mercoledì 25 aprile 2012


martedì 24 aprile 2012

Na dworze jest dzień pełen prozy

Zornige sahst du flackern, sahst zwei Knaben 
zu einem Etwas sich zusammenballen, 
das Haß war und sich auf der Erde wälzte 
wie ein von Bienen überfallnes Tier
(...)
Rainer Maria Rilke
Aus Der Rosenschale

Mam dzisiaj lepszy dzień, jeden z dni uspokojonych i zacisznych. Mam trochę gorączki i leżę w łóżku, nie poszedłem dziś do szkoły. Na dworze jest dzień zimny, twardy i niegościnny, pełen prozy i surowości. Ale dookoła mego łóżka obstąpiły dobre duchy, obok mnie leżą dwa tomy Rilkego, które sobie pożyczyłem. Od czasu do czasu wchodzę na chwilę w jego świat trudny i natężony, pod wielokrotne sklepienia jego nieb i znów powracam do siebie.

Bruno Schulz
Z listu do Romany Halpern


Furiosi vedesti fiammeggiare, vedesti due ragazzi
appallottolarsi in una massa sola, 
che odio era e sulla terra ruzzolava
come una bestia assaltata da api 
(...)
Rainer Maria Rilke
Da  La coppa di rose

Ho un giorno migliore, oggi, uno di quei giorni calmi e tranquilli. Sono a letto con un po' di febbre e oggi non sono andato a scuola. Fuori è un giorno freddo, duro e rigido, pieno di prosa e di asprezza. Ma gli spiriti buoni si sono raccolti attorno al mio letto, accanto a me giacciono due volumi di Rilke che ho preso in prestito. Di tanto in tanto entro, per un istante, nel suo mondo arduo ed intenso, sotto i suoi cieli dalle multiple arcate e ancora una volta ritorno a me stesso.

Bruno Schulz
Da una lettera a Romana Halpern

(per gli spiriti cattivi, cfr. qui, volendo)

domenica 22 aprile 2012

In ogni momento presente

Una foto come tante. Fascisti in una città italiana. È il 1922. 
Allo stesso tempo, però, non è proprio una foto qualsiasi. Marca il confine, in ogni momento presente, tra ciò che è tollerabile e ciò che non lo è, ed in particolare la difficoltà di riconoscere l'intollerabile per tempo, e non quando tutti ne sono capaci, come l'8 settembre del 1943. Segna il momento in cui ai lettori del Wiener Bilder, nella cui prima pagina apparve il 5 novembre del 1922, bisognava ancora spiegare che si trattava dell'ingresso di fascisti in una città italiana con la mano destra sollevata, che rappresenta il caratteristico antico saluto romano

martedì 17 aprile 2012

La Francia forte

En France, les horaires dans les piscines sont les mêmes pour tous, les médecins sont les mêmes, les menus dans les cantines sont les mêmes.

Nicolas Sarkozy, Lettre au peuple français, Avril 2012

In Francia, gli orari nelle piscine sono gli stessi per tutti, i medici sono gli stessi, i menu nelle mense sono gli stessi.

La sede della memoria

Anni di vita altrove
ed un fresco taglio di capelli
mi fa ancora sortir du cœur 
(mais pas des lèvres) :
te son 'ndà del brivec?

