Sehr verehrter, lieber Herr Professor,
haben Sie meinen herzlichsten Dank für den Max Weber, mit
dem Sie mir eine große Freude bereitet haben. Daß ich Ihnen trotzdem
erst heute für die Schrift danke, hat einen bestimmten Grund: eine
Stellungnahme ist mir von vornherein durch Titel und Einleitung
erschwert. Es handelt sich dabei nicht darum, daß Sie in Max Weber den
großen Deutschen, sondern daß Sie in ihm das „deutsche Wesen“ darstellen
und daß Sie dieses mit „Vernünftigkeit und Menschlichkeit aus dem
Ursprung der Leidenschaft“ identifizieren.
Das bereitet mir die gleiche Schwierigkeit der Stellungnahme wie die
zu dem eindrucksvollen Patriotismus Max Webers selbst. Sie werden
verstehen, daß ich als Jüdin dazu weder Ja noch Nein sagen kann und daß
mein Einverständnis ebenso unpassend wäre wie eine Argumentation
dagegen.
Für mich ist Deutschland die Muttersprache, die Philosophie und die
Dichtung. Für all das kann und muß ich einstehen. Aber ich bin zur
Distanz verpflichtet, ich kann weder dafür noch dagegen sein, wenn ich
den großartigen Satz Max Webers lese, zur Wiederaufrichtung Deutschlands
würde er sich auch mit dem leibhaftigen Teufel verbünden. Und in diesem
Satz scheint mir gerade das Entscheidende offenbar zu sein.
Diese Hemmung wollte ich Ihnen mitteilen, obwohl sie beim Weiterlesen
schwindet. Es bleibt für mich eine Divergenz bestehen zwischen dem
Fortgang und der Einleitung, dem Fortgang, für den es entscheidend wird,
daß Freiheit nicht mit Deutschheit identifiziert werden darf, und der
Einleitung, in welcher Sie „Vernünftigkeit und Menschlichkeit“ doch zu
so etwas wie zu einer Eigentümlichkeit deutschen Wesens machten.
In Verehrung und Dankbarkeit
Ihre Hannah Stern
*Karl Jaspers, Max Weber, Oldenburg i. O., 1932
Esimio, caro Signor Professore,
grazie di cuore per il Max Weber, con cui mi ha dato una grande gioia. Nonostante la gioia, la ringrazio solo oggi per il testo per un motivo preciso: mi è difficile prendere posizione rispetto ad esso, fin dal titolo e dall'introduzione. Non si tratta del fatto che Lei ravvisi in Max Weber il grande tedesco, quanto del fatto che vi ravvisi "l'essenza tedesca" e identifichi quest'ultima con "la razionalità e l'umanità originate dalla passione".
Questo mi provoca la stessa difficoltà che provo nel prendere posizione rispetto all'impressionante patriottismo dello stesso Max Weber. Capirà che io, in quanto ebrea, non posso né approvarlo né rifiutarlo e che il mio accordo sarebbe altrettanto inadeguato di una mia argomentazione contro di esso.
Per me la Germania è la lingua materna, la filosofia e la poesia. Di tutto questo posso e devo rispondere. Tuttavia, sono obbligata a tenermi a distanza, non posso essere né favorevole né contraria, quando leggo la grandiosa frase di Max Weber secondo la quale, per risollevare la Germania, egli sarebbe disposto a scendere a patti persino col diavolo in carne ed ossa. Ed è proprio in questa frase che mi sembra si riveli l'elemento decisivo.
È questo ostacolo che volevo comunicarLe, nonostante esso si affievolisca, col procedere della lettura. Per me, tra lo sviluppo e l'introduzione, continua a sussistere una divergenza, tra lo sviluppo per cui diventa determinante il fatto che la libertà non possa essere identificata con la germanicità, e l'introduzione in cui Lei ha reso "la razionalità e l'umanità" pari ad una peculiarità dell'essenza tedesca.
Con ammirazione e gratitudine
Sua Hannah Stern
Già, 1933...
RispondiEliminaSi sa che fine ha fatto? Non la conosco e ho cercato in Google, ma ho trovato solo delle Hannah Stern vive e vegete.
BTW: buon anno.
In ordine sparso: buon anno e sì che la conosci: è la Arendt.
RispondiEliminaAh, quella...
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