mercoledì 29 aprile 2009

Notes Toward a Lexicon of the Language of the Bear

I

In its own language its name means:

I walk slowly on hillsides
and sleep with a bellyful
of pleasing berries,
pink flesh, and brains

I dream of love vulgar
and gorgeous beside the rush
of rivers born of glacial ice
and I shun the times of no
plenty, when all is dark
and white and the blossoms
do not love the red fruit into being.

This is the simplest word in its language
and the first one it learns.

II

The bear does not have a word for regret
but the nearest equivalent would be:

I am not proud
to have gone to the end of the world
and eaten garbage there
in dumps among the naked and the thin
when I could not last the winter.

This word is often thought but seldom
spoken among the strong.

III

If you want to say I love you
in the bearish tongue say:

You need not fear me

and translated literally
the word for solitude is:

This side of the mountain is mine.

Paul Vermeersch


Note per un lessico della lingua degli orsi

I

Nella sua lingua il suo nome significa:

Cammino lentamente sul pendio
e dormo dopo una scorpacciata
di gradevoli bacche,
carne rosa e cervelli

Sogno di amore volgare
e splendido accanto alla corrente
di fiumi nati nell'era glaciale
e sfuggo ai tempi di
magra, quando tutto è scuro
e bianco e i fiori
non amano trasformarsi in frutta rossa.

Questa è la parola più semplice nella sua lingua
e la prima che impara.

II

L'orso non ha una parola per dire rimorso
ma l'equivalente più simile sarebbe:

Non sono orgoglioso
di essere giunto alla fine del mondo
e di avervi mangiato spazzatura
in discariche tra il nudo e il sottile
quando non potevo superare l'inverno.

Questa parola è pensata spesso ma pronunciata
raramente tra i forti.

III

Se si vuole dire ti amo
nella lingua plantigrada si dice:

Non devi avere paura di me

e tradotta letteralmente
la parola solitudine è:

Questa parte della montagna è mia.


domenica 26 aprile 2009

A

Bevor du B sagst, verweile doch,
horch, bedenk,
was du gesagt hast. Ein Vokal,
der wenig bedeutet,
viel in Bewegung setzt.
Einmal den Mund aufgemacht,
und du treibst deine sterbliche Hülle
zu Leistungen an
von kosmischer Komplexität:
ganze Kaskaden von Reizen,
Berechnungen, Turbulenzen,
hinter dem Rücken dessen,
der Ich ist – vom Gehirn,
das nicht redet
und jeder Wissenschaft spottet,
zu schweigen.

Hans Magnus Enzensberger

Prima di dire B soffermati,
ascolta, rifletti
su quello che hai detto. Una vocale
con poco significato
mette molte cose in movimento.
Una volta aperta la bocca,
solleciti il tuo involucro mortale
a prestazioni
di complessità cosmica:
tutta una serie di attrazioni,
calcoli, turbolenze,
dietro cui
c'è l'io - del cervello
che non parla
e ogni scienziato si fa beffe
di tacere.

venerdì 24 aprile 2009

memo

if you can stand at the right angle on the front steps of santiago central library on a hot and sunny day when you are protesting against state torture; if you can stand at the edge of the group just as the riot police start to aim the water cannon at the protest, you might be able to catch a glimpse of an extremely small dazzle of a rainbow where the streams of water intersect with the sun’s rays. if you can, try to notice this dazzle before you fully comprehend the force of the water. but do not open your mouth to marvel at the momentary beauty or to moisten your dry throat, or to contemplate the immensity of the state’s thirst.

Joanne Burns

se puoi stare all'angolo destro sui gradini dell'ingresso della biblioteca centrale di santiago in un giorno caldo e soleggiato mentre stai protestando contro la tortura di stato; se puoi stare ai margini del gruppo proprio quando la polizia antisommossa inizia a puntare l'idrante verso la protesta, potresti essere in grado di intravvedere un piccolissimo bagliore di un arcobaleno dove i getti d'acqua incrociano i raggi del sole. se puoi, cerca di notare questo bagliore prima di avvertire completamente la forza dell'acqua. ma non aprire la bocca di meraviglia per la momentanea bellezza o per inumidire la tua gola secca, o per contemplare l'immensità della sete dello stato.


giovedì 23 aprile 2009

Leggo Gogol'

Leggo Gogol'. È grande.
Parla di amore e morte,
e dice che gli uomini sono piccoli
e sono veleno per tutti gli altri
eppure, nonostante tutto, questa vita
non è da disdegnare.

