domenica 31 gennaio 2010

E' mònd

N u géim che e' mònd l'è brott,
malèd, ardòtt in mérda.
E' mònd l'à bsògn d'ès bèll
ènca s u t rògg e' cor
ènca s i t 'taia al déidi.

Nino Pedretti


Non ditemi che il mondo è brutto,
malato, ridotto in merda.
Il mondo ha bisogno di essere bello
anche se ti urla il cuore
anche se ti mozzano le dita.

(ricordata da Paolo Nori in Mi compro una Gilera, Feltrinelli 2008, pag. 127)

sabato 30 gennaio 2010

ich was not yet in brasilien

ich was not yet
in brasilien
nach brasilien
wulld ich laik du go

wer de wimen
arr so ander
so quait ander
denn anderwo

Ernst Jandl

io was not yet
in brasile
in brasile
mi vud laic tu go

uer de uimen
ar so diverse
so quait diverse
che altrove

(ripresa da Die Passanten nella canzone Brasilien)

lunedì 25 gennaio 2010

ver vet blaybn? vos vet blaybn? blaybn vet a vint

ver vet blaybn? vos vet blaybn? blaybn vet a vint,
blaybn vet di blindkeyt funem blindn, vos farshvindt.
blaybn vet a simen funem yam: a shnirl shoym,
blaybn vet a volkndl fartshepet oyf a boym.

ver vet blaybn? vos vet blaybn? blaybn vet a traf,
breyshesdik aroystsugrozn vider zayn bashaf.
blaybn vet a fidlroyz lekoved zikh aleyn,
zibn grozn fun di grozn veln zi farshteyn.

mer fun ale shtern azh fun tsofn biz aher,
blaybn vet der shtern, vos er falt in same trer.
shtendik vet a tropn vayn oykh blaybn in zayn krug.
ver vet blaybn, got ver blaybn, iz dir nit genug?

Abraham Sutzkever, 1913-2010

chi resterà? cosa resterà? resterà un vento,
resterà la cecità del cieco che se n'è andato.
resterà un filo di schiuma: un segno del mare,
resterà una nuvoletta imbrigliata in un albero.

chi resterà? cosa resterà? resterà un seme
primordiale che germoglierà di nuovo.
resterà il senso della rosa orgogliosa,
che sette fili d'erba le sapranno dare.

di tutte le stelle a nord da qui,
resterà la stella discesa nella lacrima.
una goccia di vino resterà sempre nella sua brocca.
chi resterà? resterà dio, non ti basta?

*



unter dayne vayse shtern/sotto la tua stella bianca
(farfast in der Vilner geto 1943)/(composta nel ghetto di Vilnius nel 1943)

unter dayne vayse shtern/sotto la tua stella bianca
shtrek tsu mir dayn vayse hant./porgimi la tua mano bianca.
mayne verter zaynen trern,/le mie parole sono lacrime,
viln ruen in dayn hant./vogliono riposare nelle tue mani.
ze, es tunklt zeyer finkl/vedi, quando imbrunisce lasciale scintillare
in mayn kelerdikn blik,/nel mio sguardo profondo,
un ikh hob gornit keyn vinkl/e non ho nessun angolo
zey tsu shenken dir tsurik./per mandartele indietro.

un ikh vil dokh, got, getrayer,/e io, caro dio,
dir fartroyen mayn farmeg,/confiderò le mie in te
vayl es mont in mir a fayer/mentre in me cresce un fuoco
un in fayer mayne teg./e si trasformano in fuoco i miei giorni.
nor in keler un in lekher/ora nelle cantine e nei buchi
veynt di merderishe ru./piange la calma mortale.
loyf ikh hekher – iber dekher/volo più in alto - sopra i tetti
un ikh zukh: vu bistu, vu?/e cerco: dove sei, dove?

nemen yogn mikh meshune/qualcosa di strano mi dà la caccia
trep un hoyfn mit gevoy./scale e cortili sono perquisiti.
heng ikh a geplatste strune/pendo come una corda spezzata
un ikh zing tsu dir azoy:/e ti canto così:
unter dayne vayse shtern
shtrek tsu mir dayn vayse hant.
mayne verter zaynen trern
viln ruen in dayn hant.

Sutzkever – Brodna

domenica 10 gennaio 2010

Scarpe zale

suite in-t-un armèr
in
tredici stazioni

1
Un per de scarpe zale -
dio vardi che mancassi!
Messe, sì e no, 'na volta
e forsi gnanca.
Per via che 'l zalo
no' se porta
tropo de frequente.

2
Co piovi no. No de inverno
e d'istà. Per Pasqua, forsi

la prima domenica, de le palme
................................................
"Cristo entra in Gerusalemme"
(in scarpe zale).

3
Iera un, Giacomo,
professor de dirito,
avocato, che 'l capitava
a scola da l' "aule giudiziarie"
in dopiopeto blu
e scarpe zale.
Ghe iera sempre parso estroso
- e un fià sempioldo -
che de matina presto
el 'ndassi in tribunal
parado de blu scuro
e zalo ovo ai pìe!

4
El poderìa anca dàrghele
a chi che no' ga scarpe.
................................
El varda in-t-el armèr:
'na rabia su ghe monta. Ma chi
te vol che gnanca par regalo
se le cioghi!?

5
Ch'i gabi anca sbrindèi de scarpe
ai pìe, i va piutosto scalzi
che mèterse un per zale.
"Semo forsi de balo zavaion!?"
Cussì i li remenassi al dormitorio
publico o su dei frati
co i va ciapar la calda.

