sabato 30 maggio 2009

Mahmut il sognatore

Questo è precisamente il mio lavoro,
Ogni mattina dipingo il cielo,
Mentre tutti voi dormite.
Al risveglio, lo trovate blu.

Talvolta il mare si strappa,
Voi ignorate chi lo ricuce:
Sono io.

Altre volte sogno,
È anch'esso il mio lavoro:
Immagino una testa alla mia testa,
Immagino uno stomaco al mio stomaco,
Immagino un piede al mio piede,
Non so che fare.

Orhan Veli Kanık
Va jusqu'où tu pourras, traduction et présentation: Elif Deniz et François Graveline, Bleu auteur 2009

Veli Kanık è morto nel 1950. Nel 1943 diceva di sé:
Sono nato nel 1914. Ad un anno, ho avuto paura delle rane. A nove anni, mi sono appassionato alla lettura e, a dieci, alla scrittura. Ho incontrato Oktay Rıfat a tredici anni, Melih Cevdet a sedici. Sono entrato in un bar a diciassette, ho bevuto del rakı a diciotto. La mia vita da dilettante è cominciata dopo i diciannove anni. Ho imparato a guadagnare denaro e a soffrire di povertà a partire dai vent'anni. Ho avuto un incidente di macchina a venticinque. Sono stato spesso innamorato. Mai sposato. Al momento sono soldato.
Dalgacı Mahmut

İşim gücüm budur benim,
Gökyüzünü boyarım her sabah.
Hepiniz uykudayken.
Uyanır bakarsınız ki mavi.

Deniz yırtılır kimi zaman,
Bilmezsiniz kim diker;
Ben dikerim.

Dalga geçerim kimi zaman da,
O da benim vazifem;
Bir baş düşünürüm başımda,
Bir mide düşünürüm midemde,
Bir ayak düşünürüm ayağımda,
Ne haltedeceğimi bilemem

venerdì 29 maggio 2009

Impromptu

I
Pasa una bicicleta
por la carretera.
Parece que no es nada
una bicicleta...
Pero vista detrás de una alambrada
ese trasto de dos ruedas
le llena a uno de ideas.
Por la carretera
va que vuela,
una bicicleta.

II
¿Qué treta
me juegas,
fortuna y rueda?
De mis pies nacen andas
y surgen sedas.
Por sólo altibajar mal las rodillas
yo mismo me llevo en sillas.
Ya más que Clavileño, Clavileña
dulce, metálica, sin par sorpresa:
¡Oh noble bicicleta!

Max Aub
Ciclo de Djelfa, 21.02.1942

alambrada: reticolato
Clavileño: il cavallo di legno su cui "volarono" don Quijote e Sancho (II, 41).


Il Ciclo di Djelfa è una raccolta di versi scritti da Max Aub, spagnolo di madre francese e padre tedesco, nel campo di concentramento algerino di Djelfa tra il 1941 e il 1942 e raccolti in volume nel 1944, ormai in esilio in Messico.
Aub scrisse:
"Este libro [...] fué escrito en el campo de D. El primer sorprendido de que me haya “salido”, de que haya brotado en verso, he sido yo. No es milagro. La mayoría de los escritores empezamos a exprimirnos en verso. El verso es el vehículo más inmediato, más directo de la poesía. El hombre es un animal poético. Y el verbo tiene esta impronta. Lo que a primera vista puede parecer impedimenta es el esqueleto necesario a la expresión. Los primeros pasos de toda literatura se han dado en verso. La prosa no es más que una trascripción forzada y segundaria. Antes cantan los niños que hablan. Cuando, en el campo, intenté escribir lo más sencillamente posible lo que acontecía, en verso salió. El verso es lo más desnudo. Y para nosotros, españoles, el de 16 sílabas. Cuando nos ponemos a contar sucesos que se nos agarran, que nos desgarran el pecho, lo hacemos en romance. Lo de adentro, lo subjetivo puede luego emperifollarse orlado por las conteras de la consonancia y el tramado del endecasílabo.

(Incrocio Aub, per vie diverse, da quando avevo più o meno quindici anni. Il primo incontro fu attraverso delle fotocopie di un libro allora introvabile in commercio, Delitti esemplari, passato di mano in mano come un samizdat.)

martedì 26 maggio 2009

Mažasis Buda

visada taip:
nei iš šio nei iš to
jie ima rėkti

paskui lyg susitaiko su kažkuo

nutyla ir žiūri į skirtingus kampus
ilgai, kol vėl nei iš šio, nei iš to
kaip pradės

aš tada imu ir pasakau
kas ant seilės užėjo, bet garsiai:
rytoj bus debesuota
su pragiedruliais!