Richard Minne


Ik lees Gogol. Hij is groot.
Hij spreekt van liefde en dood,
en dat de mensen klein zijn
en voor elkaar venijn zijn
en dat, trots alles, dit leven
nog hoog staat aangeschreven.

martedì 14 aprile 2009

L'imperfection est la cime

Il y avait qu'il fallait détruire et détruire et détruire,
Il y avait que le salut n'est qu'à ce prix.

Ruiner la face nue qui monte dans le marbre,
marteler toute forme toute beauté.

Aimer la perfection parce qu'elle est le seuil,
Mais la nier sitôt connue, l'oublier morte,

L'imperfection est la cime.

Yves Bonnefoy

MONDGEDICHT

..., -
fertig ist das Mondgedicht.

Robert Gernhardt


Poesia sulla luna
..., -
e la poesia sulla luna è fatta.



L'altalena

L'altalena e' rota
no tu zue pì cun me
e jo pal ben ch'e te volève
no te cor davour

Federico Tavan

L'altalena è rotta
non giochi più con me
ed io per il bene che ti volevo
non ti vengo dietro

A minha altura

Era a minha altura. Um livro
em cima da cabeça marcava
o lugar que um lápis semestralmente
riscava na parede da cozinha. A única sabedoria
dos ossos, crescerem
como a teia sólida de um propósito
e a anatomia mais transparente.
Centímetro e centímetro
espigava o corpo imaginário, essa contabilidade
que era assim íntima, pictórica,
como uma cena burguesa.

Traço a traço a parede da cozinha
tornou-se rupestre,
a infância uma ternura assustadora.
Esta era a minha altura.
Agora sou tão mais alto e mais pequeno.

Pedro Mexia

La mia altezza

Era la mia altezza. Un libro
in cima alla testa marcava
un punto che una matita semestralmente
segnava sulla parete della cucina. L'unica saggezza
delle ossa, crescevano
come il solido tessuto di un proposito
e l'anatomia più trasparente.
Centimetro dopo centimetro
faceva crescere il corpo immaginario, questa contabilità
che era così intima, pittorica,
come una spettacolo borghese.

Tratto dopo tratto la parete della cucina
si trasformava in pittura rupestre,
l'infanzia una spaventosa tenerezza.
Questa era la mia altezza.
Ora sono molto più alto e più piccolo.

sabato 11 aprile 2009

Follia

Per què afegir més desordre a aquest món?
Jo solament aspiro a donar un poc de forma
al llenguatge i la imatge.
Vana follia, ho sé. I, tanmateix, no paro.

Narcís Comadira


Perché portare più disordine in questo mondo?
Io aspiro solamente a dare un po' di forma
al linguaggio e all'immagine.
Vana follia, lo so. E, tuttavia, non smetto.

martedì 7 aprile 2009

DE FORELSKEDE

Jeg vågner i et land hvor de forelskede har taget magten. Der er indført love som proklamerer at ingen længere er nødsaget til at flytte blikket og at orgasmer ikke behøver at holde op. Roser fungerer som betalingsmidler, de gale bliver tilbedt som guder og guderne anset for gale. Postvæsnet er genindført og ordene „du“ og „jeg“ er synonymer. Efter revolutionen bliver det bestemt at de ulykkeligt forelskede skal fjernes af hensyn til de lykkeligt forelskedes sikkerhed. Da de finder frem til mig, overgiver jeg mig med det samme. Bødlen er en kvinde, og det går hurtigt. Det er vinter, og jeg har ikke mødt dig endnu.

