Forse, semplificando, la questione delle magagne italiane è una questione di contorni, di contorni scomparsi fra la campagna e la città, fra la zona artigianale e la campagna, fra le aree alluvionali e i borghi abitati e, più in generale, fra tutte le zone di demarcazione, come quella in cui confluiscono, confliggendo l'uno contro l'altro, l'interesse particolare e l'interesse generale, dove il contorno si perde, sfuma, come sfuma nelle relazioni tra il rappresentante dello stato e il criminale che ne ottiene i favori in cambio di denaro o tra il cittadino che si sottrae alla legge e lo stato che non glielo impedisce in cambio della pace sociale. Se si tracciassero delle linee di demarcazione nitide, nel mezzo di ogni zona grigia, in cui tutto, come altrove, è virtualmente proibito ma in cui tutto, a differenza che altrove, è tollerato e di fatto lecito, e si facessero così riemergere i contorni, si griderebbe alla perdita di libertà, al rigorismo, alla nordicità teutonica, molto probabilmente alla dittatura. Si vuole invece che permangano le sfumature, gli slabbramenti, le contiguità e le promiscuità, cancellando così, forse per sempre, i contorni.
giovedì 17 maggio 2012
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