Qui piove per giorni interi, talvolta per mesi.
I sassi sono neri d’acquate,
I sentieri pesanti.
Sul bordo delle rogge:
Girini, latte scure. Una valigia
Incatramata.
Un filo d’olio cola
Sulla ghiaia. Sopra, cemento.
Se gratti la terra: detriti,
mattoni scagliati, denti di coniglio.
Si possono pensare rumori umani,
passi, palle da tennis. Voci eventuali.
Ogni frantume è ammesso purché inutile.
Siccome questo è il vuoto c’è posto per tutto,
E quel poco che c’è, è come se non ci fosse.
Anche i binari sono perfettamente inerti,
Le lucertole immobili, i vagoni
Dimenticati.
E poi il pollaio. Le cose senza storia.
O fuori. Una carriola
che non ha ruote. Un pozzo. Un secchio marcio
privo di fondo. Il nome di uno scemo:
Luigino. Piume dentro la rete, di gallina.
Buchi dentro la rete. Trame rotte.
Quello che non chiamate crudeltà.
Io sono questo: niente.
Voglio quello che sono, fortemente.
E le parole: nessuno adesso me le ruberà.
Fabio Pusterla
venerdì 26 giugno 2009
martedì 23 giugno 2009
La nuit
la nuit ceux qui travaillent on
ne les voit pas nous
les gens du jour
on sait seulement qu'on peut
acheter le pain le matin à six heures
quand l'hiver glace la rue
et qu'il est bon ce pain
chaud
de la nuit
Antoine Émaz
ne les voit pas nous
les gens du jour
on sait seulement qu'on peut
acheter le pain le matin à six heures
quand l'hiver glace la rue
et qu'il est bon ce pain
chaud
de la nuit
Antoine Émaz
la notte quelli che lavorano
non li vediamo noi
gente diurna
sappiamo solamente che possiamo
comprare il pane alle sei di mattina
quando l'inverno gela la strada
e che è buono questo pane
caldo
della notte
non li vediamo noi
gente diurna
sappiamo solamente che possiamo
comprare il pane alle sei di mattina
quando l'inverno gela la strada
e che è buono questo pane
caldo
della notte
lunedì 22 giugno 2009
Jardin dune
l'été
la lumière sur les volets blancs
la lavande
tout est sec
la mince couche de terre
retourne sable
gris comme sel
un peu de vent
pas assez pour fraîchir
fraîchir
dit le mot bascule d'une connexion très vite de ce qui est à ce qui a été écrit ou dit à partir de ce mot un découplage un virement de bord dans la langue le mot résonne dans son épaisseur de pages lues compact et diffracté comme s'il faisait retour sans cesse ricochant
fraîchir
deux syllabes que l'on ne maîtrise plus
elles sont sur leur erre dans la langue
sans plus rapport avec la peau
acacias et pins
leurs balancements verts
leur calme très loin
et là
bleu tout le ciel l'été
et l'après-midi lent
rien n'empêche de penser
à cette femme qui campe
devant un ranch texan
parce que son fils est mort
et qu'elle ne comprend pas
la "noble cause"
l'été bleu étale
tout
est
en même temps
Antoine Émaz, 12.08.2005
Giardino duna
l'estate
la luce sulle imposte bianche
la lavanda
tutto è secco
il sottile strato di terra
ritorna sabbia
grigia come sale
un po' di vento
non abbastanza da rinfrescare
rinfrescare
detta la parola si ribalta da una connessione molto veloce da quello che è a quello che è stato scritto o detto a partire da questa parola un disaccoppiamento una virata di bordo nella lingua la parola risuona nel suo spessore di pagine lette compatta e rifratta come se facesse ritorno continuamente rimbalzando
rinfrescare
quattro sillabe che non si dominano più
sono sul loro abbrivio nella lingua
senza più rapporto con la pelle
acacie e pini
i loro bilanciamenti verdi
la loro calma molto lontana
e là
azzurro tutto il cielo l'estate
e il pomeriggio lento
niente impedisce di pensare
a questa donna che sta accampata
davanti a un ranch texano
perché suo figlio è morto
e che non capisce
la "nobile causa"
l'estate azzurra immobile
tutto
è
allo stesso tempo
Antoine Émaz (tipo Antonio Masia) è nato a Parigi nel 1955 e vive ad Angers, dove insegna in una scuola media.
In un'intervista del 2001 ha detto: "Questo mondo è sporco di stupidità, di ingiustizia e di violenza; a mio avviso, il poeta non deve rispondere con una valanga di sogni o un incantamento linguistico; non bisogna dimenticare, fuggire o divertirsi. Bisogna stare con quelli che tacciono o che sono ridotti al silenzio. Scrivo dunque a partire da quello che resta vivo nella sconfitta e nel futuro come precluso".
In un'intervista del 2001 ha detto: "Questo mondo è sporco di stupidità, di ingiustizia e di violenza; a mio avviso, il poeta non deve rispondere con una valanga di sogni o un incantamento linguistico; non bisogna dimenticare, fuggire o divertirsi. Bisogna stare con quelli che tacciono o che sono ridotti al silenzio. Scrivo dunque a partire da quello che resta vivo nella sconfitta e nel futuro come precluso".
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