(jie abstulbsta: sužiūra vienas
į kitą: beprotnamis, sako kažkuris)

o ką aš daugiau galiu, aš,
66-ųjų metų laidos portatyvinis
radijo imtuvėlis.

Gintaras Grajauskas


Piccolo Budda

sempre lo stesso:
né carne né pesce,
iniziano a gridare

poi sembrano rassegnarvisi

ammutoliti e guardano a lungo negli
angoli opposti, fino a ricominciare
né carne né pesce

con mia sorpresa dico
cosa ho sulla lingua, e a voce alta:
domani sarà nuvoloso
con schiarite!

(sono esterrefatti: stanno
a guardare: manicomio, dice uno)

ma cosa posso fare di più, io,
una piccola radio portatile,
anno di produzione 66.

Kineskopas

tas daiktas į kurį žiūrime
vadinasi kineskopas

jis tik atrodo plokščias
o iš tikrųjų yra kaip krepšys
pilnas mažų taškelių
šokinėjančių tarsi
švytinčios kalėdinės
blusos

kai taškeliai gauna įsakymą
klusniai stoja į savo vietas
ir susidėlioja į “medį”, “dangoraižį”
“Balkanų krizę” ar “L. di Caprio”
(tik pažvelk, kaip šviečia jo “balti
marškiniai” - tai vis nuo taškelių)

taigi jei pamatysi ką nors
baisaus - nesigąsdink, nesiduok
apgaunamas

nėra ten nei džiunglių, nei potvynių
anei zombių su zeimeriais

bet aš nesakau, kad nieko nėra
(kaip kad sako tamsybininkai)

yra begalinė daugybė

taškelių

Gintaras Grajauskas


Cinescopio

la cosa su cui guardiamo
si chiama cinescopio

sembra piatto, ma in realtà
è un cesto
pieno di minuscoli puntini
che saltano come
luminose pulci
di Natale

ricevono un comando
ognuno si apposta obbediente
si adagiano ad ”albero” o a ”grattacielo”,
a ”crisi balcanica” o a ”L. di Caprio”
(guarda un po' come brilla
la sua ”camicia bianca” - solo a causa dei puntini)

quindi nel caso in cui tu veda
qualcosa di tremendo – non avere paura, non farti
ingannare

non ci sono né giungle né alluvioni
ne zombi né seghe a motore

ma non dico che non c'è niente
(come fanno gli ignari)

c'è un'infinita quantità di

puntini

lunedì 25 maggio 2009

statau barikadą

statau barikadą
aplink save

sustumiu spintą, lovą
pargriaunu šaldytuvą

jie atsiunčia derybininką
picų pardavėją

priešintis beprasmiška, sako jis

priešintis beprasmiška, sutinku

jis išeina kaip nugalėtojas
palikęs picą su krabais

ateina paštininkas: štai jums
registruotas laiškas, pasirašykite

pasirašau, abu šypsomės
priešintis beprasmiška, sako laiškas

nesiginčiju, mandagiai sutinku:
nėra nė mažiausios vilties

tada ateina mormonas - ar tu žinai
dieviškąjį planą, klausia mormonas

žinau, priešintis beprasmiška,
sakau aš, mormonas numurma laiptais

tobulinu barikadą: plyšius užkamšau
senais laikraščiais ir kramtomąja guma

skambina vėl į duris, ir vėl

už durų picų pardavėjas
mormonas ir paštininkas

ko gi dar, klausiu aš

buvote teisus, sako jie, priešintis
beprasmiška, ir nėra nė mažiausios vilties

todėl esame vienoj
barikadų pusėje

Gintaras Grajauskas


costruisco una barricata

costruisco una barricata
attorno a me

spingo assieme armadio e letto
ribalto il frigorifero

mandano il pizzaiolo
per negoziare

inutile resistere, dice

inutile resistere, concordo

se ne va come un vincitore
e lascia una pizza coi gamberi

viene il postino: raccomandata
per lei, la prego di firmare

firmo e ridiamo entrambi
inutile resistere, annuncia la lettera

non contesto, concordo gentilmente:
non c'è la minima speranza

poi viene un mormone – conosci
il piano divino, chiede il mormone

lo conosco, inutile resistere,
dico, e il mormone brontola scendendo le scale

miglioro allora la barricata, tappo i buchi
con vecchi giornali e gomme da masticare

di nuovo suonano alla porta

fuori ci sono pizzaiolo
postino, mormone

che c'è ancora, chiedo

aveva ragione, dicono, inutile
resistere, e non c'è la minima speranza

cioè, stiamo assieme
dalla stessa parte della barricata


(cfr. la versione spaziale e solitaria di Tavan, se si crede)