6
Zalo xe zalo - difizile portar!

7
Pur sempre un fià dispiasi,
scarpe cussì,
de no' poderle meter.
Le iera - alora - costade
anca i sui soldi.
Con ogi - se vol meter? -
no' xe gnanca confronto
come rifinidura: ogi se incola!
In quela volta inveze:
cusi e ribati...cusi e ribati...

8
El se ricorda preciso
ancora de'l negozio
(che no' xe più), de come
la comessa la xe 'ndada
per ciòrghele in vetrina:
sbassandose in avanti l'orlo
del traverson de drio
xe 'ndà su pian, mostrando
un gran toco de'l bianco
de le gambe. Altri pari
de scarpe mai, dopo, el ga
comprà con più entusiasmo!

9
Tingerle: sarìa 'n'idea!
Ma chi e do' se tingi
ogi
un per de scarpe zale!?

10
"Xe un magazin 'sta casa.
Coss' te tien tuti
'sti strafanici? Aria, papà,
fate più aria, 'torno: bùtile,
coss' te se intestardissi!
Se fossi De Rosè 'ncora vivo
al cine varietà de l'Armonia
gnanca per la ridada el doprarìa
'sto per de scarpe zale!"

11
Roberto De Rosè a l'Armonia:
do nomi messi là dopo nosòmi
quanto tempo che no' li sentiva;
e proprio lu', su' fio, a nominarli.
Su' fio. No' più 'l putel
che 'l se tegniva drento fin
un momento prima, ma, davanti,
'n omo: le ore del suo viver
za ingombre de ricordi
e nostalgie.

12
(Su' fio: come lu', vecio)

13
'gni sera, spoiandose de solo
sentado su la sponda de 'l leto,
el parla co' la molie
come la fossi 'ncora
là 'rente distirada:
"Coss' te disi che femo?
Se no le go de meter,
le xe solo 'n intrigo.
E ga ragion tu' fio: butèmole!"
..................
Mezo giro, el fa,
voltà verso la parte
do' che la iera (e xe):
"se podarìa risolver
che mi vignissi via
là che te son ti".

Claudio Grisancich, Scarpe zale e altre cose, Circolo Culturale di Meduno 2000


suite in un armadio
in
tredici stazioni

1
Un paio di scarpe gialle -
dio non voglia che manchino!
Messe, sì e no, una volta
e forse nemmeno quella.
Perché il giallo
non si indossa
troppo di frequente.

2
Quando piove no, non d'inverno
e d'estate. Per Pasqua, forse
la prima domenica, delle palme.
................................................
"Cristo entra in Gerusalemme"
(in scarpe gialle).

3
Era uno, Giacomo,
professore di diritto,
avvocato, che capitava
a scuola dalle "aule giudiziarie"
in doppiopetto blu
e scarpe gialle.
Gli era sempre sembrato estroso
- e un po' ingenuo -
che di mattina presto
andasse in tribunale
parato di blu scuro
e giallo uovo ai piedi!

4
Potrebbe anche darle
a chi non ha scarpe.
................................
Guarda nell'armadio:
gli sale una rabbia. Ma chi
vuoi che neanche per regalo
se le prenda!?

5
Anche se hanno sbrindelli di scarpe
ai piedi, andrebbero scalzi piuttosto 
di mettersene un paio gialle.
"Siamo forse del ballo zabaglione!?"
Così li prenderebbero in giro al dormitorio
pubblico o su dai frati
quando vanno a scaldarsi.

6
Il giallo è giallo - difficile da portare!

7
Eppure dispiace sempre un po',
scarpe così,
di non poterle mettere.
Erano - allora - costate
anche i loro soldi.
Con oggi - vogliamo mettere? -
non c'è neanche confronto
quanto a rifinitura: oggi si incolla!
Quella volta invece:
cuci e ribatti...cuci e ribatti...

8
Si ricorda con precisione
ancora del negozio
(che non c'è più), di come
la commessa è andata
a prendergliele in vetrina:
abbassandosi in avanti l'orlo
del grembiule dietro
è salito piano, mostrando
un grande tratto del bianco
delle gambe. Altre paia
di scarpe mai, dopo, ha
comprato con più entusiasmo!

9
Tingerle: sarebbe un'idea!
Ma chi e dove si tinge
oggi
un paio di scarpe gialle!?

10
"È un magazzino, questa casa.
Perché tieni tutte
queste cianfrusaglie? Aria, papà,
fatti più aria, intorno: buttale,
perché ti intestardisci!
Se De Rosè fosse ancora vivo
al cinema varietà dell'Armonia
nemmeno per ridere userebbe
questo paio di scarpe gialle!"


11
Roberto De Rosè all'Armonia:
due nomi messi là dopo iononso
quanto tempo che non li sentiva;
e proprio lui, suo figlio, a nominarli.
Suo figlio. Non più il bambino
che si teneva dentro fino
ad un momento prima, ma, davanti,
un uomo: le ore del suo vivere
già ingombre di ricordi
e nostalgie.

12
(Suo figlio: come lui, vecchio)

13
Ogni sera, spogliandosi da solo
seduto sulla sponda del letto,
parla con la moglie
come se fosse ancora
là vicina distesa:
"Cosa dici che facciamo?
Se non devo metterle,
occupano solo spazio.
E ha ragione tuo figlio: buttiamole!"
..................
Mezzo giro, fa,
girato verso la parte
dove era (ed è) lei:
"si potrebbe stabilire
che io venga via
là dove sei tu".