sabato 28 dicembre 2013

Un trasloco

9.2.1973
Das Bewusstsein, dass ich noch drei oder vier Jahre habe, brauchbare Jahre; aber es wird kein Alltagsbewusstsein, daher immer wieder Erschrecken. Vorallem beim Erwachen. Darüber ist mit niemand zu sprechen.
Warten auf Handwerker, ich kann nicht einmal lesen, gehe in der leeren Wohnung auf und ab, Hall der Schritte; Musik aus dem Transistor, dazwischen Sprache der DDR. Ich bin froh.

La consapevolezza di avere ancora tre o quattro anni, anni utilizzabili, intendo; ma non sarà una percezione quotidiana, da cui un continuo spavento. Specie al risveglio. Meglio non parlarne con nessuno.
Attesa del tecnico, non riesco neanche a leggere, vado su e giù per l'appartamento vuoto, eco dei passi; musica dalla radio, in mezzo lingua della DDR. Sono felice.

NZZ

mercoledì 18 dicembre 2013

L'italiano

Великолепен стихотворный голод итальянских стариков, их зверский юношеский аппетит к гармонии, их чувственное вожделение к рифме — il disio!

Уста работают, улыбка движет стих, умно и весело алеют губы, язык доверчиво прижимается к нёбу.

Внутренний образ стиха неразлучим с бесчисленной сменой выражений, мелькающих на лице говорящего и волнующегося сказителя.

Искусство речи именно искажает наше лицо, взрывает его покой, нарушает его маску…
Когда я начал учиться итальянскому языку и чуть-чуть познакомился с его фонетикой и просодией, я вдруг понял, что центр тяжести речевой работы переместился: ближе к губам, к наружным устам. Кончик языка внезапно оказался в почете. Звук ринулся к затвору зубов. Еще что меня поразило — это инфантильность итальянской фонетики, ее прекрасная детскость, близость к младенческому лепету, какой-то извечный дадаизм.

Осип Мандельштам, Разговор о Данте



Друг Ариоста, друг Петрарки, Тасса друг --
Язык бессмысленный, язык солено-сладкий.
И звуков стакнутых прелестные двойчатки --
Боюсь раскрыть ножом двустворчатый жемчуг.

Май 1933 - август 1935



È magnifica la fame di versificazione dell’italiano antico, il suo appetito animalesco, da adolescente, per l’armonia, il suo desidero sensuale di rima: il disio!

La bocca lavora, il sorriso muove il verso, le labbra rosseggiano, intelligenti e allegre, la lingua si stringe fiduciosa al palato.

Non è possibile scindere l’immagine interiore del verso dall’infinita varietà di espressioni che guizzano sul viso del narratore mentre questi parla e si emoziona.

È l’arte del parlare che altera il nostro viso e ne sconvolge la quiete rompendo la maschera.
Avevo da poco cominciato a studiare la lingua italiana e ne conoscevo appena la fonetica e la prosodia, quando capii di colpo che in essa il baricentro dell’attività fonica è più vicino alle labbra, si sposta verso l’esterno della bocca. La punta della lingua assurge a improvviso onore; il suono si precipita verso la barriera dei denti. Un’altra cosa mi colpì: la puerilità della fonetica italiana, il suo bellissimo infantilismo, l’affinità con un melodico balbettio, con un dadaismo originario.

Osip Mandel'štam, Discorso su Dante, in Sulla poesia, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, Bompiani 2003


Amica di Ariosto, amica di Petrarca, di Tasso amica
Lingua assurda, lingua dolce-salata.
E fatta di meravigliose bivalve fonetiche, in cui suono echeggia suono
Non vorrei mai introdurre il coltello tra le valve di un'ostrica.

Maggio 1933 - agosto 1935

lunedì 16 dicembre 2013

no tu scjampe pì


Andrèes

Quatre cjases in crous
Se no tu fai ad ora a scjampâ
uchì tu devente vecje e tu mour
Un po' de prâtz
dos tre montz
se no tu scjampe
no tu scjampe pì
tu devente Andrèes



Andreis

Quattro case in croce
Se non fuggi in tempo
qui diventi vecchio e muori
Un po' di prato
due tre montagne
se non fuggi
non fuggi più
diventi Andreis.

mercoledì 11 dicembre 2013

Schönstes Bad, weil man sich selbständig einrichten konnte/Bellissimo bagno, perché ci si è potuti organizzare da soli

Wir badeten in den Waldbächen - denn Kafka und ich lebten damals des seltsamen Glaubens, daß man von einer Landschaft nicht Besitz ergriffen habe, solange nicht durch Baden in ihren lebendig strömenden Gewässern die Verbindung geradezu physisch vollzogen worden sei. So haben wir später auch die Schweiz durchzogen, indem wir in jedem erreichbaren Seengebiet unsere Schwimmkünste übten.