Morten Søndergaard

GLI INNAMORATI

Mi risveglio in un paese dove gli amanti hanno preso il potere. Hanno introdotto leggi che proclamano che nessuno è più costretto a distogliere lo sguardo e che gli orgasmi non hanno più bisogno di finire. Le rose fungono da moneta, i matti sono adorati come dei e gli dei sono considerati matti. La posta è stata reintrodotta e le parole ‘tu’ e ‘io’ ora sono sinonimi. Dopo la rivoluzione è stato deciso che gli amanti col cuore spezzato debbano essere eliminati per ragioni di sicurezza di quelli felicemente innamorati. Quando mi troveranno, mi arrenderò immediatamente. Il boia è una donna e la cosa è presto fatta. È inverno e non ti ho ancora incontrata.

Morten Søndergaard è nato nel 1964 a Copenhagen, ha studiato letteratura, pubblicato diverse raccolte di poesie e tradotto Jorge Luis Borges. Si interessa di suono, musica e ritmo. Ha vissuto otto anni in Toscana, prima a Vinci e poi a Pietrasanta, (inizialmente parlando solo spagnolo) per una specie di esperimento poetico.

[Flere og flere]

Flere og flere danskere kommer i arbejde
flere og flere danskere bliver millionærer
flere og flere danskere får børn med dannebrogsformede modermærker
flere og flere danskere udtrykker bekymring for miljøet
flere og flere danskere oplever en følelse af utilstrækkelighed
flere og flere danskere besøger Wien i bil
flere og flere danskere laver små lyde med munden
flere og flere danskere spiser også æblernes kernehuse
flere og flere danskere begår selvmord
flere og flere danskere googler deres eget navn
flere og flere danskere fødes venstrehåndede
flere og flere danskere går til poesioplæsninger
flere og flere danskere lider af vinterdepression og standser op i
trafikken og ved ingenting
flere og flere danskere taler tysk
flere og flere danskere spiller poker
flere og flere danskere føler sig ikke længere som danskere
flere og flere danskere får lavet deres tænder af tandlæger
syd for grænsen
flere og flere danskere slikker spejlene på offentlige toiletter
flere og flere danskere betegner sig selv som lykkelige
flere og flere danskere kører rundt på landet om natten og laver forsøg
med køernes øjne
flere og flere danskere kan li at bevæge sig på en ekstrem langsom
måde når de er alene.

Morten Søndergaard

[Sempre più]

Sempre più danesi trovano lavoro
sempre più danesi diventano milionari
sempre più danesi fanno figli con delle voglie
a forma di bandiera danese
sempre più danesi esprimono preoccupazione per l'ambiente
sempre più danesi provano un senso di inadeguatezza
sempre più danesi visitano Vienna in automobile
sempre più danesi fanno piccoli rumori con la bocca
sempre più danesi mangiano anche i torsoli delle mele
sempre più danesi si suicidano
sempre più danesi cercano il proprio nome su Google
sempre più danesi nascono mancini
sempre più danesi vanno alle letture di poesia
sempre più danesi soffrono di depressione invernale e si fermano nel traffico
e non capiscono più niente
sempre più danesi parlano tedesco
sempre più danesi giocano a poker
sempre più danesi non si sentono più danesi
sempre più danesi si fanno rifare i denti da dentisti
a sud del confine
sempre più danesi leccano gli specchi delle toilette pubbliche
sempre più danesi si definiscono felici
sempre più danesi vanno in giro per il paese di notte e fanno esperimenti
con gli occhi delle mucche
sempre più danesi amano muoversi con estrema lentezza
quando sono soli

Traduzione di Bruno Berni

C'era un uomo rosso di capelli

C'era un uomo rosso di capelli che non aveva occhi né orecchie. Non aveva nemmeno i capelli, tanto che lo dicevano rosso convenzionalmente. Parlare non poteva, dato che non aveva la bocca. Nemmeno il naso aveva. Non aveva neppure le mani e i piedi. E il ventre non aveva, e la schiena non aveva, e la spina dorsale non aveva, né aveva viscere di nessun tipo. Non c'era niente, quindi non si capisce di chi si tratti. Meglio che di lui non parliamo più.

