Era con me un ragazzo comunista.
Tito sui muri s'iscriveva, in vista,
sotto, della mia bianca cittadina.
Nell'ora dei ricordi vespertina
sedemmo all'osteria, che ancor m'attrista,
oggi, se penso quella camerista
che ci servì con volto d'assassina.
Due vecchie ebree, testarde villeggianti,
io, quel ragazzo, parlavamo ancora
lassù italiano, tra i sassi e l'abete.
"Dopo il nero fascista il nero prete;
questa è l'Italia, e lo sai. Perché allora -
diceva il mio compagno - aver rimpianti?"
Umberto Saba
Epigrafe, 1947-1948
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