domenica 15 aprile 2012

La memòria té molta imaginació

Non ho mai fatto collezioni di oggetti, anche se provo curiosità per coloro che hanno la costanza di idearle, curarle ed arricchirle nel tempo, specialmente se sono intrinsecamente inadatte ad essere completate. Di alcune astrazioni sì, però. Tra le più ricorrenti figura una raccolta di incontri improbabili, del cui effettivo verificarsi o addirittura della cui verosimiglianza non mi curo troppo o affatto. Dell'incontro tra Kafka e il ladro della sua guida a Milano, del suo contesto e delle sue circostanze,  ho già raccontato una volta. Un incontro cui penso negli ultimi tempi è quello tra Benjamin e Céline nel passage Choiseul, che mi ossessiona perché ci passo di frequente, perché so che ci è cresciuto Céline e perché Passagenwerk di Benjamin è una delle opere che, suo malgrado, non è riuscito a regalarci per intero, ma solo a suggerire, a farci intravvedere, per tacere della evidente distanza intellettuale ed ideale tra i due, che può indurre a cristallizzarli, semplificando, negli archetipi del carnefice e della vittima. Li vedo incrociarsi proprio lungo quel passage (ma più verso la rue Saint-Augustin che verso la rue des Petits-Champs, che mi rimanda troppi echi kafkiani), a dispetto dei tempi che non collimano per niente, perché li seguo mentre camminano in anni diversi: Céline di fretta, facendosi largo tra i passanti che guardano le vetrine, nervoso e smanioso di vincere il Goncourt, mentre si sta dirigendo verso Drouant, il famoso ristorante proprio dietro l'angolo, dove assegnano il premio e di fronte al quale intende aspettare l'esito della votazione, che non gli sarà favorevole, Benjamin, ugualmente inconsapevole del passante che sta incrociando, appena sfiorato dal lampo del suo sguardo ed intento, piuttosto, ad osservare i piccoli gesti dei commercianti, le loro merci, l'architettura del passage e il suo rapporto col Théâtre des Bouffes-Parisiens, cui offre uno dei due accessi, e a pensare al modo in cui organizzare la propria opera e preservarla dal tempo e dagli uomini.
Questi ed altri incontri, per quanto improbabili e non poco forzati, lasciano sull'asfalto invisibili orme che cerco di seguire, alimentano i miei pensieri ad ogni passaggio nei loro luoghi, radicandosi nei miei ricordi né più né meno di incontri o, più in generale, di fatti, reali, e producendo suggestioni (di cui la principale è: cosa avrebbero fatto, come avrebbero reagito se i loro sguardi si fossero incrociati per più di qualche istante, fino a guardarsi?) e, a loro modo, costruendo memoria.
*

Acte I
Poema de la permanéncia

Les tres actrius fan temps, mantenen l'atenció del públic amb gestos mínims, caminen, s'asseuen i parlen entre elles sense que la gent entengui el que diuen. Realitzen moviments que no expressen res en particular, intensament vives.


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D'un en un s'aproximen als espectadors.

Walt: Sóc Walt Disney.
Vladimir: Sóc Vladimir Lenin.
Salvador: Sóc Salvador Dalí.

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Salvador: Escolteu, em sap greu, no us he ensenyat l'altra sala.
Walt: Non crec pas que sigui necessari.
Salvador: Em feia por que estigués mal orientada.
Vladimir: Quines parets tan blanques. Em pregunto quantes vegadas es deuen haver pintat. Segur que són incomptables. Tot i axí, semblen mudes. Definitivament, no m'agrada el blanc, m'agradarien de color vermell.
Salvador: A mi tampoc, és massa neutre, insípid. Però de vermell tampoc! Ja hi tornem a ser.
Walt: Aquestes parets no tenen portes. Sempre murs, sempre passadissos, i a l'altre costat encara més murs. No hi a entrada ni sortida.
Vladimir:  Però on vols anar, tu, ara?
Walt: La qüestió no és l'ara, ni l'ahir ni el demà. Anem avançant de nou, una vegada més, travessant passadissos, sales i galeries per aquest sinistre lloc d'una altra època, de silencioses habitacions on les petjades són absorbides, on un no sent ni els seus propis passos. Passadissos transversals que porten a sales desertes, sobrecarregades amb la decoració d'èpoques passades, habitacions silencioses, on les petjades són absorbides. Molt lluny del lloc on som ara, abans que nosaltres, esperant una vegada més.

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Salvador: Estàvem parlant de colors, no ens desanimis ara tu.

Vladimir: Quin lloc és aquest?

Salvador: Tu ho has dit, és només un lloc.

Walt: Com hem arribat aquí?

Vladimir: Sempre hem estat aquí.

