venerdì 27 dicembre 2019
Acque e acqueviti
Nel libro Underland di Robert Macfarlane, celebrato da molta stampa anglosassone, inclusi The Guardian e The New York Times, ho appena trovato questa frase: "From Mantua, I cross three rivers to reach the Carso" (da Mantova attraverso tre fiumi, prima di raggiungere il Carso). I tre fiumi, spiega poi l'autore, sono l'Adige, il Piave e l'Isonzo. Ora apro un account Twitter esclusivamente per chiedergli se si è bevuto il Tagliamento o solo troppa grappa veneta prima di attraversarlo.
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giovedì 19 dicembre 2019
L'Isonzo
Ungaretti, nell'Isonzo, contava tutti i suoi fiumi. Noi, anche migranti dispersi e terribili speranze.
"Del secondo pakistano non si hanno, invece, ancora notizie. Le ricerche sono proseguite senza sosta fino alle 17, quando si è deciso di sospenderle a causa del buio. Riprenderanno domattina: le chiuse del fiume saranno utilizzate per far scendere il livello dell’acqua, con la speranza che il corpo possa riaffiorare".
mercoledì 18 dicembre 2019
lunedì 25 novembre 2019
The man who saw too much/Človek, ki je videl preveč/L'uomo che ha visto troppo
Il Primorski Dnevnik, giornale triestino di lingua slovena, segnala oggi che il giornalista Alan Yentob ha intervistato Boris Pahor e che l'intervista si può leggere sul Sunday Times e sentire alla BBC. Italia, dove Pahor è nato e dove vive da ben 106 anni, e Francia, nella cui regione alsaziana Pahor è stato deportato, al momento, 75 anni dopo che gli alleati arrivarono a Natzweiler-Struthof, non pervenute.
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*Natzweiler-Struthof,
*Trieste,
Pahor
mercoledì 13 novembre 2019
Recitativo veneziano
Vera figura, vera natura,
slansada in ragi come 'n'aurora
che tuti quanti te ne inamora:
aàh Venessia aàh Regina aàh Venusia
to fià xe 'l vento, siroco e bora
che svegia sgrisoli de vita eterna,
signora d’oro che ne governa
aàh Venessia aàh Venegia aàh Venusia
Testa santissima, piera e diamante,
boca che parla, rece che sente,
mente che pensa divinamente
aàh Venessia aàh Regina aàh Venusia
par sposa e mare, mora e comare,
sorela e nora, fiola e madona,
ónzete, smólete, sbrindola in su
nu par ti, ti par nu
aàh Venessia aàh Venòca aàh Venessia
Meteghe i feri, meteghe i pai,
buteghe in gola 'l vin a bocai,
incoconala de bon e de megio;
la xe imbriagona, la xe magnona,
ma chissà dopo ma chissà dopo
cossa che la dona!
Mona ciavona, cula cagona,
baba cataba, vecia spussona,
Toco de banda, toco de gnoca,
Squinsia e barona, niora e comare,
sorela e nona, fiola e madona,
nu te ordinemo, in suor e in laor,
che su ti sboci a chi te sa tor.
slansada in ragi come 'n'aurora
che tuti quanti te ne inamora:
aàh Venessia aàh Regina aàh Venusia
to fià xe 'l vento, siroco e bora
che svegia sgrisoli de vita eterna,
signora d’oro che ne governa
aàh Venessia aàh Venegia aàh Venusia
Testa santissima, piera e diamante,
boca che parla, rece che sente,
mente che pensa divinamente
aàh Venessia aàh Regina aàh Venusia
par sposa e mare, mora e comare,
sorela e nora, fiola e madona,
ónzete, smólete, sbrindola in su
nu par ti, ti par nu
aàh Venessia aàh Venòca aàh Venessia
Meteghe i feri, meteghe i pai,
buteghe in gola 'l vin a bocai,
incoconala de bon e de megio;
la xe imbriagona, la xe magnona,
ma chissà dopo ma chissà dopo
cossa che la dona!
Mona ciavona, cula cagona,
baba cataba, vecia spussona,
Toco de banda, toco de gnoca,
Squinsia e barona, niora e comare,
sorela e nona, fiola e madona,
nu te ordinemo, in suor e in laor,
che su ti sboci a chi te sa tor.
