mercoledì 19 marzo 2008

Kosmopolit

Von meiner weitesten Reise zurück, anderntags
Wird mir klar, ich verstehe vom Reisen nichts.
Im Flugzeug eingesperrt, stundenlang unbeweglich,
Unter mir Wolken, die aussehn wie Wüsten,
Wüsten, die aussehn wie Meere, und Meere,
Den Schneewehen gleich, durch die man streift
Beim Erwachen aus der Narkose, sehe ich ein,
Was es heißt, über die Längengrade zu irren.

Dem Körper ist Zeit gestohlen, den Augen Ruhe.
Das genaue Wort verliert seinen Ort. Der Schwindel
Fliegt auf mit dem Tausch von Jenseits und Hier
In verschiedenen Religionen, mehreren Sprachen.
Überall sind die Rollfelder gleich grau und gleich
Hell die Krankenzimmer. Dort im Transitraum,
Wo Leerzeit umsonst bei Bewußtsein hält,
Wird ein Sprichwort wahr aus den Bars von Atlantis.

Reisen ist ein Vorgeschmack auf die Hölle.

Durs Grünbein


Cosmopolita

Di ritorno dal mio viaggio più lontano, il giorno dopo
mi è chiaro che non capisco nulla di viaggi.
Imprigionato nell'aereo, fermo per ore,
sotto di me nuvole che assomigliano a deserti,
deserti che assomigliano a mari e mari
uguali a cumuli di neve per i quali si girovaga
al risveglio dalla narcosi, capisco
cosa significa errare lungo i gradi di longitudine.

Al corpo è rubato il tempo, agli occhi la calma.
La parola precisa perde il suo posto. Le vertigini
si levano in volo con lo scambio tra al di là e qui.
In diverse religioni, più lingue.
Ovunque le piste sono ugualmente grigie e ugualmente
chiara è la camera d'ospedale. Là, nello spazio di transito,
dove il tempo vuoto ci mantiene invano coscienti,
un proverbio diventa vero dai bar di Atlantide.

Viaggiare è un assaggio di inferno.

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