Walt: Sempre serem aquí.

Vladimir: Això ja ho veurem, falta que vulguin.

Salvador: No tingueu temptaciones de creure en la realitat, les coses no són com són, sinó com es recorden. La memòria té molta imaginació, és molt miserable. El passat és molt relatiu.

Walt: Present com a futur, futur com a present.

Vladimir: Tot gira al voltant de la idea que hi ha solució per a tot i que només cal trobar-la.

Walt: I és així...

Oriol Villanova, Ells no poden morir, Christoph Keller Editions, 2011



Atto I
Poesia della permanenza

I tre attori passano il tempo, mantengono l'attenzione del pubblico con gesti minimi, camminano, si mettono a sedere e parlano tra di loro senza che la gente riesca a cogliere quello che dicono. Effettuano movimenti che non esprimono niente in particolare, estremamente vivaci.

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Uno alla volta si avvicinano agli spettatori.

Walt: Sono Walt Disney.
Vladimir: Sono Vladimir Lenin.
Salvador: Sono Salvador Dalí.

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Salvador: Senti, mi dispiace, non ti ho mostrato l'altra sala.
Walt: Non credo sia necessario.
Salvador: Temevo fosse mal orientata.
Vladimir: Che pareti bianche. Mi chiedo quante volte devono essere state tinteggiate. Sicuramente innumerevoli. Anche così, sembrano mute. Definitivamente, non mi piace il bianco, mi piacerebbero di colore rosso.
Salvador: Neanche a me piacciono, è troppo neutro, insipido. Ma non mi piacerebbero nemmeno di rosso! Ci risiamo.
Walt: Queste pareti non hanno porte. Sempre muri, sempre corridoi, e dall'altra parte ancora più muri. Non ci sono né entrata né uscita.
Vladimir:  Ma dove vuoi andare, ora?
Walt: La questione non è l'ora, né lo ieri né il domani. Stiamo di nuovo avanzando, una volta ancora, attraversando passaggi, sale e gallerie attraverso questo sinistro posto di un'altra epoca, abitazioni silenziose dove le orme sono assorbite, dove non si riescono a sentire nemmeno i propri passi. Passaggi trasversali che conducono a sale deserte, sovraccariche di decorazioni di epoche passate, abitazioni silenziose, dove le orme sono assorbite. Un lungo percorso dal posto in cui ci troviamo ora, che ci precede, in attesa una volta ancora.

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Salvador: Stavamo parlando di colori, non scoraggiarci, ora.

Vladimir: Che posto è questo?

Salvador: L'hai detto, è solo un posto.

Walt: Come siamo arrivati qui?

Vladimir: Siamo sempre stati qui.

Walt: Saremo sempre qui.

Vladimir: Lo vedremo, solo se lo vogliono.

Salvador: Non farti tentare dal credere nella realtà, le cose non sono come sono, ma solo come sono ricordate. La memoria ha molta immaginazione, è molto miserabile. Il passato è molto relativo.

Walt: Presente come futuro, futuro come presente.

Vladimir: Tutto gira attorno all'idea che ci sia una soluzione per tutto e che basti trovarla.

Walt: È proprio così...

Il passage Choiseul si trova sia in Benjamin sia in Morte a credito, dove è chiamato diversamente: cette année là, où mes parents firent de si mauvaises affaires, passage de La Bérézina.

giovedì 12 aprile 2012

Dizionario di tutte 'e cose - L come Lettere al giornale

If Charles Glass’s reading of Samir Kassir’s Beirut is correct, his ‘biography of the city’ is indeed ‘unlikely to be surpassed’, beginning, as Glass tells us it does, ‘with the Palaeolithic habitation of six million years BC on the promontory later known as Beirut’ (LRB, 8 March). Not only does the book push back the beginning of the Palaeolithic era by some 3.4 million years, but does so with a degree of precision unseen in palaeontology since the 1966 Raquel Welch movie One Million Years BC.