(pasitrankęs po pasaulį)

pasitrankęs po pasaulį, prakutęs
grįžo namo, dovanomis vežinas
naujoj mašinaitėj

tuoj visa plati giminė susėdo už stalo,
ragavo Jack Daniels ta proga, mandagiai
besiraukydami

keliauninkas, perleidęs porą stiklų
pervirš, kalbos pritrūkus, ėmė ir
pasidejavo

vokiečiai tvarkingi, airiai darbštūs,
olandai vaišingi, tik mes vieni, lietuviai,
išvis neturim kuo pasirodyt

tai tėvokas, sugraibęs lazdą, kaip
užsiautė anam per dantis

sakydamas: bet dabar tai ir tu jau
turėsi kuo prieš kitus pasirodyt

Gintaras Grajauskas


(viaggiato per il mondo)

viaggiato per il mondo, tornò a casa
molto illuminato, nella nuova auto
e con molti regali

subito tutto il parentado si raccolse attorno al tavolo,
degustò Jack Daniels per l'occasione
e assunse un'aria gentile

quello che aveva viaggiato a lungo prese un paio di bicchierini
per la sete e buttò giù tutto d'un fiato,
quando la conversazione si mise a languire

i tedeschi sono ordinati, gli irlandesi gran lavoratori,
gli olandesi ospitali, solo noi lituani
non abbiamo niente da mostrare

allora il babbino tirò fuori il suo bastone
e gliene diede una sui denti

e aggiunse: ora anche tu hai
qualcosa da mostrare agli stranieri

domenica 10 maggio 2009

E=mc^2

Pour bien définir l'Énergie,
il suffit que l'on multiplie
la masse par la célérité
de la lumière, mise au carré.

Jacques Réda

Per definire bene l'Energia,
basta moltiplicare
la massa per la velocità
della luce, messa al quadrato.

sabato 9 maggio 2009

L'infini

Toujours chère me fut cette colline
Solitaire; et chère cette haie
Qui refuse au regard tant de l'ultime
Horizon de ce monde. Mais je m'assieds,
Je laisse aller mes yeux, je façonne, en esprit,
Des espaces sans fin au-delà d'elle,
Des silences aussi, comme l'humain en nous
N'en connaît pas, et c'est une quiétude
On ne peut plus profonde: un de ces instants
Où peu s'en faut que le cœur ne s'effraie.

Et comme alors j'entends
Le vent bruire dans ces feuillages, je compare
Ce silence infini à cette voix,
Et me revient l'éternel en mémoire
Et les saisons défuntes, et celle-ci
Qui est vivante, en sa rumeur. Immensité
En laquelle s'abîme ma pensée,
Naufrage, mais qui m'est doux dans cette mer.

Giacomo Leopardi
Traduzione di Yves Bonnefoy

venerdì 8 maggio 2009

*

cecil bau demille - gion uein
i tacamachi sul'armadio - i trombini co piovi
speceto, speceto retrovisor! - el colmo dei colmi
el fapunte - le gioto, i caroselo
sandokan, sandokan - magna i mocoli lassa el pan
orzouei - che frega i schei a su fradel col capauei
meto tuto in atomica - risi e bisi magniteli ti
el xe un mastigabrodo - coi cavei impiraperle
solo le vece ordina capo in b - el frapè de rovis
el bigliardo a fianco - se trovemo in piazza goldoni
opur là de la venti - casomai sule rive
mi fazo la alta - mi fazo la bassa
sora el bivio a aca - soto la facanoni
al bar sporco - al bar violin
al bananas - al pirata
alariston - alalcione
dove che te vol - tanto no vegno gnianche se te caghi oro
benvenuti a lignano - ma cos' te fa qua?
profondo rosso xe sai de paura - ara, farà falische ciò
el ciapa piconi - la xe una biflona
lipe in via ginastica - meio a barcola, ala più sporca a san giusto
domani me giustifico - anche ogi, no se sa mai
gavevo i giochi dela gioventù - sveia birbona
ocupemo! ocupemo! - chi porta la bala?

(partendo da Grisancich - speremo che el me scusi)

Cézanne e l'albero tremolante

Ad un amico che gli chiedeva
che cosa avesse fatto
durante la guerra franco-prussiana,
Cézanne rispondeva:
- Ho dipinto i miei paesaggi.

Liljana Dirjan


СЕЗАН И ДРВОТО ШТО ТРЕПЕРИ

На прашањето од еден пријател
што правел Сезан
за време на француско-пруската војна,
тој одговорил:
- Ги сликав моите пејсажи.

sabato 2 maggio 2009

LETTRE

Je dois te dire,
Bien qu'il m'en coûte,
Que tu saches:


Quand je suis seul,
Je parle.