Max Brod


Facevamo il bagno nei torrenti dei boschi, perché Kafka ed io vivevamo allora nella curiosa convinzione che non si potesse possedere un paesaggio finché non si fosse stabilita l'unione fisica diretta attraverso un bagno nel flusso vitale delle sue acque. Così abbiamo esplorato dopo anche la Svizzera, in cui abbiamo esercitato le nostre arti natatorie in ogni specchio d'acqua a nostra portata.

martedì 10 dicembre 2013

Nuvole

(Non sono solo nuvole le nuvole
che nuvola più nuvola più nuvola
fanno disfanno nel cielo figure
di maghi di draghi o serpi o sirene
ma sillaba più sillaba con cura
staccano voci musiche serene
queste che fra parentesi ho posate
sulla prora di nuvole d’estate)

Pierluigi Cappello, Assetto di volo, Crocetti 2006

Parole povere

Uno in piedi, conta gli spiccioli sul palmo
l'altro mette il portafoglio nero
nella tasca di dietro dei pantaloni da lavoro.

Una sarchia la terra magra di un orto in salita
la vestaglia a fiori tenui
la sottoveste che si vede quando si piega.

Uno impugna la motosega
e sa di segatura e stelle.

Uno rompe l'aria con il suo grido
perché un tronco gli ha schiacciato il braccio
ha fatto crack come un grosso ramo quando si è spezzato
e io c'ero, ero piccolino.

Uno cade dalla bicicletta legata
e quando si alza ha la manica della giacca strappata
e prova a rincorrerci.

Uno manda via i bambini e le cornacchie
con il fucile caricato a sale.

Uno pieno di muscoli e macchie sulla canottiera
Isolina portami un caffé, dice.

Uno bussa la mattina di Natale
con una scatola di scarpe sottobraccio
aprite, aprite. È arrivato lo zio, è arrivato
zitto zitto dalla Francia, dice, schiamazzando.

Una esce di casa coprendosi un occhio con il palmo
mentre con l'occhio scoperto piange.

Una ride e ha una grande finestra sui denti davanti
anche l'altra ride, ma non ha né finestre né denti davanti.

Una scrive su un involto da salumiere
sono stufa di stare nel mondo di qua, vado in quello di là.

Uno prepara un cartello
da mettere sulla sua catasta nel bosco
non toccarli fatica a farli, c'è scritto in vernice rossa.

Uno prepara una saponetta al tritolo
da mettere sotto la catasta e il cartello di prima
ma io non l'ho visto.

Una dà un calcio a un gatto
e perde la pantofola nel farlo.

Una perde la testa quando viene la sera
dopo una bottiglia di Vov.

Una ha la gobba grande
e trova sempre le monete per strada.

Uno è stato trovato
una notte freddissima d'inverno
le scarpe nella neve
i disegni della neve sul suo petto.

Uno dice qui la notte viene con le montagne all'improvviso
ma d'inverno è bello quando si confondono
l'alto con il basso, il bianco con il blu.

Uno con parole proprie
mette su lì per lì uno sciopero destinato alla disfatta
voi dicete sempre di livorare
ma non dicete mai di venir a tirar paga
ingegnere, ha detto. Ed è già
il ricordo di un ricordare.

Uno legge Topolino
gli piacciono i film di Tarzan e Stanlio e Ollio
e si è fatto in casa una canoa troppo grande
che non passa per la porta.

Uno l'ho ricordato adesso adesso
in questo fioco di luce premuta dal buio
ma non ricordo che faccia abbia.

Uno mi dice a questo punto bisogna mettere
la parola amen
perché questa sarebbe una preghiera, come l'hai fatta tu.

E io dico che mi piace la parola amen
perché sa di preghiera e di pioggia dentro la terra
e di pietà dentro il silenzio
ma io non la metterei la parola amen
perché non ho nessuna pietà di voi
perché ho soltanto i miei occhi nei vostri
e l'allegria dei vinti e una tristezza grande.

Pierluigi Cappello, Mandate a dire all'Imperatore, Crocetti 2010