione tra migrante legale e illegale è in palese via di estinzione, almeno sulla stampa. Per questione di brevità, i giornali preferiscono in genere usare migrante e basta, senza qualificazioni, anche se nella stragrande maggioranza dei casi l'illegalità è sottintesa. Un migrante, nel momento in cui scrivo, potrebbe in breve tempo raggiungere lo status esclusivo di sinonimo di migrante illegale. Il migrante, se è molto fortunato, diventa immigrato: in questo caso, una volta stabilitosi, diventa un individuo di origine straniera, ovvero mit Migrationshintergrund, concetto che però si estende anche ai suoi figli, anche quando sono nati nel paese in cui il genitore è riuscito ad immigrare. L'ex concetto di migrante legale tende via via a ridursi al solo turista, che è tuttavia un termine in via di rapido deterioramento, in particolare a Barcellona, Lisbona e Heidelberg, a Venezia il deterioramento essendo giunto a compimento già da decenni.
In via generale, il migrante non dovrebbe migrare, né del resto il rifugiato rifugiarsi, in particolare in Polonia, pur venendo così meno alla sua ragion d'essere, a meno che non riceva un invito a farlo, meglio per iscritto su carta intestata dello Stato concerné, nel qual caso rientra nella famiglia dell'immigration choisie, cui si contrappone quella subie.
La distinzione tra migrante legale e illegale è in palese via di estinzione, almeno sulla stampa. Per questione di brevità, i giornali preferiscono in genere usare migrante e basta, senza qualificazioni, anche se nella stragrande maggioranza dei casi l'illegalità è sottintesa. Un migrante, nel momento in cui scrivo, potrebbe in breve tempo raggiungere lo status esclusivo di sinonimo di migrante illegale. Il migrante, se è molto fortunato, diventa immigrato: in questo caso, una volta stabilitosi, diventa un individuo di origine straniera, ovvero mit Migrationshintergrund, concetto che però si estende anche ai suoi figli, anche quando sono nati nel paese in cui il genitore è riuscito ad immigrare. L'ex concetto di migrante legale tende via via a ridursi al solo turista, che è tuttavia un termine in via di rapido deterioramento, in particolare a Barcellona, Lisbona e Heidelberg, a Venezia il deterioramento essendo giunto a compimento già da decenni.
In via generale, il migrante non dovrebbe migrare, né del resto il rifugiato rifugiarsi, in particolare in Polonia, pur venendo così meno alla sua ragion d'essere, a meno che non riceva un invito a farlo, meglio per iscritto su carta intestata dello Stato concerné, nel qual caso rientra nella famiglia dell'immigration choisie, cui si contrappone quella subie.
Il vocabolario europeo si sta arricchendo anche di nuovi, raffinati termini e concetti all'altezza della sua storia: Asylbetrüger, welfare tourist. Il primo è un migrante che al posto di rispondere agli annunci di lavoro del proprio paese, preferisce chiedere asilo in Germania. Il secondo è un migrante che, dopo aver comparato le tabelle delle prestazioni sanitarie, scolastiche, pensionistiche, ecc. dei diversi paesi europei, sceglie il paese che ne garantisce il miglior rapporto qualità-prezzo, che è sempre l'Inghilterra, secondo il primo ministro inglese, anche se i Nuovi Finlandesi sono di tutt'altro avviso.
Un migrante si può rinchiudere fino a 6 mesi, prorogabili di ulteriori 6 mesi, per poterne accertare l'identità. Si può provare ad impedirgli l'accesso con una barriera, che può essere accettabile e finanziata da fondi europei, come quella di Ceuta e Melilla, o sconveniente e stigmatizzabile, come quella ungherese. Sulla mano di un migrante si può scrivere un numero con un pennarello. Un migrante si può lasciar vivere in campi improvvisati privi d'acqua o sugli scogli tra due stracci, si può espellere in un paese sicuro come la Libia, si può anche bastonare. Un migrante non può farsi assumere, affittare un appartamento, aprire un conto in banca o guidare un'auto: è già così in molti paesi, ma l'Inghilterra lo sta per introdurre nel suo corpus legislativo. Meglio togliere ogni dubbio e privilegiare la certezza del diritto. In via preventiva, prima che varchi quella linea immaginaria che separa noi dagli altri, contro un migrante si possono usare i gas lacrimogeni, per il momento sia in Macedonia sia in Grecia. Come segnale di benvenuto, contro l'Asylbetrüger, si può usare il fuoco, come attestato in una lunga serie di azioni, talvolta sostenute da cittadini non militanti e da famiglie per bene, accompagnate dai figli. Contro un uomo no, contro un uomo non si può fare niente di tutto questo, l'uomo ha dei diritti inalienabili.
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