sabato 2 febbraio 2013

Gli effetti del gallo cedrone


Nonostante il numero di liste e di candidati, non c'è una lista e nemmeno un candidato - a mia conoscenza - che proponga la rinuncia alla sovranità nazionale a beneficio di una sovranità internazionale, diciamo pure europea, per non pensare troppo in grande, considerato lo stato miserevole in cui si trova attualmente l'ONU. Non c'è nessuno che proponga l'introduzione di un passaporto europeo, disponibile ai cittadini europei che lo desiderino, l'avvio di un'istruzione europea, di una ricerca europea, di una politica ambientale europea, di un mercato del lavoro europeo, di una politica estera europea, di un sistema fiscale europeo, di una sanità europea, di un teatro europeo, ecc., men che meno l'adozione di una lingua europea.
Lo cercherei anche se vivessi ancora in Italia, probabilmente con un desiderio ancora più forte di quello che avverto in questo momento, mentre scrivo da un Paese i cui cittadini non sembrano minimamente turbati dagli interventi del loro esercito in Africa, dalle diseguaglianze che colpiscono i suoi abitanti, dal trattamento riservato a chi non è cittadino francese o europeo, dalle continue espulsioni dei rom che proseguono anche in salsa hollandaise, dalla riproduzione, nella presidenza repubblicana, di aspetti rappresentativi, simbolici ma non solo, affini a quelli di una monarchia, dalle conseguenze della vittoria dei no al referendum del 2005 sulla ratifica del trattato che avrebbe dovuto istituire una Costituzione per l'Europa.
Ho sempre votato - sempre: non mi sono tirata indietro nemmeno quando mi hanno chiesto di prendere ufficialmente posizione sul gallo cedrone e sul gallo forcello (link per i lettori scettici) - e voterò anche questa volta, ma mai come questa volta la scelta sarà difficile e sofferta.
Ho votato, come tutti, anche quando non sono state indette delle elezioni, con i miei comportamenti e le mie scelte di ogni giorno, grandi o piccole che fossero. Sto votando anche in questo istante, sto votando scrivendo e sto rivotando scrivendo queste parole e non altre.
Per restare alle elezioni ufficiali, tuttavia, non opterò, credo, per il cosiddetto voto utile, che è un voto piuttosto presuntuoso, come se votare per un partito dai sondaggi più o meno favorevoli fosse intrinsecamente più intelligente o efficace del voto dato a favore di un partito minore. Ho un debole, in fondo, per i partiti minori (destra esclusa!), per i candidati minori, di fedi minori o, meglio, di poca o di nessuna fede, non fotogenici, figli e amici di nessuno, incapaci di promettere alcunché, purché in grado di esprimere pensieri abbastanza democratici e sufficientemente aperti, rispettosi di un senso della memoria e della logica, rivolti ad un futuro non immediato ed espressi in un italiano passabilmente corretto. Sono candidati del tutto immaginari, è evidente.
Sarà stato uno strascico del voto in favore del gallo cedrone e del gallo forcello, ma quando gli elettori socialisti, alle amministrative che seguirono immediatamente l'acme della fase di "mani pulite", abbandonarono in massa il loro partito come topi in fuga da una nave in procinto di affondare, io votai, assieme a qualche altro sparuto mona e a pochissimi irriducibili, per l'unica volta in vita mia, per il P.S.I. Mi sembrava brutto dovesse scomparire quella storia lì, mi sembrava una ferita insopportabile, lasciare che il pensiero socialista italiano da Turati a Nenni dovesse cadere sotto i colpi di un epigone arrogante e volgare, mi sembrava che quell'epigone non si meritasse alcun riconoscimento politico o storico, nemmeno quello di un fallimento. Sapevo che non avrei cambiato il corso del socialismo o della sinistra italiana, ma votai così lo stesso. Fu il voto meno sofferto della mia vita di elettrice: i notabili, i detentori di tessere, gli esperti dei meccanismi clientelari, gli affaristi, i corrotti erano già migrati verso nuove, magnifiche sponde e progressive.

4 commenti:

  1. Qualcuno ha detto che le cause perse sono le uniche per cui vale la pena di battersi. E sono d'accordo.

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    1. Eh. Se ne vincesse una nella vita, non sarebbe male, però. Per esempio, per stare in tema: vedere in Italia un governo di sinistra, senza centro e trattini vari, semplicemente, una volta nella vita, un governo italiano di sinistra, di nome e di fatto.

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  2. Affinché questo avvenga è più utile votare per il voto utile.Se torna in auge il Cavaliere, hai voglia dei discorsi sull'Europa, ecc., senza considerare il danno per la nazione. Bisogna aspettare almeno fino al 2033, perché l'occasione si ripresenti per il campo riformista, come per il passaggio delle comete. Nel frattempo possiamo rimirare la parte cava della ciambella, mentre il contorno lo mangiano i soliti.

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  3. Probabilmente tu hai ragione e io ho torto, ma mi sembra che non ci sia solo il Cavaliere a cui dover contrapporre il cosiddetto voto utile: ci vorrebbero almento tre voti utili a testa, per tentare di tener testa a tutti.

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