Daniil Charms
(trad. di Paolo Nori)


Sonetto

Mi è capitato un caso sorprendente: di colpo, ho dimenticato cosa viene prima - se il 7 o l'8.
Sono andato dai vicini e ho chiesto cosa ne pensassero.
Quale è stata mai la loro e la mia meraviglia quando si sono resi conto che neanche loro riuscivano a ricordare l'ordine dei numeri: 1, 2, 3, 4, 5 e 6 se li ricordavano, ma quello che viene dopo se l'eran dimenticato.
Tutti insieme siamo andati al negozio "Gastronomia", all'angolo tra la Znamenskoja e la Vasseinoja e ci siamo rivolti col nostro problema alla cassiera. La cassiera ha sorriso con tristezza, ha tirato fuori dalla bocca un martelletto e, muovendo leggermente il naso, ha detto:
"Secondo me il sette viene dopo l'otto nel caso in cui l'otto venga dopo il sette".
Abbiamo ringraziato la cassiera e felici ci siamo precipitati fuori dal negozio. A questo punto, però, riflettendo bene sulle parole della cassiera, ci siamo avviliti di nuovo perché esse ci sono sembrate prive di senso.
Che fare? Siamo andati al Giardino d'Estate e là ci siamo messi a contare gli alberi. Ma arrivati al 6 ci siamo fermati e ci siamo messi a discutere:
secondo alcuni dopo veniva il 7, secondo gli altri l'8.
Saremmo rimasti lì a discutere per un bel pezzo se per fortuna ad un certo punto da una panchina non fosse caduto un bambino rompendosi tutte e due le mascelle. Il fatto ci ha distolto dalla nostra discussione.
E poi siamo tornati ognuno a casa sua.

Daniil Charms
trad. di Rosanna Giaquinta (almeno credo, perché il testo in mano a Marco Raffaini su youtube sembra un Adelphi. Altrimenti mi scuso, ché magari è la traduzione di Paolo Nori.)

Originale: Сонет


Adesso racconto come sono nato

Adesso racconto come sono nato, come sono cresciuto e come si sono manifestati in me i primi segni del genio. Io sono nato due volte. È successo così.
Mio babbo ha sposato mia mamma nel 1902, ma i miei genitori mi hanno messo al mondo solo alla fine del 1905 perché mio babbo voleva assolutamente che suo figlio nascesse il primo gennaio. Il babbo aveva calcolato che il concepimento dovesse aver luogo il primo d'aprile e solo quel giorno si è avvicinato alla mamma al fine di concepire un bambino.
La prima volta il babbo si è avvicinato alla mamma il primo aprile del 1903. La mamma aspettava da tempo questo momento e se ne è molto rallegrata, ma il babbo, si vede, era proprio in vena di scherzi e non s'è trattenuto e ha detto alla mamma: "Pesce d'aprile!"
La mamma s'è offesa moltissimo e per quel giorno non ha permesso al babbo di avvicinarsi. Gli è toccato aspettare l'anno successivo.
Il primo aprile 1904 il babbo ha ricominciato ad avvicinarsi alla mamma con lo stesso fine, ma la mamma, ricordando il caso precedente, ha detto che non voleva fare più la figura della stupida e di nuovo non ha permesso al babbo d'avvicinarsi. Per quanto il babbo si agitasse, non c'è stato niente da fare.
È stato soltanto l'anno dopo che mio babbo è riuscito a vincere la resistenza di mia mamma e a concepirmi.
Così, il mio concepimento ha avuto luogo il primo aprile 1905.
Tutti i conti del babbo, però, sono andati a farsi benedire perché io sono risultato prematuro e sono nato quattro mesi prima del previsto.
Il babbo si è infuriato talmente che la levatrice che m'aveva preso s'è spaventata e ha cominciato a rificcarmi nel posto da dove ero uscito. Uno studente dell'accademia medico-militare che assisteva al parto ha dichiarato che a rificcarmi dentro non ci sarebbero riusciti. Tuttavia, nonostante le parole dello studente, a rificcarmi dentro ci sono riusciti, ma, per la fretta, non nel posto giusto.
A questo punto è cominciata una terribile baraonda.
La puerpera grida: "Datemi il mio bambino!" e le rispondono "Il suo bambino", le dicono, "si trova dentro di lei". "Come?" grida la puerpera, "Come sarebbe dentro di me, se l'ho appena partorito!" "E se si sbagliasse?" dicono alla puerpera. "Ma come?" grida la puerpera, "Come faccio a sbagliarmi? Come se potessi sbagliarmi! Ma se un attimo fa ho visto il bambino qui sul lenzuolo". "È vero", dicono alla puerpera, "però, forse, s'è infilato da qualche parte". In poche parole, non sapevano neanche loro cosa dire alla puerpera.
E la puerpera strepita e chiede che le diano il suo bambino. È toccato chiamare un medico esperto. Il medico esperto ha visitato la puerpera e ha allargato le braccia, poi ha capito la situazione e ha dato alla puerpera una buona dose di sale inglese. Alla puerpera è venuta la diarrea e in questo modo io sono venuto al mondo per la seconda volta. A questo punto il babbo ha ricominciato a dare in escandescenze, che secondo lui questa, diceva, non si poteva ancora chiamare una nascita, che questo, diceva, non era ancora un uomo ma piuttosto un mezzo embrione e che bisognava rificcarlo dentro oppure metterlo nell'incubatrice.
Allora m'han messo nell'incubatrice.

