sondern fortgesetzt. Das Unerhörte
ist alltäglich geworden. Der Held
bleibt den Kämpfen fern. Der Schwache
ist in die Feuerzonen gerückt.
Die Uniform des Tages ist die Geduld,
die Auszeichnung der armselige Stern
der Hoffnung über dem Herzen.
Er wird verliehen,
wenn nichts mehr geschieht,
wenn das Trommelfeuer verstummt,
wenn der Feind unsichtbar geworden ist
und der Schatten ewiger Rüstung
den Himmel bedeckt.
Er wird verliehen
für die Flucht von den Fahnen,
für die Tapferkeit vor dem Freund,
für den Verrat unwürdiger Geheimnisse
und die Nichtachtung
jeglichen Befehls.
Ingeborg Bachmann
Die Gestundene Zeit, 1953
La guerra non viene più dichiarata, ma proseguita. L’inaudito è diventato quotidiano. L’eroe resta lontano dai combattimenti. L'imbelle è trasferito in prima linea. La divisa del giorno è la pazienza,
la medaglia la patetica stella della speranza appuntata sul cuore. La si conferisce quando non succede più nulla, quando il fuoco martellante tace, quando il nemico è ormai invisibile e l’ombra di riarmo, riarmo e ancora riarmo copre il cielo. La si conferisce per premiare la diserzione dalle bandiere, il coraggio di fronte all’amico, il tradimento di segreti indegni e l’inosservanza di ogni ordine ricevuto.
Questa poesia, assieme alle altre poesie della raccolta "Il tempo dilazionato", fu pubblicata settant'anni fa, appena otto anni dopo la seconda guerra mondiale. Bachmann aveva allora 27 anni. Morì a Roma cinquant'anni fa. Andrebbe probabilmente letta assieme a Abschied von England ("Congedo dall'Inghilterra"), della stessa raccolta, gioiello ambientato in uno spazio indefinito, rarefatto, interiore, che con l'Inghilterra non ha niente a che vedere.
"Tutti i giorni", non a caso, è anche il titolo del primo romanzo di Terézia Mora, ungherese della minoranza tedesca, emigrata a Berlino nel '90. Mora, che è attratta, anche a Berlino, da spazi indefiniti, spesso sospesi in bilico tra Austria ed Ungheria, in ogni caso molto interiori, ha vinto, tra gli altri, anche il premio Bachmann (prima del suo primo romanzo, che è stato anche tradotto in italiano dalla benemerita Keller editore).
Noi, oggi, anniversario o non anniversario, coincidenza o non coincidenza, figli e nipoti del XX secolo, non abbiamo ancora capito niente. Forse perché sono insanabili la distanza e lo sfasamento tra gli spazi interiori, labili, fragili, effimeri, e quelli esteriori, di natura specularmente opposta, almeno nella forma che ci viene quotidianamente imposta dal potere.
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