Andrea Zanzotto
(Real figure, real nature,
extended in rays like the rising sun
bringing love to everyone:
ah Venessia ah Queen ah Venusia
your breath is the wind, scirocco or bora
awakening shivers of eternal life
golden lady who governs us
ah Venessia ah Venegia ah Venusia...)
martedì 29 ottobre 2019
giovedì 24 ottobre 2019
martedì 15 ottobre 2019
domenica 6 ottobre 2019
The importance of tea
When your aunt arrived, she asked for normal tea, which, to my untrained ears, sounded a bit like normality. In Hong Kong, normal tea is green, or white, or red. It took my mind several moments to move from green to white to red to land on black. Your aunt was flexible: Any Assam, Darjeeling or Earl Grey? We only had matcha, some loose-leaf Iron Buddha in the cupboard, no milk. You aunt looked at you as if you'd falied at being British, me as if I'd failed to properly assimilate. Afterwards, you said I was projecting onto you aunt the fears I harboured. No matter how many years I've spent in this country, how I interpret normal tea, what is normal to me. You are learning Mandarin Chinese. I see how the characters are split for you: signifier and signified refuse to conjoin. That's what heppened when your aunt asked for the normal tea. Days later, when a waiter brought us white sugar for our Oolong tea at a cafe, I cought your gaze. We laughed and left the sachets unopened.
Mary Jean Chan
L'importanza del tè
Quando tua zia è arrivata, ha chiesto del tè normale, che suonava, nelle mie orecchie non avvezze, un po' come te non male. Ad Hong Kong, il tè normale è verde, bianco o rosso. Mi ci è voluto un po' di tempo per muovermi dal verde al bianco al rosso, per finire sul nero. Tua zia era flessibile: non c'è dell'Assam, del Darjeeling o dell'Earl Grey? Noi nella dispensa avevamo solo del matcha, dell'Iron Buddha in foglie, e niente latte. Tua zia ti ha guardata come se tu non ce l'avessi fatta a diventare britannica, e me come se non ce l'avessi fatta ad assimilarmi come si deve. In seguito, mi hai detto che stavo proiettando su tua zia le paure che albergavo in me. Non contano gli anni che ho passato in questo paese, il modo in cui interpreto il tè normale, che cosa per me sia normale. Stai imparando il cinese mandarino. Vedo come i caratteri siano per te separati: il significante e il significato rifiutano di unirsi. È questo quello che è successo quando tua zia ha chiesto del tè normale. Giorni dopo, quando un cameriere ci ha portato dello zucchero bianco per il nostro tè Oolong al bar, ho colto il tuo sguardo. Abbiamo riso e lasciato le bustine intatte.
Preface
1. We are defined against something, by what we are not and will never be.
2. Who will read this slim volume of mine, and with what preconceptions?
3. A poet I admire once told a British audience: we must call out monolinguism, since the world has forever been multilingual.
4. There are many reasons for my writing in you language. Ask you government, ask mine*.
5. This is a book of love poems.
*Cf. The 1842 Treaty of Nanjing, the 1860 Convention of Beijing and the 1898 Convention for the Extension of Hong Kong Territory following British military aggression towards the Qing government during the First and Second Opium Wars.
Prefazione
1. Veniamo definiti in opposizione a qualcosa, tramite quel non siamo e non saremo mai.
2. Chi leggerà questo mio libretto, e con quali preconcetti?
3. Un poeta che ammiro una volta ha detto ad un pubblico britannico: dobbiamo stigmatizzare il monolinguismo perché il mondo è sempre stato multingue.
4. Ci sono molte ragioni per cui scrivo in inglese. Domandatelo al governo britannico, domandatelo al mio*.
5. Questo è un libro di poesie d'amore.
*Cfr. il Trattato di Nanchino del 1842, la Convenzione di Pechino del 1860 e la Convenzione per l'Estensione del Territorio di Hong Kong del 1898 in seguito all'aggressione militare britannica contro il governo Qing durante la Prima e la Seconda guerra dell'oppio.