Daniil Charms
(trad. di Paolo Nori)

lunedì 6 aprile 2009

Nel principio

Fratelli umani a cui è lungo un anno,
Un secolo un venerando traguardo,
Affaticati per il vostro pane,
Stanchi, iracondi, illusi, malati, persi:
Udite, e vi sia consolazione e scherno:
Venti miliardi d'anni prima d'ora,
Splendido, liberato nello spazio e nel tempo,
Era un globo di fiamma, solitario, eterno,
Nostro padre comune e nostro carnefice,
Ed esplose, ed ogni mutamento prese inizio.
Ancora, di quest'una catastrofe rovescia
L'eco tenue risuona dagli ultimi confini.
Da quell'ultimo spasimo tutto è nato:
Lo stesso abisso che ci avvolge e ci sfida,
Lo stesso tempo che ci partorisce e travolge,
Ogni cosa che ognuno ha pensato,
Gli occhi di ogni donna che abbiamo amato,
E mille e mille soli, e questa
Mano che scrive.

Primo Levi

venerdì 3 aprile 2009

No questo non è lavoro questa è poesia

Bud'te krásná bud'te krutá dobrý den
krasší meteorů slz a přisah žen
lásko s niž jsme stáli na vrcholku hory
sbírajíce hnízda hvězd a meteory
na shledanou krasší snů a bludiček
už zas natáhnout si na noc budíček
pohled' přiteli co lidí klidně žije
ne to není práce to je poezie

Vitežslav Nezval
da Edison


Sia bella sia feroce buon giorno
più bella delle lacrime delle stelle cadenti e di un giuramento di donne
amante con cui un tempo stavamo sulla cima
dove trovavamo nidi di stelle e meteore
arrivederci tu più bella di fuochi fatui e sogno
di nuovo mettere la sveglia di nuovo dormire poco
vedi amico come vivono pacificamente gli uomini
no questo non è lavoro questa è poesia

mercoledì 1 aprile 2009

Assolutamente omosessuale

Ernesto San Epifanio dijo que existía literatura heterosexual, homosexual y bisexual. Las novelas, generalmente, eran heterosexuales, la poesía, en cambio, era absolutamente homosexual, los cuentos, deduzco, eran bisexuales, aunque esto non lo dijo.
Dentro del inmenso océano de la poesía distinguía varias corrientes: maricones, maricas, mariquitas, locas, bujarrones, mariposas, ninfos y filenos. Las dos corrientes majores, sin embargo, eran la de los maricones y la de las maricas. Walt Whitman, por ejemplo, era un poeta maricón. Pablo Neruda, un poeta marica. William Blake era un maricón, sin asomo de duda, y Octavio Paz marica. Borges era fileno, es decir de improviso podía ser maricón y de improviso simplemente asexual. Rubén Darío era una loca, de hecho la reina y el paradigma de las locas.

Roberto Bolaño, Los detectives salvajes, Anagrama