*


Ne me demande pas
Ce que je dis:


Peut-être je te le dirais
Si je savais.


Mais si je le savais,
Je n'aurais plus sans doute
Ce besoin de parler.


*


Sache seulement:


Quand je suis seul,
Je parle.


*


Bien sûr qu'en vérité,
C'est le silence qui parle,
C'est du silence.


On ne déparle pas,
Lui ou moi.


C'est sérieux.


*


On se cogne
Tous les jours


À cette frontière
Dont tu sais l'importance.


On s'en revient
Et on parle.


*


On ne s'ennuie jamais,
Tous le deux.


On a tellement de choses
À ne pa se dire.


C'est comme la mer
Et la marée.


*


Et cette question de la paroi
Comme un remords.


*


Permets-moi
De te dire ce que je pense:


Que c'est une femme.
Le silence.


*


Il y a donc
À découvrir.


Guillevic


Ti devo dire,
Nonostante mi costi dirlo,
Che tu sappia:


Quando sono solo,
Io parlo.


*


Non chiedermi
Quello che dico:


Forse te lo direi
Se sapessi.


Ma se lo sapessi,
Non avrei più senza dubbio
Questo bisogno di parlare.


*

Sappi solamente:


Quando sono solo,
Io parlo.


*


Certamente che in verità,
È il silenzio che parla,
È silenzio.

Non parliamo a caso,
Lui o io.


È una cosa seria.


*

Ci sbattiamo
Ogni giorno


Su questa frontiera
Di cui sai l'importanza.


Ne ritorniamo
E ne parliamo.


*

Non ci annoiamo mai,
Noi due.


Abbiamo talmente tante cose
Da non dire.


È come il mare
E la marea.


*


E questa questione della parete
Come un rimorso.


*


Permettimi
Di dirti quello che penso:


Che è una donna:
Il silenzio.


*


C'è dunque
da scoprire.

I, LXV

Cum dixi ficus, rides quasi barbara verba
et dici ficos, Laetiliane, iubes.
Dicemus ficus, quas scimus in arbore nasci,
dicemus ficos, Laetiliane, tuos.

Marcus Valerius Martialis

Ho detto ficus, e tu ridi come se avessi parlato ostrogoto
e mi dici che si deve dire ficos, Letiliano.
Chiamiamo allora ficus quelli che sappiamo crescere sugli alberi,
e chiamiamo ficos i tuoi, Letiliano.

venerdì 1 maggio 2009

Fragen eines lesenden Arbeiters

Wer baute das siebentorige Theben?
In den Büchern stehen die Namen von Königen.
Haben die Könige die Felsbrocken herbeigeschleppt?
Und das mehrmals zerstörte Babylon,
Wer baute es so viele Male auf ? In welchen Häusern
Des goldstrahlenden Lima wohnten die Bauleute?
Wohin gingen an dem Abend, wo die chinesische Mauer fertig war,
Die Maurer? Das große Rom
Ist voll von Triumphbögen. Über wen
Triumphierten die Cäsaren? Hatte das vielbesungene Byzanz
Nur Paläste für seine Bewohner? Selbst in dem sagenhaften Atlantis
Brüllten doch in der Nacht, wo das Meer es verschlang,
Die Ersaufenden nach ihren Sklaven.
Der junge Alexander eroberte Indien.
Er allein?
Cäsar schlug die Gallier.
Hatte er nicht wenigstens einen Koch bei sich?
Philipp von Spanien weinte, als seine Flotte
Untergegangen war. Weinte sonst niemand?
Friedrich der Zweite siegte im Siebenjährigen Krieg. Wer
Siegte außer ihm?
Jede Seite ein Sieg.
Wer kochte den Siegesschmaus?
Alle zehn Jahre ein großer Mann.
Wer bezahlte die Spesen?

So viele Berichte,
So viele Fragen.

Bertolt Brecht


Domande di un lettore operaio

Chi costruì Tebe dalle Sette Porte?
Nei libri ci sono i nomi dei re.
Son stati i re a trascinare i blocchi di pietra?
E Babilonia, distrutta tante volte,
chi la ricostruì altrettante volte? In quali case
di Lima luccicante d'oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu finita la Grande Muraglia,
i muratori? La grande Roma
è piena di archi di trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Persino nella favolosa Atlantide
nella notte in cui il mare li inghiottì,
affogavano chiedendo aiuto ai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l'India.
Lui da solo?
Cesare sconfisse i galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse quando la flotta
affondò. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi,
oltre a lui, la vinse?
Ogni pagina una vittoria.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand'uomo.
Chi pagò le spese?

Così tanti resoconti,
così tante domande.