Mary Jean Chan
L'importanza del tè
Quando tua zia è arrivata, ha chiesto del tè normale, che suonava, nelle mie orecchie non avvezze, un po' come te non male. Ad Hong Kong, il tè normale è verde, bianco o rosso. Mi ci è voluto un po' di tempo per muovermi dal verde al bianco al rosso, per finire sul nero. Tua zia era flessibile: non c'è dell'Assam, del Darjeeling o dell'Earl Grey? Noi nella dispensa avevamo solo del matcha, dell'Iron Buddha in foglie, e niente latte. Tua zia ti ha guardata come se tu non ce l'avessi fatta a diventare britannica, e me come se non ce l'avessi fatta ad assimilarmi come si deve. In seguito, mi hai detto che stavo proiettando su tua zia le paure che albergavo in me. Non contano gli anni che ho passato in questo paese, il modo in cui interpreto il tè normale, che cosa per me sia normale. Stai imparando il cinese mandarino. Vedo come i caratteri siano per te separati: il significante e il significato rifiutano di unirsi. È questo quello che è successo quando tua zia ha chiesto del tè normale. Giorni dopo, quando un cameriere ci ha portato dello zucchero bianco per il nostro tè Oolong al bar, ho colto il tuo sguardo. Abbiamo riso e lasciato le bustine intatte.
***
La prefazione è all'altezza del libro: la dedico, assieme alla traduzione, a Hong Kong. Che serva poi di incoraggiamento ai cultori delle frontiere di ogni tipo a ritirarsi, quanto prima, tra le proprie frontiere più interiori. Preface
1. We are defined against something, by what we are not and will never be.
2. Who will read this slim volume of mine, and with what preconceptions?
3. A poet I admire once told a British audience: we must call out monolinguism, since the world has forever been multilingual.
4. There are many reasons for my writing in you language. Ask you government, ask mine*.
5. This is a book of love poems.
*Cf. The 1842 Treaty of Nanjing, the 1860 Convention of Beijing and the 1898 Convention for the Extension of Hong Kong Territory following British military aggression towards the Qing government during the First and Second Opium Wars.
Prefazione
1. Veniamo definiti in opposizione a qualcosa, tramite quel non siamo e non saremo mai.
2. Chi leggerà questo mio libretto, e con quali preconcetti?
3. Un poeta che ammiro una volta ha detto ad un pubblico britannico: dobbiamo stigmatizzare il monolinguismo perché il mondo è sempre stato multingue.
4. Ci sono molte ragioni per cui scrivo in inglese. Domandatelo al governo britannico, domandatelo al mio*.
5. Questo è un libro di poesie d'amore.
*Cfr. il Trattato di Nanchino del 1842, la Convenzione di Pechino del 1860 e la Convenzione per l'Estensione del Territorio di Hong Kong del 1898 in seguito all'aggressione militare britannica contro il governo Qing durante la Prima e la Seconda guerra dell'oppio.
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*Hong Kong,
Chan
domenica 7 aprile 2019
Cape
When I was a kid, I was always waiting for that freak accident,
the one that would cause the awesome explosion that
would spread gamma rays down my bloodstream; for that
rush, that rage, as my cells fused with this strange element.
I could see myself on a hospital bed surrounded
by doctors unable to explain the marvel I am.
I knew I would feel no pain as a needle tried
to pierce my skin, impenetrable as a turtle’s shell,
and that soon I’d wake up and see my flabs
turn to abs, my biceps bulge out of my sleeves
and I’d try to walk but end up defying gravity and –
quickly forgetting how terrified of heights I am –
slip into that skin-tight costume with the silky cape
that moves and rustles with the wind
as I stand at the top of the Empire State Building
glaring into the clear blue sky, and
(momentarily ignoring the beautiful brunette reporter
who was going to fall deeply in love with me
when I revealed my mysterious secret identity to her
and asked her to be my bride)
swoop down to the street to that small fat kid
who’d just been dipped in the toilet by his high school bullies
and give him courage to fight back not with violence
but with the aim to change them for the better, and
fly him around in my cape and tell him that I’ve got him.
Michael Egbe
Michael Egbe went to England from Nigeria when he was twelve. At school, he was a ball of talent and chaos, as likely to write an extraordinary poem as he was to write nothing: to dance the tango as to lose all his art homeworks. He was 17 years old when he wrote this poem, which, together with this brief bio, I found in England - Poems from a school, Picador 2018
Michael Egbe went to England from Nigeria when he was twelve. At school, he was a ball of talent and chaos, as likely to write an extraordinary poem as he was to write nothing: to dance the tango as to lose all his art homeworks. He was 17 years old when he wrote this poem, which, together with this brief bio, I found in England - Poems from a school, Picador 2018
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