venerdì 25 aprile 2025

L'Italia reale

Il fascismo era l'Italia reale, l'Italia che oggi imputa a Mussolini solo di aver perduto la guerra e che ritiene noi antifascisti corresponsabili della disfatta. Hai visto quali sono state le reazioni alla Camera e sulla stampa per la firma del trattato di pace? Nessuno si è azzardato a ricordare le responsabilità del popolo italiano. Nessuno ha detto, come disse Victor Hugo nel '70, che quel che pagavamo non era troppo come prezzo per riacquistare la nostra libertà. Nessuno ha fatto il confronto fra la nostra situazione e quella del popolo tedesco per riconoscere quanto immeritatamente noi risultassimo privilegiati.

Da una lettera di Ernesto Rossi a Gaetano Salvemini, febbraio 1947


Maritza Bolaffio, Vincenzo Torraca, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Ada Rossi, 1949

Buon 25 aprile.

lunedì 21 aprile 2025

Quanno che more un prete

Muro del Canto, Roma, 21 giugno 2019

Quanno che more un prete sonano le campane piangono le puttane ch'è morto un avventor. Quanno che more er papa sonano il miserere ma io c'ho un gran piacere che è morto il puttanier. Quanno che moro io nun fate facce tristi
ci sarà il vino e festa
ma niente gesù cristi.

E zi' prete sta bene 'ndo sta Regge er gioco de sua santità Fanno mostra de bona virtù Fanno a gara a chi magna de più. Je 'nteressa chi pane nun ha Je 'nteressa chi sta in schiavitù. Se rinasco me vojo fà prete Co' l'aiuto de cristo gesù Ne farei de nottate e nottate Fino quasi a nun faccela più. Chi mistica mastica senza scoppià Chi mistica traffica co' l’ardilà. Chi lavora lo sa che vor dì La matina quann'è lunedì Sembra inverno ma inverno nun è Ma è la vita de chi è come te.


venerdì 28 marzo 2025

De Catilinae Coniuratione, XXXVI

Sed ipse paucos dies conmoratus apud C. Flaminium in agro Arretino, dum vicinitatem antea sollicitatam armis exornat, cum fascibus atque aliis imperi insignibus in castra ad Manlium contendit. Haec ubi Romae comperta sunt, senatus Catilinam et Manlium hostis iudicat, ceterae multitudini diem statuit, ante quam sine fraude liceret ab armis discedere praeter rerum capitalium condemnatis. Praeterea decernit, uti consules dilectum habeant, Antonius cum exercitu Catilinam persequi maturet, Cicero urbi praesidio sit. Ea tempestate mihi imperium populi Romani multo maxume miserabile visum est. Cui cum ad occasum ab ortu solis omnia domita armis parerent, domi otium atque divitiae, quae prima mortales putant, adfluerent, fuere tamen cives, qui seque remque publicam obstinatis animis perditum irent. Namque duobus senati decretis ex tanta multitudine neque praemio inductus coniurationem patefecerat neque ex castris Catilinae quisquam omnium discesserat: tanta vis morbi ac veluti tabes plerosque civium animos invaserat.

Gaius Sallustius Crispus



Ma lui, dopo aver passato qualche giorno a casa di Caio Flaminio nella campagna di Arezzo, il tempo necessario per armare la gente che era già insorta, si avvia al campo di Manlio coi fasci e con le altre insegne di comando. Arrivata la notizia a Roma, il senato dichiara Catilina e Manlio nemici della patria e inoltre stabilisce il giorno entro cui tutti, eccetto chi sia stato condannato a reati capitali, potranno deporre le armi senza conseguenze penali; inoltre, decreta che i consoli arruolino soldati, che Antonio si affretti con l’esercito ad attaccare Catilina e che Cicerone resti a difesa di Roma.

Mi sembrò che in quel momento l’impero del popolo Romano fosse, come non mai, miserabile. Il mondo intero, dall'alba al tramonto, soggiogato alle sue armi, gli obbediva; nelle case affluivano pace e ricchezze, i beni primari, per i mortali. E tuttavia, c'erano dei cittadini che volevano ostinatamente rovinare se stessi e lo Stato. Infatti, malgrado i due decreti del senato, nemmeno uno, fra tanti, rivelò la congiura cedendo alla promessa di ricompense, nemmeno uno disertò il campo di Catilina; così virulenta era la malattia che, come un contagio, aveva invaso le menti di tanti cittadini.

Sallustio, La congiura di Catilina, XXXVI, 43-40 a.C.