Mat Snow
London SW12
Letters, London Review of Books, Vol. 34 No. 7 · 5 April 2012


Se la lettura di Charles Glass della Beirut di Samir Kassir è corretta, la sua "biografia della città" è effettivamente "difficilmente superabile", a cominciare, come Glass ci dice faccia, "dall'insediamento paleolitico di sei milioni di anni a.C. sul promontorio più tardi noto come Beirut" (LRB, 8 marzo). Non solo il libro retrodata l'inizio dell'era paleolitica di qualcosa come 3,4 milioni di anni, ma lo fa con un grado di precisione mai visto in paleontologia dai tempi del film di Raquel Welch del 1966 Un milione di anni fa.

sabato 7 aprile 2012

The most interesting fact

The most interesting fact about German history is that Germany did not exist as a nation until 1871.

Instructions for British servicemen in Germany, The Foreign Office, London, November 1944

Start with this gesture

Thus the first language in the first mute times of the nations must have begun with signs, whether gestures or physical objects, which had natural relations to the ideas to be expressed.
Vico, The New Science

Start with this gesture: a flinging of the
hands, so. A casting-forward, it says from,
away, out. Palms upwards, empty, nothing,
gone.

        Recast the movement in your mind:
conceive with what economy, supple
and synoptic, you comprehend chaos -

the accidents of human life, passions,
foibles, fates, restated as mechanics
and geometry,

                        though still, as for reasons
and motives, baffling as crazy Ares,
tail-chasing round our upturned bowl of sky.

Helen Tookey

Agreed/Intesa
Bruno Munari, Dizionario dei gesti italiani

Clever/È un dritto

OK/Tutto bene


onde tal Prima lingua ne' primi tempi mutoli delle Nazioni dovette cominciare con cenni, o atti, o corpi, ch'avessero naturali rapporti all'idee.
Vico, Scienza Nuova

Inizia con un gesto: uno scatto delle
mani, così. Un proiettare in avanti, dice da,
via, finito. Palme rivolte in alto, vuoto, niente,
sparito.

        Rimodella il movimento mentalmente:
immagina con quale economia, duttile
e sinottica, comprendi il caos -

i casi della vita umana, le passioni,
le debolezze, i destini, riaffermati come meccanica
e geometria,

                        eppure silenziosi, quanto a ragioni
e motivi, spiazzanti come il pazzo Ares,
sempre a mordersi la coda attorno alla nostra capovolta ciotola di cielo.

venerdì 6 aprile 2012

Dizionario di tutte 'e cose - E come Erliquie


 
Foto di Sasha Terebenin
Uno delle decine di autobus di pellegrini alla Cintura della Vergine. Krasnojarsk, novembre 2011 (link)

La mostra de l'erliquie

Tra ll'antre erliquie che tt'ho ddette addietro
C'è ll'aggnello pascuale e la colonna:
C'è er latte stato munto a la Madonna,
Ch'è ssempre fresco in un botton de vetro.
C'è ll'acqua der diluvio: c'è lla fionna
Der re Ddàvide, e 'r gallo de san Pietro:
Poi c'è er bascio de Ggiuda, e cc'è lo sscetro
Der Padr'Eterno e la perucca bbionna.
Ce sò ddu' parmi e mmezzo de l'ecrisse
Der Carvario, e cc'è un po' de vita eterna
Pe ffa er lèvito in caso che ffinisse.
C'è er moccolo che aveva a la lenterna
Dio cuanno accese er zole, e ppoi je disse:
"Va', illumina chi sserve e cchi ggoverna."

Giuseppe Gioachino Belli
Roma, 22 gennaio 1833

e questa è una delle penne dell'agnol Gabriello, la quale nella camera della Vergine Maria rimase quando egli la venne ad annunziare in Nazaret.
Boccaccio, Decameron, VI giornata, novella X

Rudolf Löwenstein


La liquefazione del "sangue" di San Gennaro (le virgolette sono copyright di Nature)


L'ampolla del dio Po.

Svezia: n.p.