Vi ricordate quella poesia in cui Raffaello Baldini dice che ci sono stati degli sbagli, è andata così, eppure se si fosse in tanti si potrebbe (e forse si dovrebbe) ricominciare tutto dal principio? Se non ve la ricordate la ricopio qui, ché non mi costa nulla:
ch’ u i è stè di sbai, la préima vólta, u s sa,
ch’u n n’à còulpa niséun, la è ’ndèda acsè,
e ’rcminzé tótt da capo.
Baldini avrebbe voluto cambiare il mondo riazzerando completamente il sistema. Io sarei sostanzialmente d'accordo. Eppure, non tanto per il timore di affermare in modo semplice e naïf un no radicale al mondo in cui ci troviamo a vivere e di dover rifare tutto daccapo, quanto forse per la sensazione, o dovrei piuttosto dire convinzione, che la gran masa non si formi mai, provo un moto di altrettanta, se non maggiore, benevolenza e simpatia nei confronti di coloro che, sommersi dal fiume del tempo e dimenticati in una breve nota di un testo, non hanno chiesto la rifondazione del sistema, avendone accettato tutto sommato le regole, anche se complicate, anche se dai risultati dubbiosi e suscettibili di continui ripensamenti e sviluppi, ma ne hanno rivelato la falla, con un vero colpo di genio, in un dettaglio tanto infimo quanto devastante nelle sue conseguenze. Il testo in questione è Major trends in Jewish mysticism di Scholem e la nota si riferisce al circolo della Temunah.
Cerco di immaginarmelo, di tanto in tanto, il momento in cui emerse la falla del sistema, da quando il mio sguardo si è posato su quella nota: in una stanza polverosa e piena di manoscritti ed appunti svolazzanti frequentata da un ristretto circolo di ebrei tutti presi a sviluppare e a dibattere, fino a notte fonda, le teorie cabalistiche più sofisticate, inclusa quella del potere creativo delle lettere, una mattina, all'alba - diciamo del 1270 - arriva un uomo, trafelato, sudato, estenuato, che, dopo una notte passata a far collimare le idee più inconciliabili, l'uno e l'infinito, il principio del mondo e l'eternità, il nulla e il tutto, fa saltare giù dal letto tutti i compagni di studio gridando: "Sveglia, sveglia! - pant, pant - Manca - pant - una lettera, manca - pant - una lettera!"
L'idea era questa: le cose non tornavano perché c'era ancora una lettera, nell'alfabeto ebraico, invisibile nell'eone presente ma destinata a ricomparire in un eone successivo. L'interpretazione della Torah era completamente da rivedere.
Non è mica per caso che siamo ancora nello stesso eone del XIII secolo; il tentativo fatto finora è pur sempre quello fatto per la préima vólta.
Cerco di immaginarmelo, di tanto in tanto, il momento in cui emerse la falla del sistema, da quando il mio sguardo si è posato su quella nota: in una stanza polverosa e piena di manoscritti ed appunti svolazzanti frequentata da un ristretto circolo di ebrei tutti presi a sviluppare e a dibattere, fino a notte fonda, le teorie cabalistiche più sofisticate, inclusa quella del potere creativo delle lettere, una mattina, all'alba - diciamo del 1270 - arriva un uomo, trafelato, sudato, estenuato, che, dopo una notte passata a far collimare le idee più inconciliabili, l'uno e l'infinito, il principio del mondo e l'eternità, il nulla e il tutto, fa saltare giù dal letto tutti i compagni di studio gridando: "Sveglia, sveglia! - pant, pant - Manca - pant - una lettera, manca - pant - una lettera!"
L'idea era questa: le cose non tornavano perché c'era ancora una lettera, nell'alfabeto ebraico, invisibile nell'eone presente ma destinata a ricomparire in un eone successivo. L'interpretazione della Torah era completamente da rivedere.
Non è mica per caso che siamo ancora nello stesso eone del XIII secolo; il tentativo fatto finora è pur sempre quello fatto per la préima vólta.
Kein Fehler: Alles nach der Natur, leider.
RispondiEliminaGiulio der Grosse
Ancor oggi, esiste una rue Louis-Le-Grand: da non credere (è Louis XIV). Per ottenere la Jules-Le-Grand c'è ancora un po' da fare, temo.
RispondiEliminaE' che i francesi non vogliono saperne troppo
RispondiEliminadi Jules César, cui pure hanno dedicato una via insignificante, mi pare a Parigi
Per quanto mi riguarda, basta commutare l'aggettivo con il nome e tutto torna a posto.
Der grosse Giulio